Nato a Vicenza nel giorno della vigilia di Natale del 1921, Natalino doveva diventare barbiere nel negozio dello zio. Almeno così voleva sua madre Rosina. Lui usciva dalle elementari di Santa Caterina e andava a spazzare i capelli dal pavimento, 5 centesimi al giorno. A 10 anni lavora con forbici e pettine nel salone in via Cesare Battisti, dietro il Duomo. Poi fa un dispetto alla mamma e va a vendere giornali in un’edicola in centro: alle quattro del mattino è al lavoro per vendere la “Vedetta fascista”. Musica? Manco una nota. Fino a quando nel ’33, dodicenne, non finisce con gli amici nella fanfara dei giovani “avanguardisti” di San Biagio. Niente spartiti, solo i numeri sui tasti: “Lo strumento era il basso tuba. Il mio pezzo forte? Faccetta nera, tanto bastavano due note: po-po…”. E da quel momento nella vita di Natalino Tacchetti trombone e spartiti musicali prenderanno il posto di forbici e dopobarba.
Vicentino, diplomato al conservatorio in trombone, alta composizione e pianoforte, il maestro Tacchetti tra gli anni ’60 e ’80 ha insegnato musica a mezza città. Ma ha anche scritto libri, ha pubblicato raccolte di canti a scopo didattico, è stato autore di balletti, musica vocale e da camera, tenuto conferenze e concerti. E dal 1966 è stato presidente dell’Agimus, Associazione giovanile musicale. E tanto ha fatto nella sua lunga carriera che sul muro del salotto teneva appesa la medaglia di bronzo del Presidente della Repubblica per i benemeriti della Scuola, della cultura e dell’arte.
Ma ne ha fatta, di fatica:”Eravamo poveri, mia mamma lavorava al cotonificio, mio padre faceva il minatore in giro per l’Europa. Per campare mangiavamo con i buoni-pasto della parrocchia di San Faustino.” Anche per questo quando a 13 anni il maestro Baudino del Patronato gli chiede se vuole andare a Roma all’”Accademia di educazione fisica, musica e scherma” voluta da Mussolini per forgiare i giovani balilla, accetta subito “anche se non ero mai stato neanche a Cavazzale!”. Impara qualche brano, ma si trova di fronte a ragazzi che studiano al Conservatorio e fanno solfeggio. All’esame suona bene ma non passa. Qualche mese dopo, per una di quelle casualità che a volte determinano il corso della nostra esistenza, lo richiamano:”Ci serve un trombone”. E via, marinaretto avanguardista, calzoni corti e valigia di cartone.
“L’ufficiale comandante dell’Accademia era il vicentino Guzzoni. Io mangiavo e studiavo, era dura ma stavo bene.”
Estrae dal cassetto della scrivania un autentico cimelio, ovvero il “foglio informativo dell’allievo Tacchetti Natalino”, sul cui retro il Comandante riporta:”Ottimo sotto tutti i punti di vista. Si applica con grande volontà e convinzione in tutte le manifestazioni della vita di Accademia”.
“Nel ’40-41 arriva il diploma in trombone, ero uno dei bravi. Con la banda di ragazzini ho suonato per Hitler nella sua visita a Roma, alle sfilate in via dei Fori Imperiali, lo seguivamo dappertutto. Ho visto Mussolini a un metro da me, abbiamo suonato per Starace ad Asiago”. Poi l’esercito, corso allievi ufficiali, dove sono tutti laureati. Così quando a Natalino Tacchetti chiedono i suoi studi lui inventa un geniale “magistero musicale”.
Finisce alla Divisione Piave a Padova. Poi soldato a Genova dove intanto studia col maestro Mario Barbieri, la Francia con il mortaio in spalla, il richiamo a Roma dopo lo sbarco di Anzio in una divisione motorizzata, l’8 settembre e il tutti a casa. Va dal maestro Vincenzo Di Donato (già allievo di Ottorino Respighi e maestro di Goffredo Petrassi) con il quale aveva studiato in Accademia, lui gli dà un vestito borghese e i soldi del treno per Vicenza.
“L’Accademia di musica a Vicenza era vicino a San Rocco, cercavano insegnanti”. Così si ricomincia, i tedeschi quando lo incontrano lo salutano con herr direktor. Insegna a Trissino, percorrendo in bicicletta i 30 chilometri che lo separano da Vicenza, e nel ’44 si sposa con Caterina (Gina) Palmato, con la quale rimarrà insieme per 67 anni, fino alla morte. Nei mesi caldi del ’45, durante il periodo della Repubblica di Salò, è a Torno sul Lago di Como, nella villa sotto sequestro del Conte Borromeo dove tiene il suo primo concerto importante. A Como insegna all’Accademia di Musica. Passerà anche a Dongo, dove poco dopo Mussolini verrà giustiziato.
“Un giorno i comandanti partigiani dicono a me e all’orchestra di suonare Bandiera rossa – racconta Tacchetti -. L’unica che conoscevo era la versione da scuola ‘Avanti popolo, coi bussolotti’. E’ andata..”. Tornerà a Vicenza da Como in camion e corriera senza sedili, in quei tempi un’avventura.
![](https://www.natalinotacchetti.it/wp-content/uploads/2018/04/Tessera-riconoscimento-Università-di-Parma.jpg)
Guerra finita, Natalino Tacchetti studia composizione con Arrigo Pedrollo (cui è intitolato il Conservatorio di Vicenza), si diploma in alta composizione a Milano e in pianoforte a Padova nel ’52. E studia paleografia a Parma. “La mia fortuna – sottolinea – è di avere avuto la guida di grandi maestri”.
Ad Arzignano insegna, istituisce e dirige l’orchestra cittadina.
A Vicenza dà vita alla banda dell’”orfanotrofio e scuola artigiana allievi ufficiali pilota Alessandro Rossi” (banda di San Domenico).
![](https://www.natalinotacchetti.it/wp-content/uploads/2018/04/Banda-San-Domenico.jpg)
Il suo primo diplomato è Bepi De Marzi (“Ha dato gli esami a Padova ma ha studiato con me”). Con lui solfeggiano Mario Lanaro e Margherita Dalla Vecchia, Giuliano Fracasso e Alessandro Padoan. Dal ’66 è presidente della sezione vicentina dell’Agimus, di cui è anche fondatore, e con la sua collaborazione sorge a Vicenza la “libera scuola di musica”. Negli anni ’70 dirige la banda americana, ha anche allievi made in USA:”Alla Ederle ero di casa”. Non contento, nel ’77 fonda l’Istituto Civico Musicale di Schio. Ogni tanto sorride:”Ma quanta roba ho fatto?”.
Sarà per vent’anni di ruolo alle scuole medie Da Vinci, in Contrà Riale a Vicenza, e terrà corsi abilitanti all’Istituto Tecnico Industriale Rossi. Insomma centinaia di allievi. Poi concerti, i balletti (due presentati al Teatro Olimpico), le conferenze, i libri, le collaborazioni e gli amici:”Marcella Pobbe abitava vicino a casa mia, quante volte l’ho accompagnata al pianoforte..”.
Ha spiegato di musica fino agli ultimi giorni, Natalino Tacchetti, fino a quel 29 settembre 2011 in cui se n’è andato lasciando un vuoto che nessun suono ha mai potuto riempire.
(Parte di questa presentazione è tratta dall’articolo “Tacchetti, quel maestro che le suonava al Duce”, pubblicato sul Giornale di Vicenza in data 1 febbraio 2007, pagina degli spettacoli, a firma di Alessandro Mognon)