A.GI.MUS

Tacchetti fonda la sezione vicentina dell’A.GI.MUS (Associazione Giovanile Musicale, sotto il patronato del Ministero della Pubblica Istruzione) nel 1966, anno in cui è anche insegnante di Educazione Musicale presso la Scuola Media Leonardo Da Vinci, in Contrà Riale a Vicenza. In qualità di presidente, attraverso l’AGIMUS Tacchetti si prefigge l’obiettivo di diffondere l’interesse e la passione per la musica tra i giovani, facendo leva su un fitto calendario di concerti e incontri musicali che si tengono prevalentemente il sabato pomeriggio presso l’Istituto Musicale F. Canneti. Per l’organizzazione e la gestione dell’associazione, Tacchetti si avvale del supporto di preziosi collaboratori, in particolare della Prof. Maria Pia Pasoli, diplomata in Paleografia Musicale all’Università di Parma, e del Rag. Mario Padoan in qualità di tesoriere dell’associazione.

Racconta Linda Magaraggia, allora allieva del M° Tacchetti ed ex insegnante di pianoforte al Conservatorio Pollini di Padova:”Ogni sabato c’erano concerti con nomi importanti del panorama musicale locale e nazionale. Mio padre mi raccomandava sempre:”Non devi mai avere paura di nulla, l’importante è che non fai del male a nessuno!”, e così chiesi al maestro se potevo avere un contatto più diretto con il pubblico per vincere la mia ritrosia a confrontarmi con le persone. Al che lui mi disse subito:”Non preoccuparti, fanciulla: se ti fa piacere, puoi tranquillamente presentare qualche concerto!”. E così mi ritrovai a presentare svariati spettacoli davanti ad una platea gremita.

Oltre a questo, mi ero offerta di aiutare ad affiggere i manifesti con il programma dei concerti alle vetrine dei negozi del centro storico. A volte i titolari erano disponibili, altre non capivano (o non volevano capire) di cosa si trattasse e si rifiutavano, e non c’era verso di fargli cambiare idea! All’epoca la sensibilità per la musica era bassa: in città non c’era ancora un Conservatorio e i concerti si contavano sulle dita di una mano. L’AGIMUS nel tempo è riuscita a cambiare lo stato delle cose, e quei sabati musicali avvicinarono molti ragazzi alla musica riscuotendo un larghissimo consenso. “

Anche Giuseppina Tacchetti, figlia di Natalino, si adoperava per l’associazione:”Ricordo che, assieme ad altri ragazzi,  vendevamo le tessere associative per l’intera stagione o per i singoli concerti nell’atrio dell’auditorium Canneti.  Poi io con un amico facevamo delle lunghe passeggiate nella zona del quartiere di San Felice per affiggere i manifesti con il programma.  In pratica ci si divideva le zone per cercare di coprire la maggior parte della città e dei quartieri limitrofi.”

Inizia così nel 1966 l’attività musicale dell’AGIMUS a Vicenza. Il pieghevole relativo al “Calendario delle manifestazioni” per la stagione inaugurale riporta a fondo pagina:

“L’A.GI.MUS inizia oggi la sua attività nella nostra Provincia, con la fiduciosa speranza di offrire ai suoi giovani amici, insieme a buona musica, pomeriggi di lieto ascolto ed occasioni di spirituale affinamento.”

Pieghevole relativo al Calendario delle Manifestazioni del 1966, anno di fondazione dell’A.GI.MUS

 

Nel programma redatto da Tacchetti spiccano alcune lezioni (“Ritmo e forme della musica“, “La Melodia“, “L’Armonia“, “Il timbro“) tenute dal Wolfango Dalla Vecchia, nome di spicco del panorama musicale del tempo, organista e compositore, già titolare della cattedra di Composizione al Conservatorio di Venezia e successivamente direttore al Conservatorio Pollini di Padova, nonché fondatore del Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova. Si segnala inoltre un “Concerto d’Organo” eseguito dal M° Bepi De Marzi, fondatore e direttore del coro dei Crodaioli – nonché diplomato in pianoforte con il M° Tacchetti -. Di seguito il programma completo della stagione 1966/67.

Programma del 1966, primo anno di vita dell’A.GI.MUS

Una curiosità: lo stesso M° Wolfango Dalla Vecchia, tra il 1971 e il 1976, avvierà proprio a Vicenza, presso l’Istituto Musicale Canneti, un ciclo di Seminari internazionali di studi e ricerche sul Linguaggio Musicale cui parteciperanno nomi del calibro di Stockhausen, Kagel, Berio, Ferneyhough e Nono (fonte: Diastema Studi e Ricerche).

L’anno successivo un altro ricco programma di concerti caratterizza la nuova stagione. Il fronte del pieghevole di presentazione per l’anno 1967/68 si presenta con una bella grafica riportante un pianoforte stilizzato:

Fronte del pieghevole per la stagione 1967/68 dell’A.GI.MUS

 

Nel programma spicca il concerto del 2 dicembre 1967 con i “Crodaioli” diretti dal M° Bepi De Marzi, nonché due ulteriori lezioni del M° Dalla Vecchia: “Commemorazione Monteverdiana: connubio voci e strumenti” e “Commemorazione Rossiniana“.  Nel programma inoltre sono inserite due “conversazioni con audizione illustrativa” del M° Tacchetti: “Dai classici ai romantici” e “La musica a programma“. Di seguito il programma completo.

Interno del pieghevole con il programma per la stagione 1968/69. Sono evidenziati con matita rossa i due interventi di Tacchetti in programma.

 

Di seguito invece la copertina del pieghevole per l’anno successivo, 1968/69:

Fronte del pieghevole per la stagione A.GI.MUS 1968-69

 

In questo terzo anno spiccano alcuni interessanti concerti per pianoforte, con interpreti anche stranieri, oltre ad altre due lezioni/incontro di Tacchetti su “Come ascoltare la musica” e “La voce” (quest’ultima con il supporto dell’insegnante di canto Sig.ra Elena Fava Ceriati, storica voce lirica vicentina nonché insegnante presso il Conservatorio Cesare Pollini di Padova).  Interessanti anche le conversazioni su”Espressionismo e dodecafonia” e sulle “Avanguardie musicali” con la Prof.ssa Maria Pia Pasoli. Di seguito il programma completo.

Programma per la stagione 1968-69

 

Non potendo riportare tutti i concerti eseguiti nei vari anni (anche perché molti volantini di programma sono andati purtroppo perduti), se ne illustra a titolo di esempio uno relativo al concerto tenutosi il 19 aprile del 1969:

 

Da notare, in questo programma, l’intervento del M° Italo Stella con il “Piccolo Coro di voci bianche”  e con la “libera trascrizione a 3 voci” de “La leggenda del Piave“, oltre al “Canto di Gloria” di Nino Rota con la scuola di canto della Prof. Elena Fava Ceriati.

 

Con l’ingresso nel nuovo decennio, l’A.GI.MUS continua a svolgere la sua attività riscuotendo sempre maggior successo. Una particolare testimonianza di come l’associazione continua a muoversi nel tessuto musicale cittadino dei primi anni ’70, ci giunge dal maestro Carmine Carrisi, allievo di Tacchetti e già direttore del Conservatorio G. B. Martini di Bologna:

“Quando sono arrivato a Vicenza, nel 1970, provenivo dal Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e mi trovavo in difficoltà, non sapendo a chi rivolgermi per la prosecuzione dei miei studi. Chiesi informazioni, e tutti mi indicarono nel M° Tacchetti la persona più adatta. Da quel momento ho seguito il maestro in ogni suo passo,  ed oltre allo studio è iniziato un importante periodo di collaborazione. Per l’AGIMUS in particolare ho lavorato dal 1972. Il maestro si sforzava di chiamare quanti più giovani possibili alla musica con gli incontri del sabato pomeriggio, e ricordo che il mio primo concerto in assoluto è stato un concerto per pianoforte tenuto proprio per l’AGIMUS. Il maestro Tacchetti riversava grande entusiasmo in tutte le iniziative, sia a livello musicale che organizzativo e talvolta, in caso di necessità, ci chiedeva la disponibilità a rimanere al bancone d’ingresso prima del concerto per la vendita dei biglietti! Poi, una volta entrati in sala, ci incoraggiava e tranquillizzava in modo da avere lo spirito giusto per affrontare al meglio la nostra esibizione.

Per quanto mi riguarda, avevo messo a disposizione la mia automobile per portare ai concerti il maggior numero possibile di ragazzi, in particolare della scuola media perché lui teneva moltissimo ai più giovani, e così andavo a Monteviale, a Bolzano Vicentino e in altri comuni limitrofi: prendevo i ragazzi e li portavo al concerto. Questo nel tempo ha entusiasmato la città, e pian piano siamo riusciti ad avere un certo tipo di pubblico, sempre perlopiù giovanissimo. Ad un certo punto il nome AGIMUS rappresentava un tale richiamo che le scuole stesse iniziarono ad allestire dei pulmann per permettere a intere schiere di ragazzi di partecipare ai concerti.

Fu questa un’iniziativa molto importante per Vicenza dal momento che l’AGIMUS era a conti fatti l’unica associazione in grado di promuovere la buona musica in città, e il maestro Tacchetti si è dedicato sempre alla sua «creatura» con infinita passione, dedizione, entusiasmo e con grande competenza.”

L’AGIMUS continua così la sua attività di concerti e lezioni per la prima metà degli anni ’70, rimanendo un punto di riferimento unico nel suo genere nel panorama musicale cittadino.  Ricorda ancora Carrisi:

“Successivamente – altro aspetto importante per il quale devo molto a Tacchetti – il maestro non solo ha collaborato, ma mi ha proprio incoraggiato a fondare la Libera Scuola di Musica, che poi è diventata Gioventù Musicale e successivamente Accademia Musicale del Veneto. Il primo anno, 1975/76 – c’era anche la prof.ssa Linda Magaraggia come insegnante -, il M° Tacchetti ci ha supportato come «consulente musicale», e quando il tempo a disposizione glielo permetteva teneva lezioni per la scuola. Dava tutti i suggerimenti possibili e immaginabili non solo per la musica ma anche per l’organizzazione di manifestazioni musicali: era maestro anche in questo! E così, oltre ad essere stato mio insegnante quando sono arrivato a Vicenza, è stato poi insegnante anche di mio figlio Matteo – che è stato tenuto a battesimo proprio dal M° Tacchetti! – che poi si è diplomato in violino. Questo per sottolineare che c’erano grandi stima e affetto reciproci, e che c’è una tradizione di suoi ex studenti, compreso il sottoscritto, che grazie a lui ha ottenuto grandi risultati”.

Di fatto l’A.GI.MUS continuerà ad esistere fino agli anni 2000 e sotto la sua egida molti altri incontri e conferenze saranno organizzati a Vicenza e provincia, seppur in forma più ridotta e nei luoghi più diversi (circoli culturali, biblioteche, scuole, etc.). Parallelamente, verso la metà degli ’70 – come già ricordato da Carrisi nell’intervento precedente – nasce la Libera Scuola di Musica, che tuttavia si configura maggiormente e proprio come scuola, piuttosto che come strumento di diffusione musicale. L’obiettivo – come scrive Cesare Galla nel libriccino “1975/6 – 2015/16 – 40 anni di Note” – è quello di “portare l’educazione musicale fuori dalle allora asfittiche mura della scuola dell’obbligo e oltre l’austera severità accademica dei conservatori”. Alla fine degli anni ’70 le idee stanno cambiando, e l’A.GI.MUS ha dato il suo contributo verso una nuovo modo di diffusione e di fruizione della musica.

L’insegnante e il divulgatore – 1. Testimonianze

L’insegnamento è la pietra d’angolo nella carriera musicale di Tacchetti, che inizia ad insegnare dopo l’8 settembre 1943 all’Accademia di Musica di Vicenza, in Contrà Santa Maria Nova, all’età di appena 22 anni, continuando poi all’Accademia Musicale di Como, ad Arzignano con l’Orchestra, al Patronato Leone XIII di Vicenza, all’Istituto Musicale Canneti, alla Libera Scuola di Musica, nonché alla Scuola Media statale. Privatamente insegnerà pianoforte e composizione fino a pochi mesi prima della morte.

In questa sede non si intende tanto trattare l’aspetto tecnico dell’insegnamento, o gli argomenti di studio, quanto evidenziare il lato più propriamente umano e pedagogico della sua didattica.

Il maestro Alessandro Padoan,  in occasione della cerimonia di intitolazione al M° Tacchetti di un’aula studio presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, avvenuta il 23 novembre 2019, nel discorso di commemorazione tenuto presso la sala Marcella Pobbe così ha riassunto l’attività didattica del suo ex maestro:

“Insegnamento, divulgazione e diffusione della cultura musicale sono gli aspetti più importanti dell’attività pluriennale del maestro Tacchetti. Intere schiere di giovani e adulti vicentini sono passate attraverso il suo insegnamento, fin dall’inizio della carriera quando anche la direzione delle bande implicava lezioni settimanali ai bandisti e aspiranti tali.

Il nido, la culla del suo insegnamento era la sua casa, prima in Contrà Santi Apostoli, poi ai Carmini, quindi in Contrà San Marcello, in Contrà Riale e infine in Corso Padova.

Lo studio del M° Tacchetti presso la casa di Corso Padova

Il pianoforte a coda August Forster

La casa risuonava a tutte le ore del giorno di musica e di canto, e Tacchetti è sempre stato un maestro molto ambito per le lezioni di pianoforte, storia della musica, composizione e armonia. Preparava molti giovani per i concorsi all’abilitazione dell’insegnamento dell’educazione musicale nelle scuole, ma impartiva lezioni anche a gruppi strumentali e accompagnava moltissimi cantanti che preparavano con lui concerti lirici. Ricordo che un giorno, al termine della mia lezione – io avevo 9 anni, quindi era presumibilmente il 1975 – vidi entrare Marcella Pobbe che doveva esercitarsi con il maestro – la Pobbe frequentava spesso la casa di Tacchetti per le sue prove -. E proprio a Marcella Pobbe è dedicata la Sala Concerti in cui oggi ci troviamo.

Le sue lezioni, oltre ad essere caratterizzate da una generosità, onestà ed apertura mentale rare, seguivano un metodo particolarmente “aperto”. Il pezzo che si studiava allo strumento era l’occasione per alzare ed allargare lo sguardo: il maestro sollecitava l’allievo ad inquadrare l’autore nel contesto storico e artistico, e si creavano così mille collegamenti, giungendo ad approfondimenti storici e culturali molto vasti. Lo studio del pezzo era anche il presupposto per un’analisi armonica e contrappuntistica puntuale, e c’era sempre da parte del maestro un invito a comporre nello stile della musica che si andava a studiare, per capire come quella musica era fatta – ricordo come la composizione fosse un momento veramente importante della lezione allo strumento -. Tutto questo condito e intriso da un innato ottimismo che infondeva agli allievi fiducia nelle proprie capacità. Credo che tanti altri studenti, come me, sentano come la formazione ricevuta dal maestro Tacchetti abbia contribuito a forgiare la propria personalità, infondendo la capacità e il desiderio di superare tutti gli ostacoli, di non abbattersi mai e di non essere mai dominati dallo sconforto – oltre ad incidere nelle scelte che ci si è ritrovati a fare successivamente indirizzando i propri studi, o diventando a propria volta insegnanti -. Questo, al di là dell’aspetto puramente tecnico, ha sempre rappresentato una caratteristica peculiare del suo metodo di insegnamento.

Tacchetti fu  anche impegnato, in collaborazione con la prof.ssa Maria Pia Pasoli e con la Società Italiana per l’Educazione Musicale, nella pubblicazione di testi didattici per varie case editrici.”

Busta dalla casa editrice Ricordi, contenente il contratto per la pubblicazione del libro “50 Canti brevi brevissimi – Canti, Filastrocchi, Indovinelli e Canoni per la Scuola elementare”, scritto in collaborazione con la Prof.ssa Maria Pia Pasoli e tuttora disponibile in catalogo.

Ricorda invece la prof.ssa Linda Magaraggia, insegnante al Conservatorio Pollini di Padova nonché ex allieva del maestro:”Era un educatore esemplare, un vero e proprio ‘maestro di vita’ dotato di straordinaria forza interiore. Sarebbe molto bello se noi insegnanti ricordassimo più spesso di trasmettere anche altri valori al di là della nota, del trillo, della diteggiatura, del metronomo, del pezzo. Forse a volte dimentichiamo che l’aspetto più importante è dare vivacità intellettuale, trasmettere l’entusiasmo per lo studio e la passione per la musica che a lui non sono mai mancati.”

Tacchetti è colpito da una grave ischemia nel mese di gennaio del 2004, ed è ricoverato presso la Casa di Cura Villa Margherita di Arcugnano per un periodo di riabilitazione. Ricorda ancora la Magaraggia:”Dopo il suo grave problema di salute, si temeva che non sarebbe più riuscito a proseguire nell’insegnamento, né tanto meno nell’esecuzione pianistica, ma grazie alla sua straordinaria forza di volontà ha ripreso a suonare nel giro di pochi mesi. Vi posso assicurare che la fatica di quest’uomo era indescrivibile, però ce l’ha fatta: è riuscito a far tornare le dieci dita a muoversi e io mi sono sempre chiesta come fosse possibile, pensando a persone che di fronte a problemi di questo genere si arrendono, si arenano, si bloccano.

Nel periodo successivo alla malattia ho notato nel maestro una carica se possibile ancora maggiore in tutti i settori musicali, ma in particolare nell’insegnamento ai bambini e agli allievi giovani. Poiché io da sempre mi occupo di didattica musicale, anche e in modo particolare rivolta ai bambini (la prof.ssa Magaraggia ha tenuto corsi di Pedagogia musicale per bambini dai 4 anni, ed ha insegnato al corso di Musica d’Insieme per bambini presso la Libera Scuola di Musica di Vicenza, n.d.r.), ho notato che è come se fosse ritornato ‘fanciullo’, e l’ho visto estremamente felice di lavorare con i più piccoli. Addirittura uno dei bimbi che lui aveva a lezione, e che poi è stato mio allievo, aveva definito il maestro ‘magico’. Ha detto proprio così:’Il maestro è magico!’. Perciò mi sento di dire che questo suo aspetto di didatta, che è sempre stato molto spiccato, ha trovato il suo compimento in età matura con l’insegnamento ai più piccoli – cosa che non accade spesso, se si pensa ai molti maestri che ad un certo punto sono talmente stanchi di insegnare da diventare nervosi, non risultando più adatti ai bambini che notoriamente richiedono maggior energia e tanta pazienza -.”

A supporto delle parole di Linda, si riportano di seguito a titolo di esempio alcune fotografie. Una ci riporta indietro nel tempo (anni ’50), durante una esecuzione canora alla presenza dei bimbi di una scuola elementare di Valdagno; le successive sono invece relative agli ultimi due Saggi eseguiti dai piccoli allievi del M° Tacchetti. Nel mezzo, sono centinaia le apparizioni pubbliche di Tacchetti alla guida dei suoi allievi in occasione di saggi e concerti,  in cui spesso accompagna al pianoforte.

Tacchetti all’organo durante un’esecuzione canora all’aperto, alla presenza dei bimbi di una scuola elementare di Valdagno (anni ’50)

 

Il maestro Tacchetti durante un Saggio dei suoi piccoli allievi presso Villa Serena a Valdagno, il 26 marzo 2011

Il maestro Tacchetti presenta il Saggio dei suoi allievi presso Villa Valeri a Vicenza, l’11 giugno 2011. Sarà l’ultima apparizione in pubblico di Tacchetti, che entrerà in ospedale alla fine di giugno dello stesso anno, e non farà più ritorno a casa. Ci lascerà il 29 settembre.

Il maestro Tacchetti segue in piedi l’esecuzione al pianoforte del pezzo “Un valzer per Elena” scritto dallo stesso Tacchetti per la piccola Elena Padoan, figlia del maestro Alessandro Padoan.

Continua quindi la Magaraggia:”Una testimonianza inoltre del senso di responsabilità di quest’uomo, e della sua capacità di rinuncia, è riconducibile ad un episodio avvenuto quando ancora insegnava presso la scuola media Leonardo Da Vinci in Contrà Riale a Vicenza. Ero presente ad una lezione nel suo studio quando giunse il telegramma di nomina per l’insegnamento della Composizione al conservatorio Bonporti di Trento. Noi sappiamo quanto la cattedra di Composizione sia prestigiosa ed io, contenta per lui, gli dissi:’Che bella notizia maestro! Aspettava da tanto questo momento, e adesso potrà insegnare a Trento!’ E lui tranquillamente mi rispose:’Scusa sai cara, ma come faccio io con tre figlie a lasciare il ruolo alla scuola media per andare al Conservatorio, che magari l’anno dopo non mi prendono più!’. Ecco, questo episodio è pure emblematico di una persona umile, che non si è mai montata la testa.

Fra venti o trent’anni si parlerà ancora del maestro, ma non saranno molte le persone che come noi ex studenti potranno dire di avere imparato da lui. Anche chi magari della musica non ha fatto una professione – per quanto siamo in moltissimi allievi del maestro a fare oggi i musicisti -, ha comunque ricevuto umanamente moltissimo, e questo è ancora più importante del diploma e dell’abilitazione. E così ho sempre apprezzato quest’uomo che, vicino alle sue conferenze, alla sua musica e alla sua composizione, ha sempre trovato spazio per regalare felicità ed entusiasmo attraverso l’insegnamento della musica a generazioni di tutte le età”.

Una bella e significativa immagine di come si svolgeva una classica lezione di composizione nello studio del M° Tacchetti , nonché una riflessione sulla figura di didatta e divulgatore, ce la fornisce un altro ex allievo, il maestro Mario Lanaro, che così ha ricordato il suo ex maestro in occasione di un incontro commemorativo tenutosi presso il chiostro di San Lorenzo a Vicenza nel mese di gennaio del 2012:

“Prima del pianoforte arrivava la voce.

Era il 1987, la mia prima lezione di ‘Didattica dell’armonia’, la capacità cioè di acquisire un linguaggio che andasse più a fondo della regola e al di là del dato fine a se stesso, per perfezionare l’aspetto pedagogico.

Oltre la porta a vetri, nella bella abitazione del maestro – la palazzina al numero 234 di Corso Padova -, arrivava prima la voce, penetrante, col “va bene” a fine frase. Intimoriva solo un po’, ma bastava un attimo per capire che dietro alla voce potente c’era un’animo buono, c’era un didatta desideroso di insegnare. Se si era un po’ in anticipo, ad accogliere c’era la gentile signora Gina. Un po’ d’attesa, e la lezione iniziava.

Penso che il maestro fosse prima di tutto un Divulgatore. Alla tastiera a spiegare le regole della composizione, davanti ad un pubblico nelle conferenze, quando presentava autori, opere o brani orchestrali o cameristici, oppure quando accompagnava al pianoforte allievi, cantanti, strumentisti. Ogni didatta, col tempo, matura un suo linguaggio figurato fatto di aneddoti, esempi con riferimenti ad azioni, oggetti, gesti quotidiani.

Ricordo quando spiegava che “l’Armonia respira come il mantice della fisarmonica”: ora le quattro voci si toccano dentro uno spazio limitato, poi si allargano in una tessitura più ampia, per poi tornare ad avvicinarsi. Il respiro, il mantice.

C’era un‘altra immagine che il M° Tacchetti usava, gli intervalli “ad uncino”: un intervallo dissonante di quarta o quinta diminuita, dopo il salto verso il basso, doveva risolvere salendo di semitono: ecco l’uncino! Quante volte il M° Tacchetti avrà dettato la regola della settima che scende e la sensibile
che sale, o le regole delle tonalità, i nomi dei modi. Avrà parlato di “classicismo”, di “barocco”, di nuovi linguaggi: con infinita pazienza all’allievo che intuiva alla prima spiegazione, che quasi anticipava il maestro, così come a chi non aveva la dote dell’immediatezza, della deduzione.

Al maestro ci siamo rivolti in tanti: c’era chi doveva risolvere l’urgenza di quel “pezzo di carta” che gli permettesse di accedere ad un incarico lavorativo, ed anche chi, con più ambizione, voleva impadronirsi di una tecnica compositiva più alta; oppure appassionati, che avrebbero poi scelto altre professioni. La sua preoccupazione era che il messaggio pedagogico arrivasse a destinazione, un dovere morale nei confronti di chi investiva tempo, denaro, impegno e progetti futuri o semplice passione. Era evidente l’esigenza di trasmettere all’allievo un sapere consapevole, che lo elevasse ad un punto di osservazione più alto per godere di un panorama più vasto; non solo la nozione, la regola fine a se stessa, ma qualcosa in più.

Un didatta deve saper leggere nel volto dell’allievo la sorpresa, la soddisfazione, oppure la delusione, quando ad esempio uscivano le odiatissime quinte o ottave o altri errori, ma anche qui in modo elegante, potente nella voce ma leggero nel colpevolizzare. Preciso, ma non disarmante.

La molteplicità dei suoi studi e la varietà delle esperienze quotidiane vissute avevano arricchito il suo bagaglio di conoscenze e di ricordi. Per questo gli risultava facile ripercorrere i momenti della sua vita e ci raccontava alcuni passaggi, specialmente se la lezione non ingranava, ma solo un po’, solo per far riposare la mente dell’allievo, e poi si riprendeva.

Il rapporto con il M° Tacchetti nasce però prima del 1987, quando mi invita a tenere un concerto per l’A.GI.MUS di Vicenza con il coro polifonico Schola Cantorum di Malo, che ho diretto fino al 1997. In quella occasione eseguo anche un mio mottetto, composto sotto la guida del maestro, con una giovanissima Silvia Dalla Benetta, poco più che bambina, oggi soprano in carriera. E’ stato ospite della stagione di concerti di Malo; nel 1985 il maestro aveva preparato una “Conversazione con ascolto” (così amava chiamare le sue conferenze) sui tre grandi compositori Händel, Bach e Scarlatti: 1685/1985 trecento anni dalla nascita, un’occasione troppo importante per il M° Tacchetti, attento alle ricorrenze e sempre puntuale nel proporre incontri culturali (da evidenziare il suo impegno non solo nel ricordare gli autori celebrati, ma anche personaggi ed eventi legati alla nostra cultura vicentina). E’ venuto a Malo, nella Sala Consiliare a tenere una brillante conversazione. Il maestro non guidava l’auto e così l’incontro aveva una sua premessa nel viaggio di andata e una sua conclusione nel viaggio di ritorno: amava conversare con un gusto ed humor molto personali.

Credo giusto un segno di riconoscenza, un pensiero grato carico d’affetto al M° Natalino Tacchetti per la sua lunga e continua opera di Divulgazione, e per aver portato la Musica nel cuore e nella mente di tanti e tanti allievi ed appassionati.

Mario Lanaro
30 gennaio 2012
Serata di commemorazione, presso il Convento di S. Lorenzo a Vicenza”

Per concludere, in occasione della medesima serata commemorativa del 2012, il maestro Gastone Zotto, già direttore del Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, così ha sintetizzato la figura di insegnante di Tacchetti:

“Io credo che Tacchetti resterà nella storia di Vicenza per un motivo molto importante: è stato il grande artigiano dell’insegnamento musicale. Credo che abbia educato più musicisti Tacchetti che noi al Conservatorio per anni e anni! Tacchetti non aveva supponenza: era l’uomo che diceva ‘Io ho studiato in giro per il mondo e ti insegno ciò che ho imparato, e te lo insegno con grande umiltà’.

Sapeva comunicare una carica di entusiasmo e una desiderio di studiare formidabili, ma possedeva soprattutto una capacità unica: riusciva a trasmettere il senso del Mito della Musica. Perché la musica non è solo una scuola, non è un insegnamento puro: la musica deve essere una passione, e lui te la comunicava come qualcosa di grande, trasmettendo esattamente il senso “mitico” – si direbbe “sacrale” – della musica (la quale, si voglia o no, contiene il senso della trascendenza, come sosteneva Goethe).

Nella nostra vita abbiamo lavorato tanti anni per la musica, e ci lavoriamo tuttora, e il lavoro che abbiamo fatto per decenni sta dando i suoi frutti. Io sono un testimone vivo e vivente, e la musica che c’è oggi a Vicenza rispetto a quella degli anni ’60 e ’70 (ho conosciuto Tacchetti nel 1966) è molto più qualificata, perché ci sono centinaia di ragazzi che hanno studiato e che si sono diplomati. Ma questi non sono mica nati dal nulla: sono nati dalla fatica di coloro che si sono impegnati a fare questo lavoro.  Le cose belle non nascono da sole: nascono perché ci sono persone che con tanta umiltà studiano, si impegnano, insegnano ed entusiasmano. E questo è uno dei meriti che fa di Tacchetti un grande maestro.”

 

Il giovane Maestro Natalino Tacchetti a Vicenza (1951): la Banda del Patronato Leone XIII (M° Alessandro Padoan)

Il 30 gennaio 2012, presso l’Aula Francescana del chiostro del Convento di San Lorenzo a Vicenza, per il ciclo “Imparare Vicenza” si tiene presso l’Associazione SPERI – per iniziativa della Prof.ssa Chiara Faresin – una serata dedicata al ricordo del M° Natalino Tacchetti, mancato pochi mesi prima, il 29 settembre 2011. Il titolo dell’incontro è “Il Maestro Tacchetti e la musica a Vicenza“, e vi partecipano alcuni importanti nomi della musica vicentina tra i quali il M°Alessandro Padoan, il M° Giuliano Fracasso, il M° Gastone Zotto, il M° Mario Lanaro,  il M° Carmine Carrisi, la Prof.ssa Linda Magaraggia, nonché l’ex sindaco di Vicenza Giorgio Sala e molti ex allievi che hanno fatto della musica la loro professione.

Tra questi, l’intervento del M° Alessandro Padoan, oggi docente di Clavicembalo e Direttore del Dipartimento di Musica Antica al Conservatorio C. Monteverdi di Bolzano, traccia la storia di un giovane Natalino Tacchetti che nel 1951, non ancora trentenne, riceve l’incarico per dirigere la storica Banda del Patronato Leone XIII, allora anche banda cittadina. Di seguito l’intervento integrale del M° Padoan.

“Il giovane Maestro Natalino Tacchetti a Vicenza (1951): la Banda del Patronato Leone XIII”

Appunti nati a margine della ricerca sulla storia del Teatro dell’Istituto dei Padri Giuseppini del Murialdo (1891-1953).

Mi è giunto assai gradito l’invito dell’Associazione “Speri”, per il tramite di Carlo Bezzon, a prendere parte a questa serata dedicata al Maestro Tacchetti. Sentivo, da ex allievo del Maestro, che si trattava di un atto doveroso di testimonianza, anche se non avevo assolutamente chiaro quale sarebbe stato l’oggetto del mio breve intervento. Che fare? Ricordarlo come il mio Maestro nel lungo percorso di studi con lui, iniziato nel 1974 (io avevo allora 8 anni) in Contrà Riale, proseguito fino al mio diploma di pianoforte e fino all’esame di 4° anno di composizione, oppure ricordare i lunghi anni di continue collaborazioni con lui nell’ambito dell’A.Gi.Mus., quando mi invitava per realizzare ogni anno conferenze e concerti dedicati alla causa della diffusione in città della musica antica, con il clavicembalo, almeno a partire dal 1988, o alla diffusione della storia e della semiologia del canto gregoriano, che erano diventati i miei ambiti di studio e di lavoro? Alla fine, invece, ho preferito utilizzare il tempo che mi è qui concesso per abbozzare un intervento di tipo storico, sfruttando alcuni documenti da me raccolti anni fa, che ci permettono di fotografare il Maestro in una delle numerosissime attività musicali alle quali si è dedicato nella sua lunga vita. Ho scelto per voi alcuni episodi che hanno coinvolto il giovane Natalino Tacchetti nel lontano 1951. È una piccola vicenda, poco conosciuta nei suoi particolari, che ha a che fare con il Patronato Leone XIII dei Padri Giuseppini del Murialdo, che fu fin dalla sua fondazione uno dei principali centri cattolici di educazione dei giovani e un istituto di primissimo ordine anche per il suo ruolo in ambito culturale e musicale a Vicenza.

L’idea mi è venuta ripensando alla lunga ricerca che ebbi l’onore di condurre per tre anni, a partire dal 1990, quando l’allora direttore del Patronato Leone XIII don Guido Bassanello mi affidò, per l’interessamento proprio del Maestro Natalino Tacchetti, l’incarico di scrivere un approfondimento storico musicologico intorno all’Istituto e al suo Teatro, nel 100° anniversario della sua fondazione. Ne nacque un libro – questo – dal titolo “Il Teatro della Pusterla. Pagine di vita musicale vicentina negli spettacoli dati nel teatro del Patronato Leone XIII dei Giuseppini (1891-1953)”, che fu pubblicato dalle Edizioni Nuovo Progetto nel 1993. Questo libro, distribuito in tutte le biblioteche della provincia di Vicenza e nei vari istituti dei Giuseppini del Murialdo in giro per l’Italia, fu da me dedicato proprio a Natalino Tacchetti, come si può leggere nella pagina che precede il primo capitolo. Nel corso della presentazione pubblica del libro, nel 1993, ricordo che invitai il Maestro sul palco, e sottolineai l’affetto che mi legava a lui e la riconoscenza che avevo nei suoi confronti perché mi aveva insegnato ad amare la musica, a divertirmi con la musica, ad esprimermi con la musica, e lo aveva sempre fatto con modestia e con grandissima generosità. E questo era il motivo che mi aveva spinto a dedicargli quella mia “opera prima”.

Dunque, negli ultimi anni dei quali si occupa il mio libro, che arriva fino al 1953, quando si decise di abbattere il pericolante ma bellissimo teatrino per costruire un nuovo cinema-teatro, trovai una testimonianza che mi permise di aprire una finestra nuova, anche se secondaria rispetto al tema principale del libro: Natalino Tacchetti come direttore della gloriosa Banda del Patronato Leone XIII. Siamo nell’Aprile 1951. Natalino Tacchetti aveva allora ventinove anni.

La Banda del Patronato, fondata nel lontano 1898, era una delle Bande storiche di Vicenza. Le sue esecuzioni erano richieste per: – feste e celebrazioni interne all’Istituto; – cerimonie e concerti pubblici in città e provincia (ad es° in Piazza dei Signori), anche perché per lunghi anni dovette svolgere le funzioni della disciolta Banda Cittadina. Anzi, addirittura, specie nel periodo antecedente la seconda guerra, con il M° Michele Baudino come direttore, il Patronato richiese ed ottenne per parecchi anni il prestito delle parti di tantissima musica del repertorio della Banda Cittadina (per la maggior parte repertorio operistico trascritto) che si trovava conservato all’Istituto Musicale “Canneti” di Vicenza.

Ricordo inoltre che la Banda del Patronato aveva una sua scuola di musica nella quale si formavano giovani allievi aspiranti bandisti.

In quel secondo dopoguerra la situazione economica si fece difficile per il Patronato, e fu impossibile continuare a pagare il compenso richiesto dal M° Ferruccio Marotto di Padova, allora direttore della banda. Nel diario del direttore del Patronato P. Luciano Trevisan in data 1° aprile 1951 leggiamo: “Riunione di Biffi, Cangini, Pasqualotto, Nogara [si trattava di Alessandro Biffi, Ugo Cangini, Guido Pasqualotto e Guglielmo Nogara, tutti e quattro ex bandisti] e il Direttore per trattare l’argomento spinoso della Banda musicale. Il Direttore avverte che più di 50.000 lire annuali non può cavar fuori dal misero bilancio; Biffi mette uguale somma; Cangini altrettanto e Nogara… tace. Il Maestro però, venendo da Padova non è soddisfatto certamente e allora si pensa ad un Maestro del luogo. Ci sarà da cozzare con la cocciutaggine dei bandisti che insistono per Marotto da Padova.” Dunque a disposizione c’erano, pare, solo 150.000 lire annuali.

E il Maestro Marotto effettivamente si dimise dall’incarico proprio per disaccordi con la direzione del Patronato in merito al trattamento economico, come apprendiamo da una nota manoscritta del 26 aprile 1951.

Il “Maestro del luogo” alla fine fu scelto e fu proprio Natalino Tacchetti, che nel secondo dopoguerra era conosciuto come direttore anche di molte altre bande locali: la Banda dell’Orfanotrofio “A. Rossi” dei Padri del Don Orione, la Banda di Quinto Vicentino, la Banda dell’Istituto “Buoni fanciulli” di Costozza, la Banda dei Salesiani di Schio, la Banda di Vò di Brendola, la Banda di Arzignano. Di queste ultime due sappiamo che le diresse proprio negli anni in cui assunse l’incarico al Patronato, in particolare 1950 e 1951.

Banda di Vò di Brendola il 13 maggio 1951. Il M° Tacchetti è sul centro-destra della foto, in piedi con le braccia conserte.

L’annuncio della nomina del nuovo direttore fu data ai bandisti il 28 aprile 1951 con una circolare dello stesso direttore del Patronato P. Luciano Trevisan: “Carissimi Bandisti, dopo il forzato riposo invernale, ecco ripresentarsi l’occasione per dimostrare coi fatti l’attaccamento al glorioso CORPO BANDISTICO del Patronato che si ricompone. Per dovere di deferenza fu interpellato il benemerito M° Marotto, ma non avendo egli creduto opportuno accettare le proposte fattegli, ci siamo fermati sulla persona del M° Tacchetti, Vicentino diplomato a Milano in alta composizione e strumentazione. Di Lui hanno dato ottime informazioni i migliori intenditori cittadini [nella copia manoscritta veniamo a sapere che si trattava del “M° Pedrollo e Mons. Dalla Libera”]. Spero che il cambio del Maestro non porti difficoltà nella ripresa della scuola.”

Nell’Archivio del Patronato sono riuscito a rintracciare proprio la lettera manoscritta di referenza che Arrigo Pedrollo indirizzò al direttore del Patronato lo stesso 28 aprile 1951: “Il Maestro Tacchetti possiede i diplomi di Composizione (Conservatorio di Milano) e di Trombone. Dovrebbe quindi essere in grado di assumere l’insegnamento e la direzione di una banda, conoscendo il meccanismo degli strumenti di ottone ed avendo pratica sufficiente di direzione. Con distinti ossequi: Arrigo Pedrollo”.

Lettera di referenza manoscritta del M° Arrigo Pedrollo

Non ho trovato, invece, se mai è esistita una sua redazione scritta, la referenza di Mons. Dalla Libera di cui parla il direttore del Patronato in quella circolare.

La prima testimonianza di un concerto con Tacchetti alla direzione della banda del Patronato Leone XIII risale alla Festa della premiazione del 1° luglio 1951, svoltasi come tradizione nel cortile dell’Istituto. La Festa della Premiazione si svolgeva alla fine di ogni anno scolastico, con un programma vario nel quale la Banda del Patronato introduceva, eseguiva un intermezzo e concludeva. In quel 1° luglio 1951, dopo la marcia introduttiva e un “discorso”, seguirono delle “evoluzioni figurate per lupetti” (la ginnastica fu sempre, insieme con il nuoto, un fiore all’occhiello del Patronato) ed infine la “distribuzione dei premi di religione e di condotta”. Dopo l’intermezzo suonato dalla banda, registrato nel programma d’epoca con l’espressione generica “Musica per banda” (non sappiamo quali e quanti brani furono suonati) il programma prevedeva invece una “scena muta” dal titolo “Psilli incantatore di serpenti” (le scene mimate ebbero seguito e successo nei vari spettacoli dell’epoca), di nuovo una distribuzione di premi, questa volta “premi di studio”, a seguire un altro “discorso” e infine “Musica d’addio per banda”.

Il nome di Natalino Tacchetti come direttore della Banda compare anche il 28 giugno 1952, di nuovo per una Festa della Premiazione (questa volta segnalata come distribuzione “serale” dei premi, svoltasi nel cortile dell’Istituto, “illuminato e addobbato”). Certamente sotto la sua guida si svolsero tante altre esecuzioni, anche se i documenti non riportano il suo nome. Fra queste sicuramente le due per il Comune di Vicenza di cui ho trovato testimonianza scritta nell’Archivio Municipale: quella del 4 Novembre 1951, quando la Banda del Patronato suonò durante le cerimonie commemorative in ricordo della fine della prima guerra mondiale e dei soldati caduti (e della quale si riporta una richiesta di contributo al Comune da parte del Patronato, e una relativa deliberazione della Giunta Municipale), e quella dell’11 Agosto 1951 in Piazza dei Signori (di cui si riporta una domanda di concessione per il “palco in ferro”).

Richiesta di contributo al Comune per il concerto del 4 Novembre

 

Deliberazione della Giunta Municipale del contributo di 30.000 lire per quel concerto, nella quale si legge: “Si deve ora corrispondere alla benemerita Istituzione un compenso per il servizio prestato con capacità e solerzia”

 

Richiesta al Comune di concessione del palco in ferro per il concerto dell’11 agosto in Piazza dei Signori

Del concerto dell’11 agosto 1951 lo stesso Tacchetti ha tenuto un trafiletto comparso nel Giornale di Vicenza:

Musica in Piazza

La riorganizzata Banda del Patronato Leone XIII ha fatto adunare ieri sera in Piazza dei Signori un considerevole numero di appassionati che hanno vivamente applaudito un programma di musiche di carattere popolaresco eseguite con brio e buona fusione, che il concittadino maestro Tacchetti seppe dirigere con profitto.

Del 1951 rimane inoltre testimonianza di altri due concerti attraverso altrettanti articoli, tenuti da Tacchetti e consegnatimi dal nipote Carlo, comparsi nel Giornale di Vicenza: il primo per i festeggiamenti legati all’8 settembre, con il relativo programma, il secondo con data 11 ottobre.

Il programma del concerto questa sera in Piazza

Ecco il programma della manifestazione indetta ed organizzata dalla Pro Vicenza col concerto che sarà svolto in Piazza dei Signori questa sera alle 20.45 dalla Banda del Patronato Leone XIII diretta dal maestro Natalino Tacchetti. Parte prima: Sabatini – Lux (Marcia Sinfonica); Rossini – Barbiere di Siviglia – Cavatina (solista Nosiglia Orlando); Mascagni – Guglielmo Ratcliff – Sogno, Cavalleria Rusticana – Fantasia. Parte seconda: Verdi – Trovatore – Fantasia; Pedrotti – Tutti in maschera – Sinfonia; Sabatini – Eroica – Marcia Sinfonica.” Sabato 8 settembre 1951

 

La banda del Patronato

Chi parla della trapassata Banda Cittadina, rivede subito con la memoria svolazzanti candide piume su imponenti feluche, abiti a coda di rondine bleu marine, incedere marziale.

La chiamavano scherzosamente «La Banda degli Ammiragli d’acqua dolce». Il «dopo l’altra guerra» con la sua turbolenta economia l’ha inghiottita. E’ rimasta l’altra, la cenerentola di quei tempi, quella del «Patronato» come dicono ancora le donnette del popolo che inceppano la lingua su quel «ti erre». E’ rimasta passando anch’essa le sue crisi. Più agile dei maggiori complessi civici ha superate tutte le «marette» che travagliano i sodalizi musicali.

E avanza, s’ingrandisce la umile ancella di un tempo a pari passo dei suoi ragazzi che, oggi, sono uomini.

Li abbiamo rivisti in Piazza: sempre quelli, i più bravi i più fedeli e assieme «ai fioi». Sono in 45 ma suonano con la bravura di un grande complesso. Gonfiano le gote e gli occhi divenuti più piccoli dallo sforzo del fiato sembrano strizzare e dire «pazientate ancora qualche mese, poi tireremo fuori i nostri allievi che stanno facendo le ossa nella nostra scuola interna. Allora vedrete che ci mancheranno solo le feluca e la ‘prefittizia’».

Ora hanno anche un nuovo maestro: giovane ma.. con i fiocchi, perché Natalino Tacchetti, due volte diplomato all’Accademia di Stato, a soli 26 anni ha ottenuto il titolo di maestro d’alta composizione con il massimo dei voti al Conservatorio G. Verdi di Milano. I dirigenti hanno avuto buon fiuto nella scelta del maestro Tacchetti, il cui non comune senso musicale gli consente di dirigere brillantemente a memoria.

Dobbiamo proprio parlare con simpatia e con stima della nostra Banda del Patronato perché ci ha offerto esecuzione veramente egregie.

La banda del Patronato che per virtù dei dirigenti, del valoroso Maestro e di tutti i suoi fedeli componenti oggi rappresenta degnamente Vicenza, con l’affluire continuo dei suoi allievi della Scuola interna sta avviandosi sul piano del grande complesso che fu la famosa nostra Banda Cittadina. Senza disturbare nessuno, in silenzio, con il lavoro, con il sacrificio. Bravi!” Zeta, giovedì 11 ottobre 1951

Nel dicembre 1952 già non figura più il M° Natalino Tacchetti quale direttore della Banda, perché iniziò a dirigerla il padre giuseppino Assirio Cappellari. Tra le carte del suo archivio, Tacchetti stesso mi tirò fuori un attestato, datato 24 novembre 1952, rilasciato dal nuovo direttore del Patronato, Giovanni De Angeli, che ci conferma con precisione quanto durò il suo incarico di direzione della banda: “Il sottoscritto P. Giovanni de Angeli Direttore del Patronato Leone XIII di Vicenza attesta che il M.stro Tacchetti Natalino di Giacomo ha prestato la sua opera quale M.stro nella Banda di questo Istituto dal maggio del 1951 al 31 ottobre del 1952. Valida e preziosa è stata la sua opera. Se al presente lascia l’insegnamento nel Corpo bandistico è perché il Patronato può contare tra il suo personale di insegnamento un sacerdote maestro di Banda, il quale essendo della stessa famiglia religiosa è anche più a disposizione. Il Patronato è in dovere di dare al Sig. M. Tacchetti tutto il suo ringraziamento per la sua opera attiva specie nella formazione degli Allievi.” È uno scritto di non secondaria importanza, perché non solo attesta il periodo esatto dell’incarico svolto ma anche l’impegno di Tacchetti come insegnante. Sappiamo infatti che il direttore della Banda si assumeva anche il compito di impartire lezioni settimanali ai giovani aspiranti bandisti. Questa scuola di musica del Patronato era rinomata e vantava una lunga tradizione.

Attestato che riporta il periodo di incarico di direzione della Banda da parte del M° Tacchetti

 

Aggiungo che proprio in quei giorni, nell’autunno 1952, Natalino Tacchetti si diplomò in Pianoforte al Conservatorio “Pollini” di Padova, sempre con il Maestro Pedrollo, che di quel conservatorio era anche il Direttore. Perciò fu un anno d’impegno intenso per il giovane Tacchetti.

Ricordo inoltre che nello stesso periodo, tra il 1950 e il 1952, Tacchetti era impegnato anche nell’attività di insegnante di canto individuale e corale negli istituti dell’Ente Comunale di Assistenza di Vicenza. A riprova di ciò il nipote Carlo Bezzon, che ringrazio molto, mi ha trasmesso un documento tratto dall’Archivio del nonno che qui vedete in foto:

 

Vi si dichiara che da oltre due anni Tacchetti insegnava canto facendo conseguire agli allievi esiti brillanti in vari saggi ed aveva inoltre diretto, “con eccellente risultato”, concerti sinfonici e bandistici per conto dello stesso Ente (pensiamo perciò che sia stata chiamata in varie occasioni la Banda del Patronato da lui diretta).

Credo, e qui concludo, che questi piccoli e necessariamente veloci appunti o squarci su un pezzetto di storia musicale vicentina e sul giovane Natalino Tacchetti, ci confermino soprattutto il suo amore disinteressato per l’insegnamento nei confronti dei giovani, per la loro formazione, anche per i giovani più sfortunati che, soprattutto nel dopoguerra, erano molti (vedi orfanotrofi, enti di assistenza). E ci confermano anche i suoi poliedrici interessi e la febbrile attività soprattutto indirizzata alla diffusione, in città e in provincia, del fare musica, cantando o suonando uno strumento.

Alessandro Padoan”

Responsabilità sociale della musica – Riconoscimenti e ringraziamenti

Per Natalino Tacchetti la musica ha sempre rivestito un’importante funzione di “responsabilità sociale”, e per questo non ha mai smesso di proporre concerti, incontri, conferenze, saggi e qualsiasi altra attività inerente la musica, rivolti ad ogni sorta di ente: case di riposo, orfanotrofi, circoli di mutuo soccorso, istituti religiosi, così come caserme, carceri, scuole, partiti, circoli culturali, luoghi pubblici. Non si contano i volantini e le brochures di eventi organizzati in tal senso nei vari anni da Tacchetti, coinvolgendo ad ogni occasione gruppi di musicisti di ottimo livello.

A titolo di esempio, una infinitesima parte dei volantini di concerti ed incontri organizzati da Tacchetti con finalità benefiche e culturali

Si trattava in effetti di vere e proprie opere di volontariato se si considera che spesso i compensi erano appena sufficienti a coprire le spese e a premiare in parte i musicisti accompagnatori. Tacchetti tuttavia non badava a questi aspetti: per lui la Musica veniva prima di tutto e aveva il compito di coinvolgere ed allietare il pubblico, oltre a rappresentare un privilegiato veicolo culturale. D’altronde, tutte le attività che hanno contraddistinto la carriera musicale di Tacchetti vanno lette in quest’ottica: dall’Orchestra di Arzignano che cresceva nuovi talenti e suonava spesso a scopo benefico, alla Banda di San Domenico nata per aiutare i ragazzi orfani ad uscire dalla strada, alla fondazione della sezione vicentina dell’A.GI.MUS che si prefiggeva lo scopo di diffondere la passione e la conoscenza della musica tra le generazioni più giovani.

A testimonianza del fatto che l’attenzione al rapporto tra musica e società è sempre stato uno dei tratti distintivi di Tacchetti, si riportano di seguito alcuni dei ringraziamenti e attestati di stima, scelti totalmente a caso, ricevuti dai rappresentanti degli enti più disparati. Si inizia con la lettera dell’Istituto Sant’Angela di Arzignano, un orfanotrofio femminile dove Tacchetti aveva offerto il proprio insegnamento alle maestre delle bambine e delle ragazze lì ospitate, risalente addirittura all’immediato dopoguerra (1946), per terminare con le righe di ringraziamento del P.C.I., fatto perlomeno curioso se si considerano i trascorsi e gli studi di Tacchetti a Roma – e a dimostrazione che per lui la Musica superava qualsiasi bandiera e credo politico -.

A parte la prima lettera, il resto della corrispondenza non osserva alcun ordine cronologico, proprio per evidenziare il contenuto rispetto al momento, a dimostrazione del fatto che nell’arco della sua  carriera Tacchetti ha sempre riservato ampio spazio a questo genere di iniziative. Le lettere che seguono sono interessanti anche per il loro tono e per la forma che, a distanza di tanti anni, appare in alcuni casi desueta.

Casa Sant’Angela di Arzignano (orfanotrofio femminile)

21-12-1946, Preg.mo Maestro,

con animo grato e riconoscente rinnoviamo anche a nome di Monsignore i nostri sentiti ringraziamenti per la generosa dedizione della S. V. ispirata da nobili sensi, a pro di questa Pia Casa che tanto ha allietato.

La preghiera delle povere innocenti orfanelle che mane e sera innalzano per i loro Benefattori, varranno a far discendere dal Cielo sopra della S. V. e Famiglia ogni più eletta benedizione. Uniamo gli auguri di Buon Natale e nuovo Anno.

Degnatevi di accettare questa umile offerta in segno di gratitudine. Con sensi di devoto ossequio, ci onoriamo d’essere della S. V. umili serve,

Arzignano 21-12-946, Mani Maria – Superiora, Marzotto Lisetta – Vicaria

 

Unione Lavoratori Tubercolotici

Vicenza, 20/04/1950, Al Maestro Natalino Tacchetti,

Quest’Unione porge un vivissimo ringraziamento alla s/v. per la cooperazione sempre data per rendere meno triste il soggiorno nei Sanatori a tanti giovani infelici. Se noi non abbiamo possibilità di ricompensarvi minimamente per la vostra opera, vi sia di soddisfazione il bene che fate; e questo può dimostrarvelo la copia di una lettera ricevuta da Arco, che sotto trascriviamo:

All’Unione Lavoratori Tubercolotici, Vicenza

A nome di tutti i Vicentini Vi invio il nostro grazie più sentito per quanto è stato fatto nel vostro breve soggiorno di lunedì 10 c.m.. Vorrei saper trascrivere ciò che i nostri cuori provarono nel trascorrere quelle poche ore assieme a voi tutti, cari nostri benefattori. Perché così vogliamo chiamarvi, avendo noi ricevuto non solo un aiuto materiale, ma soprattutto morale. 

L’essere ricordati così fraternamente dai nostri concittadini fu per noi come un balsamo, che ci donò forza e coraggio a sperare e vivere per un domani migliore. 

Un grazie particolare da noi Vicentini “di città”, per il bel dono avuto. Vi prego di ringraziare tutti coloro che in qualsiasi modo hanno cooperato per alleviare le nostre pene.

Voglia Iddio ricompensarvi nella giusta misura per quanto avete fatto per noi. Di nuovo grazie; e a nome di tutti i vicentini mi firmo: Dalla Pria Domenico

Con rinnovato grazie e fiduciosi sempre nel V./S. aiuto, distintamente Vi salutiamo,

p. Il Comitato Provinciale Unione Lavoratori Tubercolotici

 

Ente Comunale di Assistenza, Casa di ricovero “O. Trento”

Vicenza, 15/02/1955, Preg.mo Maestro Natalino Tacchetti,

La ringrazio vivamente della bella serata di divertimento con cui Lei, con tanta bontà e gentilezza, ha voluto allietare i nostri cari vecchiotti. Grazie anche agli artisti veramente bravi.

Riconoscente, invio cordialità e saluti,

Il Procuratore, Col. Cav. Uff. E. Marzarotto

 

Istituto Arte e Mestieri Don Orione di Alessandria (Don Viola)

S. Natale 1963, Ill.mo Sig. Maestro,

sensibile al richiamo della circostanza e spinto da un doveroso impulso di riconoscenza, vengo a lei per porgere anzitutto i più fervidi Auguri di Buone e Sante Feste e per esprimerle i miei sentiti ringraziamenti per quanto ha fatto a bene dell’Istituto: sempre costante nelle sue prestazioni anche quando il venir qui per lei implicava grandi sacrifici.

Un plauso alla sua costanza quindi, una espressione di ammirazione alla sua efficienza. Gesù Bambino benedica lei e famiglia tutta. 

Con stima, Don Dante Viola (già direttore dell’Orfanotrofio di San Domenico a Vicenza, n.d.r.)

Caserma 5° C.A.R., Distaccamento di Vicenza, Il Comandante

Vicenza, 29 ottobre 1950, Stimatissimo Maestro,

unitamente ai miei dipendenti tutti Le porgo il più sentito ringraziamento per la gentile e appassionata prestazione da Lei data, acchè lo spettacolo organizzato in onore delle reclute del II°/1929 – che avevano prestato giuramento di fedeltà alla Patria il mattino del 26 u.s. – avesse pieno successo.

La sua collaborazione è stata ancor più apprezzata in quanto sappiamo che Le è costata del sacrificio, costringendola a stare lontano dai Suoi e dal Suo fertile lavoro per un’intera giornata. Grazie di cuore, caro Maestro, per questa sua opera meritoria che la rende creditore della riconoscenza di noi tutti.

La preghiamo di voler estendere i nostri ringraziamenti ai suoi valenti collaboratori del Trio che come Lei si sono tanto prodigati per il nostro successo, nonché alle gentili signorine ed ai brillanti ruzzantini del complesso folcloristico Arzignanese che tanto degnamente hanno collaborato alla felice riuscita della nostra festa.

E ciò indipendentemente da quanto scriverò al Comm. Ing. Pellizzari che con squisito spirito di comprensione ha sollecitamente aderito alla mia non lieve richiesta.

Con i sensi della più viva riconoscenza Le invio i miei saluti più distinti con l’augurio di presto rivederLa tra noi.

Ten.Col. Tommaso Crogliano


Vicenza, 22 marzo 1951, Stimatissimo Maestro,

è con animo veramente grato che, anche a nome di tutti i miei dipendenti, Le porgo il ringraziamento più sentito per la collaborazione dataci al nostro spettacolo organizzato in occasione del Giuramento delle reclute del III°/1929.

Solamente Lei, con quel Suo gentile tocco pieno di squisita sensibilità, poteva accompagnare con impareggiabile maestria gli artisti che molto generosamente si sono prodigati per noi; gli applausi del pubblico, sinceramente calorosi, erano rivolti in gran parte a Lei, valido ed esperto Maestro accompagnatore al pianoforte.

Grazie, stimatissimo Maestro, grazie di cuore per averci permesso, ancora una volta, di ottenere anche nella magnifica serata, il successo più brillante.

Con i sensi della più viva riconoscenza Le invio gli auguri più fervidi per la Santa Pasqua ed i miei ossequi più distinti.

Ten.Col. Tommaso Crogliano

 

Direzione Didattica di Vicenza, III Circolo

Vicenza, 13/04/1956, Sig. Prof. Natalino Tacchetti

Sento il dovere di esprimere alla S.V. il mio sentito ringraziamento per la cordiale e intelligente collaborazione prestata in questi giorni a favore della nostra scuola nell’accompagnare al pianoforte il complesso corale partecipante al 5° Concorso naz. indetto dalla R.A.I.

Distinti saluti,

Il Direttore Didattico, Molino Giovanni

 

Provveditorato agli Studi di Vicenza

Vicenza, 12/11/1952, Al Dott. Prof. Natalino Tacchetti

Esprimo il mio vivo ringraziamento per l’opera che V. S. ha volontariamente esplicato con intelligenza e zelo per l’espletamento delle pratiche relative agli incarichi di insegnamento nelle Scuole Medie di questa Provincia.

Il Provveditore agli Studi, Puppi


11/05/1967, Prof. Natalino Tacchetti, Scuola Media “L. Da Vinci” e p.c. Al Preside Scuola Media “L. Da Vinci”, Vicenza

La ringrazio vivamente della cortese e gentile prestazione effettuata il 25 aprile scorso, in Piazza de Signori per la celebrazione del XXII° Anniversario della Liberazione.

Il coro preparato dalla S. V. per tale manifestazione ha dimostrato l’impegno assunto per l’occasione, anche e soprattutto in considerazione del poco tempo messo a disposizione.

Mi è gradito inviarLe, unitamente al mio elogio, i più cordiali saluti.

G. Fox

 

Comune di Vicenza – Il sindaco

Vicenza, 8/11/1963

Egregio Professore,

sono lieto di esprimerLe il mio più vivo ringraziamento per la collaborazione da Lei prestata nella preparazione del coro degli studenti che ha ben figurato durante la cerimonia del 4 Novembre u. s.

Mi è gradita l’occasione per porgerLe i più distinti saluti,

Il Sindaco di Vicenza, dott. Giorgio Sala

 

Partito Socialista Italiano

Esimio Signor Maestro Tacchetti

Egregio Maestro,

La preghiamo di accettare, a nome della nostra Federazione, i più vivi e sentiti ringraziamenti per la lodevole e qualificata direzione che Ella ha effettuato in occasione della prestazione della Società corale G. Verdi.

Con stima, p.La Federazione del PSI (Amedeo Lugli)

 

Partito Comunista Italiano

3 ottobre 1950

Egr. Sig. Maestro,

Siamo vivamente a ringraziarla per il suo prezioso contributo datoci per la festa Prov. “Amici de L’UNITA'” e fiduciosi di averLa ancora con noi in altre serate, distintamente La salutiamo.

p. La Federazione (Nicoletti Lino)

 

I luoghi e la storia – 3. Dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra

I bombardamenti di Roma del luglio 1943, e la caduta del fascismo dello stesso mese, sanciscono il tracollo per l’Italia. Le sorti della guerra sono ormai segnate e Badoglio, dopo una convulsa fase di trattative, il 3 settembre firma l’armistizio con gli Alleati a Cassibile, in Sicilia. Nel timore di ritorsioni da parte dell’esercito tedesco, Badoglio è restio a divulgare subito la notizia, nonostante le forti pressioni del comandante supremo alleato Eisenhower. Spazientito dal tergiversare italiano nel proclamare la resa, sarà quest’ultimo ad annunciare infine l’armistizio alle h. 17.30 dell’8 settembre 1943 ai microfoni di Radio Algeri, cui seguirà la lettura del proclama da parte di Badoglio un’ora più tardi, con uno dei testi più noti ed emblematici della nostra storia nazionale:

“Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”

Il 9 settembre 1943 Badoglio, il Re Vittorio Emanuele III e il figlio Umberto fuggono  dapprima a Pescara e quindi a Brindisi. Di fatto l’Italia è divisa in due: al sud nasce il Regno del Sud, mentre il centro e il nord confluiranno, di lì a poche settimane, nella neonata Repubblica Sociale Italiana (altrimenti nota come Repubblica di Salò), ancora una volta sotto il governo di Benito Mussolini.

Nel periodo che intercorre tra la destituzione del Duce e il proclama dell’armistizio (interpretato strumentalmente come un atto di “tradimento dell’alleanza” da parte tedesca), l’esercito di Hitler ha intanto il tempo di organizzare l’occupazione del suolo italiano (Operazione Achse). Il 9 settembre i tedeschi provano ad entrare a Roma, ma si scontrano con un tentativo di difesa da parte di alcune divisioni del Regio Esercito, rimasto nel frattempo senza guida, e di molti civili. La difesa di Roma dura appena due giorni e nelle file di ciò che rimane dell’esercito è presente anche Tacchetti, come si evince dagli eventi registrati nel Foglio Matricolare (ultimo evento registrato, che si aggiunge alle operazioni di guerra in Francia e in Liguria):

Foglio Matricolare – Elenco delle operazioni di guerra cui Tacchetti ha partecipato. L’ultimo punto riguarda la difesa di Roma, il 9 e 10 settembre 1943.

Il pomeriggio del 10 settembre la resistenza viene travolta nei pressi di Porta San Paolo, e la capitale è in mano ai tedeschi. Nei giorni successivi in tutta Italia decine di migliaia di soldati italiani, colti di sorpresa e privi di comando, vengono fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento tedeschi. Il Regio Esercito è di fatto destituito, e da questo momento gran parte dei soldati tentano di tornare alle loro case.

Per chiarire cosa sta accadendo in questo particolare momento storico, si riporta parte di un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore nell’agosto del 2008 a firma di Marco Innocenti:

Tutti a casa.

Il 9 settembre [1943] al Quirinale non c’è più nessuno, nemmeno i carabinieri. L’Italia reagisce come da copione e va a fondo. L’esercito si sfalda. Le prime colonne di soldati catturati dalla Wehrmacht vengono avviate alle stazioni ferroviarie con destinazione i lager tedeschi. Chi riesce butta la divisa e se ne va, in un fuggi fuggi generale verso casa. Le strade si riempiono di sbandati che ricordano un gregge disfatto. La gente dà loro abiti borghesi e da mangiare, aiutandoli con il cuore e con la borsa. Molti, però, non ce la fanno. La Wehrmacht si muove come sa, rastrella, intercetta i fuggiaschi, piomba sui pochi reparti che non si sono arresi e fa centinaia di migliaia di prigionieri sparando pochi colpi, ma sparandoli con ferocia. […] Un esercito in piena guerra si dissolve in poche ore. «Basta», perché la pelle innanzitutto, perché i capi sono fuggiti, non c’è un ufficiale a dare un ordine e la guerra è perduta. Si sciolgono un esercito, un Paese, una generazione, un mondo. Tutto.

Per Tacchetti la situazione volge al peggio dal momento che c’è il rischio concreto di essere catturato. Il suo insegnante di composizione Vincenzo Di Donato lo aiuta fornendogli abiti borghesi e un biglietto per tornare a casa. Siamo attorno al 15 settembre 1943. Il 21enne Tacchetti, vestito in borghese, si dirige alla Stazione Termini e sale sul primo treno con destinazione Vicenza. “Sul treno c’erano soldati tedeschi, ma non controllavano i civili” raccontava Tacchetti ricordando l’episodio.  “Giunti a Vicenza, alcuni passanti avvisano che in viale Roma (viale di fronte alla stazione, n.d.r.) una pattuglia tedesca sta controllando a tutti i documenti. Appena uscito dalla stazione svolto quindi subito a destra verso la pontara di Santa Libera e, col cuore in gola e facendo attenzione ad ogni minimo movimento, per contrada San Silvestro e Porton del Luzzo raggiungo piazzetta Santi Apostoli. Non c’è un solo tedesco lungo il percorso: finalmente sono tornato a casa”.

La Repubblica Sociale Italiana nasce nel mese di novembre del 1943. Si tratta di uno Stato provvisorio voluto da Hitler che vi pone a capo Benito Mussolini, ed è a tutti gli effetti uno stato satellite della Germania. Nonostante la guerra continui, la disgregazione del Regio Esercito – lo stesso Mussolini il 18 settembre annuncia a Radio Monaco il decadimento della Monarchia, la nascita della Repubblica, e lo scioglimento di soldati e ufficiali dal giuramento al Re – libera gli ex militari dagli obblighi di leva. Viene comunque costituito un nuovo esercito, l’Esercito Nazionale Repubblicano, formato da volontari e dalle reclute (ragazzi del 1924 e 1925 chiamati alle armi). E’ la guerra civile, con la formazione di gruppi partigiani – supportati dagli alleati – che si opporranno ai nazi-fascisti e ai repubblichini.

A Vicenza Tacchetti riprende a frequentare l’Accademia Musicale che nel frattempo viene aperta, come sezione staccata della sede di Venezia, presso il Collegio Cordellina in Contrà Santa Maria Nova (oggi sede della Scuola Media Giuriolo). Tacchetti ha ora in tasca un diploma in trombone e una buona esperienza come direttore di banda, quindi entra in Accademia in veste di insegnante (insegna trombone a coulisse, o a tiro) e per contribuire all’organizzazione della scuola. Di seguito, si riporta la prima pagina del libro “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori e appartenuto ad un allievo di Tacchetti presso il Collegio Cordellina:

Seconda pagina del libro di testo “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori nel 1944 e nello specifico presso l’Accademia di Musica del Collegio Cordellina a Vicenza. Vi si legge un verso goliardico scritto a matita presumibilmente dal proprietario del libro:”Lascia ogni speranza caro lettore, se vieni a sapere questa grigia storia, Pitagora e Zarlino pungono il core, ed infine rimane in te solo che noia. – V Canto della vita dell’Accademista”

Retro della pagina precedente, in cui è riportato il nome della scuola “Collegio Cordellina” in via Santa Maria Nova a Vicenza, dove aveva sede l’Accademia di Musica.

In questo periodo Tacchetti riprende i contatti con il maestro Arrigo Pedrollo (dopo il primo incontro avvenuto a Padova nel 1941), ma solo per breve tempo perché all’inizio del 1944, su pressioni del gruppo Marzotto che è  interessato a disporre di una scuola di musica non lontana da Valdagno, le lezioni si spostano a Trissino, presso la scuola media del paese.  “Per insegnare a Trissino partivo in bicicletta da Vicenza di buon mattino e tornavo la sera. Erano circa 60 km fra andata e ritorno, e buona parte delle strade in quel periodo erano sterrate.” raccontava spesso Tacchetti ricordando quegli anni.

Il fidanzamento tra Natalino e Gina nel frattempo si consolida. Quando sono liberi da impegni (Natalino insegna e Gina lavora saltuariamente come sarta), si incontrano e si concedono delle passeggiate nel centro di Vicenza. Di seguito una foto scattata a Vicenza nei pressi di Piazza Castello, nella primavera del 1944.

Gina e Natalino in una foto scattata nella primavera del 1944, nei pressi di Piazza Castello a Vicenza

Il 28 settembre del 1944, alle ore 7 – per scongiurare possibili bombardamenti alleati che raramente avvenivano di primo mattino -, Natalino e Gina si uniscono in matrimonio presso l’Oratorio di San Nicola a Vicenza. Di seguito l’annuncio di nozze:

Annuncio di Nozze di Natalino e Gina, Vicenza 28 settembre 1944

 

Interno dell’Oratorio di San Nicola a Vicenza, presso cui si sono sposati Gina e Natalino

 

Poesia di autore ignoto (probabilmente collega o allievo di Tacchetti) dedicata ai novelli sposi!

In quel periodo non esistevano come oggi i fotografi ingaggiati per immortalare ogni singolo istante della cerimonia, sicché purtroppo non ci è rimasta alcune fotografia di quel giorno.  Ci resta però la testimonianza di Gina, che racconta:”Al matrimonio erano presenti le nostre famiglie, gli amici, i colleghi e alcuni  studenti di Natalino. Dopo la cerimonia, in pulmino raggiungemmo Cornedo dove ci attendeva il pranzo di nozze: polenta e coradea all’osteria Dalla Mora!”.

Erano tempi duri, i soldi erano pochi e Vicenza era sotto il fuoco dei bombardamenti alleati. Il 2 aprile dello stesso anno erano stati distrutti il Teatro Verdi e il Teatro Eretenio, il 14 maggio fu colpito il centro storico nel peggior bombardamento che la città ricordi (310 tonnellate di bombe cancellarono il Duomo, il Palazzo del Vescovado, oltre a numerosi altri palazzi del centro), mentre il 17 novembre nella zona dell’aeroporto furono sganciate le famigerate bombe a spillo che provocarono più di 500 morti.

Dopo le nozze, Natalino e Gina si spostano così a Trissino, sia per sfuggire ai bombardamenti, sia per facilitare l’attività di Natalino nello stesso paese. A Trissino trovano alloggio presso una locanda. “Questa stanza di solito la usiamo per il deposito delle damigiane – ci disse la padrona – ma se ve la fate andar bene, potete restare quanto volete”, racconta Gina . Vi rimarranno per un paio di mesi, dopodiché partiranno per una nuova avventura.

I due mesi successivi soggiorneranno infatti a Borsano, paese vicino a Milano, in un piccolo albergo dove la padrona riuscirà a ricavare uno spazio da adibire a stanza in uno slargo del corridoio, dividendo le aree con lenzuola stese su di una corda appesa alle estremità. Qui restano in attesa di raggiungere la loro destinazione definitiva: il paese  di Torno, sul Lago di Como, nuova sede dell’Accademia di Musica nel frattempo passata alle dipendenze della Repubblica Sociale di Salò, dove Natalino avrebbe insegnato trombone e armonia, oltre a contribuire alla formazione e crescita di una piccola orchestra.

“Gli edifici della scuola si trovavano presso Villa Taverna, appartenuta alla famiglia Borromeo. La villa si affacciava sul lago ed aveva dei giardini meravigliosi” racconta Gina. “Noi tuttavia eravamo alloggiati presso la famiglia Barbetta, in una casa sulla collina appena sopra la villa. Avevamo una stanza abbastanza grande ma era senza bagno, e per lavarsi bisognava uscire alla fontana nel cortile. D’inverno, Natalino rompeva il ghiaccio nella vasca della fontana per recuperare un paio di secchi d’acqua gelida necessaria a lavarsi. Poi si scendeva alla villa e iniziava la giornata. Io ero addetta al guardaroba, Natalino insegnava. Al termine delle lezioni inforcava la bicicletta e si precipitava a Como dove seguiva un corso di pianoforte per perfezionarsi, con l’obiettivo un giorno di raggiungere il diploma.”

Villa Taverna a Torno, sul lago di Como, sede dell’Accademia Musicale presso cui ha insegnato Tacchetti

Racconta ancora Gina:”Avevamo pochi soldi, e nel frenetico viavai di studenti ed insegnanti ed altre persone che frequentavano la scuola capitava spesso che qualcuno dimenticasse qualcosa che poi non veniva più a reclamare. Io tenevo il tutto nel guardaroba, ma trascorso un po’ di tempo senza che nessuno chiedesse informazioni – c’era un regolamento che stabiliva un periodo entro il quale richiedere gli oggetti smarriti – quelle scarpe, maglie, giacche, coperte diventavano preziosa merce di scambio, al punto che servirono perlopiù a pagare le lezioni di pianoforte. In guerra bisognava arrangiarsi e fare di necessità virtù: gli studi di Natalino erano troppo importanti e rappresentavano il nostro futuro.”

Gli studenti della scuola di Torno formano una piccola orchestra che si esibisce a Como e nei paesi limitrofi. Natalino aiuta nell’organizzazione e nella trascrizione di alcuni pezzi per la banda diretta dal maestro Tuffacchi- questa attività tornerà utile a Tacchetti nel primo periodo della sua carriera musicale, quando egli stesso formerà e dirigerà svariate bande a Vicenza e provincia -. “Ricordo ancora le esercitazioni e le prove che avvenivano nel cortile antistante la villa, e che spesso sfociavano in veri e proprio concerti” racconta Gina. “Tutti ci mettevano un grande impegno e, per quanto ne so, molti di quei ragazzi sarebbero poi diventati dei musicisti professionisti.”

La guerra nel frattempo prosegue: gli Alleati fin dall’estate del 1944 riescono a sfondare la Linea Gustav, liberando buona parte dell’Italia Centrale, mentre bisognerà attendere la primavera del 1945 per lo sfondamento della Linea Gotica e la conseguente ormai prossima capitolazione dei nazifascisti. Il 10 aprile 1945, con Direttiva n. 16 del Partito Comunista, viene deliberato il cosiddetto “attacco definitivo”, mentre il 25 aprile, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclama l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. A Milano e a Torino sono i civili a insorgere contro gli occupanti, costringendo i soldati tedeschi e i repubblichini a ritirarsi. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandona Milano per dirigersi verso Como.

“Eravamo sulla strada di Como” – racconta Gina – “quando ci sorpassò veloce un piccolo corteo di poche auto e di alcuni camion furgonati. Su uno di questi, seduto sulla parte posteriore del mezzo, ho visto Mussolini. Bavero alzato e berretto militare, ricordo di aver incrociato il suo sguardo fisso da animale braccato, ormai privo di possibilità di fuga. Chiesi immediatamente a Natalino: ‘Hai visto anche tu? C’era il Duce sul camion!’ ma lui rispose che non se n’era accorto, perso com’era – e come sarebbe sempre stato di lì in avanti- nel suo mondo fatto di suoni e di musica”.

Due giorni dopo Mussolini viene catturato a Dongo dai partigiani e ucciso il 28 aprile a Giulino di Mezzegra. Il giorno stesso a Milano si tiene una manifestazione per celebrare la liberazione, mentre l’1 maggio gli americani entrano in città. La guerra è finita, l’Italia è finalmente libera.

Dongo e Giulino di Mezzegra si affacciano entrambi sul lago di Como così come Torno, dove si trovano Tacchetti e Gina, solo sulla riva opposta. Data quindi l’estrema vicinanza dei luoghi, le notizie in quelle ore frenetiche giungono come un fiume in piena: in seguito agli ultimi avvenimenti l’Accademia di Musica viene sciolta e la villa lasciata libera. Natalino e Gina devono tornare a Vicenza, ma in quelle ore convulse e nella confusione generale è un’impresa trovare un mezzo con qualcuno disposto a dare loro un passaggio. Ad aiutarli sarà il farmacista di Torno, appassionato melomane e fervido partigiano, che conosce e stima Tacchetti per il suo atteggiamento e per l’amore per la musica che trascende qualsiasi credo politico. Egli riesce a trovare un camion che sarebbe partito il giorno successivo da Torno con direzione Vicenza passando per Ostiglia, vicino a Mantova, con un carico non meglio identificato.

“Il viaggio di ritorno a Vicenza è stato pazzesco” – ricorda Gina. “Il camion era piccolo e scassato, e carico all’inverosimile di ogni oggetto possibile e immaginabile. Io ero incinta di 7 mesi, e quindi mi hanno lasciata sedere davanti, vicino all’autista, mentre Natalino era dietro fra le cianfrusaglie. Ovviamente non c’erano sedili sul retro del mezzo. Il camion faceva soste ogni piè sospinto: caricava e scaricava materiale ad ogni tappa. Passammo per Ostiglia, quindi deviando molto dal percorso che ci doveva portare a destinazione, e solo dopo un’allucinante giornata di viaggio riuscimmo a raggiungere Vicenza. Eravamo a casa, la guerra era finita e avevamo il futuro spalancato davanti a noi, ma era un futuro tutto da decifrare: Natalino doveva trovare un lavoro che avesse a che fare con la musica, e stava per arrivare Gianna, la nostra primogenita.”

I luoghi e la storia – 2. Gli anni della guerra

Pochi mesi dopo aver conseguito il diploma in trombone, l’11 novembre 1941 decade la sospensione al reclutamento per motivi di studio. Tacchetti è chiamato alle armi il 7 dicembre 1941. Avvalendoci ancora del Foglio Matricolare, che riporta tutti gli eventi importanti del soldato, leggiamo:

Ha conseguito il diploma in trombone presso l’Accademia di Musica della G.I.L. nell’anno scolastico 1940/41 [..]. Chiamato alle armi in seguito alla sospensione del ritardo della prestazione del servizio, Circ. n. 4080/S.T. 22, in data 11-11-1941.

Tale nel corso preparatorio di addestramento presso il Rep. 58 Regg. Fanteria“.

Dettaglio del Foglio Matricolare riportante la sospensione del congedo per motivi di studio.

Il 7 dicembre Tacchetti è a Padova presso la Caserma Vittorio Emanuele III (l’odierna caserma Oreste Salomone, in Prato della Valle, vicino alla chiesa di Santa Giustina), reclutato nel 58° Reggimento Fanteria, Compagnia Deposito.

L’8 dicembre 1941 effettua la prima vaccinazione, come si evince dal Libretto Personale del Regio Esercito Italiano, mentre 2 giorni dopo, il 10 dicembre, gli viene consegnato il materiale spettante a ciascun soldato. Nello specifico, riceve (come riportato sempre nel Libretto Personale): 1 mostrina, 2 asciugatoi, 1 berretto di panno a busta, 1 borraccia, 1 borsa completa per pulizia, 1 borsa a zaino per armi, 1 paio di calzoncini da ginnastica, 2 camicie di cotone, 1 cappotto di panno, 1 colletto di tela, 1 correggia per pantaloni, 1 cucchiaio di ferro, 1 custodia per spazzola da capelli, 1 farsetto a maglia, 1 paio di fasce gambiere, 1 fascia ventriera, 2 fazzoletti, 1 forchetta, 1 gavetta, 1 giubba di panno, 1 giubba di tela bigia, 2 paia di mutande di tela, 1 paio di pantaloni di tela bigia corti, 1 paio di pantaloni di panno, 1 pastrano di panno, 3 pezzuole da piedi, 1 piastrino di riconoscimento, 1 sacchetto di tela per galletta, 1 sacco di tela impermeabile per truppe alpine, 1 paio di scarpette da ginnastica, 1 spazzola da scarpe e da vestimenta, 1 set di stellette metalliche, 2 paia di stivaletti (il secondo paio in data 04/02/1942), 1 tazza.

Libretto personale del Regio Esercito Italiano.

 

E’ proprio in questo periodo che Tacchetti incontra per la prima volta il M° Arrigo Pedrollo, come si evince da una lettera che lo stesso Tacchetti scriverà molti anni più tardi, nel 1998, all’avv. Lorenzo Pellizzari, Presidente dell’Accademia Olimpica:“Nel 1941 mi trovo a Padova arruolato nel 58° Fanteria. Avvicino il maestro Pedrollo, appena nominato direttore del “Pollini”, per chiedergli se potevo, nelle ore di libera uscita, esercitarmi ad un pianoforte del Liceo Musicale; mi disse subito di sì.”

Ora è necessario fare un piccolo ma fondamentale passo indietro al 1940, anno in cui Natalino, durante l’estate in cui fa ritorno a Vicenza da Roma, si fidanza con Caterina (che da allora sarà per tutti Gina, e che sposerà nel 1944), carissima amica di sua sorella Isetta. All’epoca Gina sta per compiere 16 anni, e per tutto il successivo periodo della guerra si instaurerà un fitto scambio epistolare tra lei e Natalino, che terrà tutte le lettere che Gina gli scriveva. Grazie a queste è oggi possibile riannodare i momenti fondamentali e i trasferimenti occorsi durante il conflitto mondiale, anche in virtù dell’abitudine di Gina di citare alcuni passaggi delle lettere ricevute – come si farebbe oggi quando si risponde ad una mail -, permettendoci in questo modo di recuperare parte dei contenuti degli scritti di Natalino.

Da Padova Tacchetti si trasferisce a Vittorio Veneto per seguire l’A.U.C. (Corso Allievi Ufficiali). Non sappiamo di preciso la data del trasferimento, ma sicuramente avviene prima del 23 dicembre 1941 dato che quel giorno Natalino riceve una lettera da Gina con destinazione “72 Reg. Fanteria II Plotone II Compagnia, Casermette Lotti, Vittorio Veneto”.

Il 4 febbraio 1942 interrompe il corso Allievi Ufficiali e il 6 febbraio è riassegnato al 58° Reggimento Fanteria, a Padova. Successivamente con lo stesso Reggimento si sposta a Genova, assegnato all’11° Compagnia Mortai da 81 del 3° Battaglione. Una curiosità: nel Libretto personale di Tacchetti sono riportati anche i punteggi relativi alle esercitazioni delle lezioni di tiro! Nella foto seguente, il dettaglio dei risultati ottenuti con il tiro al fucile:

Dal Libretto personale, la pagina che riporta i risultati ottenuti durante le lezioni di tiro al fucile.

Tacchetti in una foto datata Maggio 1942

In Liguria  il 58° Reggimento Fanteria, come si legge nel sito del Regio Esercito,  “svolgeva compiti di difesa costiera”. Durante la permanenza a Genova Tacchetti continua a dedicarsi alla musica e ad esercitarsi non appena il servizio di leva lo consente, studiando in particolare al Conservatorio con il maestro Mario Barbieri, già importante musicologo e compositore.

Da questo momento fino al mese di ottobre del 1942 manca il carteggio tra Natalino e Gina, che riprende con una lettera del 15/11/1942 indirizzata “Al Fante Tacchetti Natalino, 58 Reg. Fanteria 11 Compagnia Mortai da 81”. Questa lettera è storicamente rilevante perché Gina scrive di aver sentito alla radio notizie relative ai bombardamenti che hanno colpito Milano, Torino e Genova alla fine del mese di ottobre, e si dice preoccupata per l’incolumità di Natalino che si trova nella città ligure. I bombardamenti cui si riferisce Gina nella lettera sono quelli del 22 e 23 ottobre 1942.

Tacchetti raccontava spesso un drammatico avvenimento legato ai bombardamenti del 1942 a Genova, di cui fu testimone. Il 23 ottobre a Genova, di sera, suonò la sirena di allarme antiaereo. La popolazione, colta dal panico anche a causa dei massicci bombardamenti del giorno precedente, si riversò nei rifugi antiaerei. Nei pressi di Porta Soprana, in particolare, una moltitudine si ammassò all’ingresso della Galleria delle Grazie, dove alcuni soldati avrebbero dovuto aprire i cancelli per permettervi l’accesso. Ma i cancelli quella sera non si aprirono, e la gente ignara e spaventata si accalcò lungo una ripida scalinata senza via di fuga, con la folla che premeva schiacciando le persone che si trovavano davanti. Quando la compagnia di Tacchetti arrivò, chiamata per l’emergenza, trovò la gente accalcata all’imbocco della galleria, con le persone ridotte in fin di vita schiacciate orribilmente contro i cancelli. Ogniqualvolta ricordava questo episodio, il volto di Natalino si faceva cupo e lo sguardo lontano, come se la scena si ripresentasse ai suoi occhi. “E’ stata la scena più terribile che abbia visto in vita mia” ripeteva, commuovendosi. In quell’occasione persero la vita 354 persone, tra cui molti bambini.

A distanza di molti anni, nel mese di novembre del 2017, sono stato a Genova e ho raggiunto Porta Soprana. Ho parlato con alcune persone del posto chiedendo della Galleria delle Grazie, ma alcuni erano troppo giovani, altri ne avevano solo sentito parlare. Alcuni tuttavia mi hanno raccontato che i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno letteralmente cambiato il volto della città: molti degli ingressi alle vecchie gallerie antiaeree sono stati chiusi dopo la guerra, e nuovi edifici costruiti, per cui nessuno ha saputo dirmi con precisione dove si trovasse l’ingresso del rifugio. E’ comunque presente, su uno dei muri di Porta Soprana, una targa a memoria di quel drammatico giorno, che così riporta:

Targa a ricordo della tragedia della galleria delle Grazie, posta sul muro interno di Porta Soprana.

Altre due targhe poste vicino alla precedente, poste dal Comune di Genova e dai cittadini del quartiere di Porta Soprana.

Genova, Porta Soprana

 

Tornando alla lettera citata in precedenza, Gina racconta a Natalino di essere stata al “cinematografo Berico” (uno dei primi a Vicenza, oggi abbattuto) per assistere ad un cortometraggio dell’Istituto Luce dal titolo “La barbarie britannica”, relativo proprio ai bombardamenti aerei dell’ottobre 1942 a Genova e Milano. Grazie alla rete abbiamo oggi la possibilità, a distanza di quasi 80 anni, di rivedere quello stesso filmato (Giornale Luce C0294).

La lettera termina con la preoccupazione di Gina per una probabile partenza di Natalino per il fronte in Africa.

Quest’ultimo timore risulterà infondato, tuttavia anziché in Tunisia la Compagnia Mortai da 81 verrà spedita in territorio francese, nei pressi di Tolone. Questo spostamento rientrava nell’ambito dell’operazione di guerra nota come “Operazione Anton”, voluta da Hitler per contrastare lo sbarco degli Alleati in Algeria e Marocco,  e concretizzatasi con l’occupazione da parte di truppe tedesche e del Regio Esercito delle aree metropolitane della Francia Meridionale.

L’obiettivo dell’operazione era la cattura, intatta, della flotta francese nel porto di Tolone. Tuttavia, con un espediente, il comandante navale francese riuscì a far allontanare le navi per poi autoaffondarle, con lo scopo di evitarne la cattura. Questo episodio viene ripreso diffusamente dalla stampa dell’epoca e dalle radio, in base a quanto racconta Gina in una lettera del 2 dicembre, riprendendo le parole di Natalino che a sua volta le raccomanda di “non preoccuparsi delle notizie da Tolone perché il 58° Fanteria si trova in una zona sicura”.

In una lettera precedente, datata 11 novembre 1942, Gina si dice dispiaciuta perché Natalino la avverte che “non riuscirà a scrivere ogni giorno” dato che in Francia “mancano i bolli italiani e le cartoline“.

Dagli scambi epistolari si apprendono alcune regole entrate in vigore relativamente alla spedizione di corrispondenza e pacchi. Il 20 dicembre ad esempio Gina scrive a Natalino che “per Posta Militare è stato istituito il veto di spedire stampe e giornali, e quelli che volevo mandarti sono stati requisiti“. Dalla medesima lettera si evince inoltre che i civili potevano spedire ai loro cari al fronte non più di un pacco al mese, non superiore ai 2 kg e obbligatoriamente accompagnato da uno “scontrino” che il soldato doveva a sua volta spedire preventivamente, il tutto ovviamente per motivi di sicurezza. Era capitato infatti che un pacco che Gina voleva mandare a Natalino fosse stato respinto alle poste perché non accompagnato dallo “scontrino”.

Trascorso il Natale, inizia una altro anno di guerra. L’8 gennaio 1943 Gina scrive a Natalino che finalmente riuscirà a spedirgli “quaderni a righe, carta, busta dei dolci, bottiglietta d’inchiostro per la stilografica“, avendo ricevuto il suo “scontrino” in una precedente lettera.  Dice inoltre che avrebbe voluto mandargli un regalo per Natale, ma non ne ha avuto la possibilità a causa delle già note difficoltà con le Poste: “Ho chiesto anche allo zio Gino, cioè al marito di mia zia Rosina, che come sai è in Ferrovia al reparto pacchi, ma anche lui mi ha detto che non c’è niente da fare, e che da quando c’è la Posta Militare molti pacchi non partono”. Proverà comunque a mandargli un libro con un metodo per pianoforte, acquistato da Balboani (storico negozio di musica di Vicenza, che si trovava in Piazza dei Signori fino ai primi anni 80, n.d.r.), come regalo per l’Epifania. Per la prima volta parla della necessità che avranno di “acquistare un pianoforte“, e per questo “servirà mettere via un po’ di soldi“.  Gina si scusa infine per la qualità della carta, ma “la carta bella per scrivere lettere scarseggia“.

La lettera successiva, datata 19 gennaio 1943, è importante perché Gina ringrazia Natalino di un tango dal titolo “Attendimi” composto per lei, del quale riceve il testo e “non vede l’ora di ascoltare la musica”. E’ questo il primo riscontro di una composizione di Tacchetti. Inoltre Gina chiede a Natalino se in Francia riescono a ricevere la radio italiana perché, in tal caso, potrebbe “mandargli dei saluti radiofonici“. In pratica, un’antesignana delle dediche di “Radio Cuore”! Nella stessa lettera Gina riporta la notizia ricevuta da Natalino secondo la quale il 58° Fanteria si muoverà dalla Francia per tornare in Italia. Arriveranno a Ventimiglia e da lì si faranno i convogli per spostarsi presumibilmente tra la Calabria e la Lucania.

In realtà la compagnia di Tacchetti verrà trasferita a Zagarolo, vicino a Roma. Come riporta infatti il sito del Regio Esercito, il 58° Reggimento Fanteria, “rientrato in territorio metropolitano, viene schierato a protezione delle vie di accesso alla capitale”.  In una lettera del 26 gennaio 1943 si legge che Natalino, nel nuovo paese in cui sono insediati, trova un pianoforte con cui ha la possibilità di studiare ed esercitarsi, e inizia inoltre a dirigere un coro militare. In una successiva lettera del 16 febbraio, Gina infatti scrive:”Ho ricevuto proprio oggi la tua fotografia, non puoi nemmeno immaginare con quanta gioia!“. Si tratta di una foto che ritrae Tacchetti mentre dirige il coro, nella piazza centrale di Zagarolo. Sul retro della fotografia è riportato:

“Zagarolo, 7-2-43 XXI

Alla mia fanciulla adorata”

Tacchetti dirige il coro militare a Zagarolo, 7 febbraio 1943.

 

Da una lettera di pochi giorni dopo, datata 19 febbraio, si legge che Tacchetti si è spostato a Palestrina con il compito di formare una piccola orchestra militare per la quale poi preparerà e arrangerà i brani da eseguire, in attesa di entrare a far parte della Banda Reggimentale a Roma. Nel frattempo Tacchetti scrive anche una Messa della quale purtroppo non è rimasta traccia. A proposito del suo trasferimento a Palestrina, Gina scrive:”Sento che ora ti trovi un po’ disorientato, nel nuovo ambiente, ma che hai capito che starai meglio per tante altre cose.”

In una lettera di Gina del 26 febbraio si legge:”Sento pure che domenica sei ritornato a Zagarolo a salutare i tuoi vecchi amici che ti hanno accolto con gioia sincera, così come l’arciprete e il cappellano militare, e che hai subito ricevuto un invito a pranzo! Ho sentito pure che i tuoi vecchi ufficiali continuano a far pratiche perché vogliono a tutti i costi farti ritornare a Zagarolo nella tua vecchia compagnia..“. E l’1 marzo:”Ho ricevuto stamane un tuo biglietto postale dove mi dici che sei stato a Roma assieme a degli altri compagni e che hai fatto un po’ da guida, e dato che ti trovavi a Roma hai speso cento lire in libri che ti occorrono per lo studio.

Tacchetti infatti, in attesa di entrare nella Reggimentale a Roma per ricoprire il ruolo di trombone a tiro, continua a studiare ed in particolare ad esercitarsi al piano, tanto che nella piccola orchestra appena formata suona proprio il pianoforte:”Mi hai detto che pure lì nella nuova compagnia ti stai creando un ambiente molto buono, e godi della simpatia sincera dei tuoi camerati e superiori. Sento pure che il trombone non ce l’hai ancora perché non si decidono a mandarti a Roma, ma che a te non importa più di tanto perché ora nell’orchestrina ci sei come pianista, e hai maggiore soddisfazione.

Da questo momento c’è un altro “buco” di corrispondenza, fino al 13 agosto 1943. Durante il periodo di vuoto epistolare sappiamo comunque che Tacchetti è ritornato a Roma, ingaggiato finalmente nella Banda Reggimentale, riprendendo a frequentare l’Accademia Musicale per approfondire in particolare lo studio del pianoforte.

Il 13 agosto Gina scrive a Natalino una lettera che termina così:”Appena tornata (da Campogrosso, n.d.r.) ho sentito che hanno bombardato Roma, e allora di volata sono andata alla Posta e ti ho inviato un telegramma che spero avrai già ricevuto. Ad ogni modo ti invio questa mia lettera per espresso, così appena riceverai o il telegramma o l’espresso mi risponderai subito“. Natalino quel giorno si rifugerà in un bunker antiaereo, rimanendo incolume.

Busta contenente la lettera di Gina del 13 agosto 1943, che tratta del bombardamento di Roma (come riportato più tardi sulla medesima busta da Tacchetti).

 

Il bombardamento del 13 agosto cui si riferisce Gina è quello passato alla storia come il secondo bombardamento di Roma“, dopo quello del 19 luglio. In quell’occasione Papa Pio XII (Papa Pacelli) si reca tra la folla e il giorno dopo, il 14 agosto 1943, il governo Badoglio – subentrato a Mussolini dopo le “dimissioni” del 25 luglio, data che sancisce la caduta del fascismo in Italia -dichiara Roma “Città aperta”.

“L’espressione città aperta si riferisce ad una città ceduta alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo di evitarne la distruzione, in virtù dell’interesse storico e culturale della stessa, e del consistente numero di civili” (fonte Wikipedia).

Come riporta il sito dell’Archivio Luce (www.archivioluce.com), “il giorno successivo (al bombardamento, il 14 agosto, n.d.r.) il governo Badoglio, con l’intermediazione della Santa Sede e il canale diplomatico dei paesi neutrali, Svizzera e Portogallo, comunicò ai governi di Londra e Washington che Roma sarebbe stata considerata città aperta. Il Comando Supremo italiano ordinò immediatamente alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in nessun modo in caso di passaggio aereo nemico sulla città e si impegnò a trasferire gli stabilimenti militari e le fabbriche di armi e munizioni, e a non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, né di smistamento, né di carico o scarico, né di deposito. La dichiarazione non impegnava tuttavia in alcun modo l’esercito tedesco: fu questo il principale motivo per cui, fino al 4 giugno 1944, Roma venne comunque fatta bersaglio di molti altri bombardamenti, compreso quello sulla Città del Vaticano del novembre 1943.

Le conseguenze di questi avvenimenti cominciano a ripercuotersi anche nelle istituzioni culturali e nei programmi di studio. In una lettera del 29 agosto Gina fa riferimento ad un “pezzettino di giornale dove c’è scritto il cambiamento di nome della tua Accademia musicale”. Lo stesso giornale inoltre riporta che “gli esami alle Università, alle Accademie e ai Conservatori di Musica si terranno non oltre il sedici di settembre”. Dice che altri pezzi di giornale avrebbe voluto mandarglieli, ma non li trova più perché “tu sai che a casa mia tutta la carta va bene per incollare, così si vede che hanno adoperato anche quella..“! I giornali riportano inoltre che “adesso che Roma è stata dichiarata Città aperta, voi soldati vi manderanno tutti via da lì, ed è molto probabile che vi mandino in su […]“.

Il 30 agosto 1943 Gina scrive a Natalino una lettera nella quale esprime il suo timore perché “l’estate sta volgendo al termine e forse avremo ancora un altro inverno di guerra.“. Sono ormai due anni che Tacchetti è militare, e questa sarà l’ultima lettera che riceverà da Gina. Gli eventi dell’8 settembre 1943 si riveleranno decisivi per le sorti dell’Italia, ma cambieranno anche il corso della loro storia.

Articolo successivo: I Luoghi e la storia – 3. Dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra

I luoghi e la storia – 1. Accademia Musicale di Roma

Il primo insegnante di musica di Natalino Tacchetti è il maestro Michele Baudino,  direttore negli anni ’30 della Banda del Patronato Leone XIII di Vicenza. E’ anche grazie a lui che Tacchetti impara a suonare il bombardino, e nel 1933 entra a far parte della banda degli avanguardisti.

Maestro Michele Baudino (Arch. A. Allievi Patronato Leone XIII, Vicenza)

Nel 1935, presso il Patronato Leone XIII, viene indetto un concorso per entrare all’Accademia Musicale della Farnesina a Roma. Tacchetti si candida e alla prova suona bene, ma è secondo nella graduatoria finale, mentre solo il primo classificato può accedere all’Accademia. Tuttavia, poco prima della partenza, il vincitore del concorso rinuncia al trasferimento a Roma e a Tacchetti viene chiesto se è interessato a sostituirlo. La risposta si può immaginare, e da quel momento inizia la storia musicale di Tacchetti.

Nel 1935 l’Italia è in pieno fervore fascista. Vige l’organizzazione giovanile istituita nel 1926 con il nome di Opera Nazionale Balilla (spesso abbreviata con la sigla O.N.B.), soppressa nel 1937 per confluire nella G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) istituita per volontà del Duce con il R. D. L. 27 ottobre 1937-xv, n. 1839.

L’Accademia della G.I.L. (nota anche come Accademia della Farnesina) era situata a Roma presso il Foro Mussolini (oggi Foro Italico), e venne inaugurata solennemente il 5 febbraio 1928 alla presenza del Duce. Era un istituto superiore, riconosciuto con R. D. L. 28 agosto 1931, n. 1227, suddiviso in base alle diverse discipline, comprendendo: l’accademia di Educazione Fisica, l’accademia di Scherma, l’accademia di Musica e il collegio “Littorio” della G.I.L. (scuola media pareggiata di tipo magistrale).

L’allora Foro Mussolini corrisponde oggi al Foro Italico, quartiere sportivo che ospita tra le altre cose lo Stadio Olimpico e i campi da tennis in cui si svolgono gli Internazionali d’Italia. L’edificio in cui aveva sede l’Accademia si trova in riva al Tevere, non lontano da Ponte Milvio, ed è il palazzo che oggi ospita la sede del C.O.N.I.

Il palazzo dove sorgeva l’Accademia di Musica, ora sede del CONI, al Foro Italico. Sullo sfondo, sulla destra della foto, si vede spuntare l’obelisco voluto da Mussolini nel 1932 e tuttora esistente.

Sul retro dell’edificio si trova lo Stadio dei Marmi, oggi intitolato a Pietro Mennea. Tacchetti lo nominava spesso quando ricordava i suoi anni trascorsi a Roma, perché nella pista d’atletica dello stadio si svolgevano le lezioni di educazione fisica, mentre nella zona di Ponte Milvio (oggi reso celebre dai lucchetti d’amore del film “Ho voglia di te”) trascorreva parte delle ore libere e di riposo.

Stadio dei Marmi. Sullo sfondo il palazzo del CONI.

Dettaglio dello Stadio dei Marmi, oggi dedicato a Pietro Mennea.

Ponte Milvio

Le categorie nelle quali dai 6 ai 21 anni venivano inquadrati i giovani di ambo i sessi erano suddivise per fascia d’età: Figli della lupa (maschi e femmine) fino ai 7 anni; Balilla, dagli 8 ai 10; Balilla moschettieri, dagli 11 ai 12; Avanguardisti, dai 13 ai 14; Avanguardisti moschettieri, dai 15 ai 16; Giovani fascisti, dai 17 ai 21 anni. Per le ragazze: Piccole italiane, dagli 8 ai 13; Giovani italiane, dai 14 ai 17; Giovani fasciste, dal 17° anno sino all’età in cui passavano ai Fasci femminili. Tacchetti nel 1935 ha 13 anni (ne compirà 14 il 24 dicembre dello stesso anno), per cui entra in Accademia come avanguardista.

In accademia vigeva la disciplina militare, e la vita si alternava tra lezioni, esercitazioni pratiche, sport e studio. L’Accademia di Musica in particolare aveva lo scopo di preparare i maestri di banda e di canto corale, e integrava la legione allievi della G.I.L. con uno scelto e stabile complesso bandistico, di cui Tacchetti faceva parte. L’attività musicale aveva grandissima importanza ai fini della formazione della gioventù, e anche al di fuori dell’Accademia di Musica la G. I. L. curava assiduamente la cultura musicale dei suoi iscritti, sviluppando l’attività musicale collettiva con l’istituzione di complessi bandistici, orchestrali e corali.

Il corso di studi in accademia era suddiviso in un “periodo inferiore” di 4 anni, e in un successivo biennio superiore, per un totale di 6 anni.

In Accademia Tacchetti ha l’opportunità di studiare con dei veri giganti della musica, seguendo in particolare le lezioni di Armonia con il maestro Vincenzo Di Donato – che qualche anno dopo lo aiuterà a tornare a Vicenza -, e quelle di Contrappunto tenute dall’allora giovane maestro Carlo Maria Giulini.

Tacchetti inizia il primo anno di studi nel 1935-36. Il quarto corrisponde all’anno scolastico 1938-39, di cui abbiamo un vero e proprio “reperto”: il “Foglio informativo dell’allievo” relativo al terzo trimestre. Nelle “Annotazioni del Comandante” è riportato:”Ottimo sotto tutti i punti di vista. Si applica con grande volontà e convinzione in tutte le manifestazioni di vita dell’Accademia.” Viene promosso con la media dell’8 (i voti più alti: 10 in “Cultura musicale generale” e “Armonia principale”, il voto più basso: 6 in.. educazione fisica!). Con una nota a margine è riportato:”Ammesso al Corso superiore“.

Il Foglio informativo dell’allievo relativo all’anno scolastico 1938-39. L’Accademia di Musica della G.I.L. era pareggiata a Conservatorio.

Retro del foglio informativo dell’allievo, con riportate le “Annotazioni del Comandante”

Risale proprio al 1938 un evento storico che Tacchetti ricordava spesso nei suoi racconti legati al periodo degli studi a Roma. Si tratta della visita di Hitler in Italia dal 3 al 9 maggio 1938 durante la quale, nella giornata di venerdì 6 maggio, si svolge una  sfarzosa parata militare in Via dei Trionfi (l’attuale Via San Gregorio). Questa data è tra l’altro ripresa nel film di Ettore Scola “Una giornata particolare“, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

In occasione della visita del Führer i ragazzi dell’accademia musicale sono chiamati a suonare durante la parata, sfilando con i loro strumenti nella strada che porta dal Circo Massimo all’Arco di Costantino e al Colosseo. Tacchetti, con il suo proverbiale umorismo, raccontava spesso un aneddoto che contrasta con la solennità dell’evento: “Quel giorno la delegazione con Hitler e Mussolini non arrivava mai, e noi dovemmo aspettare per ore prima di poter iniziare la sfilata. Un mio compagno, che suonava il trombone, non ne poteva più e gli scappava la pipì. Alla fine non riuscì a resistere: si nascose il più possibile e orinò nella campana del trombone! [parte anteriore più larga dello strumento, n.d.r]”.

Della visita di Hitler a Roma ci sono in rete alcuni interessanti documenti dell’Istituto Luce. Di seguito ne segnalo due, di cui il primo descrive in modo chiaro l’intero periodo della visita (comprendendo quindi anche la giornata a Napoli), mentre il secondo – sempre dell’Istituto Luce ma pubblicato dal sito francese www.atelierdesarchives.com – è molto più specifico per la sfilata in Via dei Trionfi del 6 maggio.

Nel primo documento è interessante segnalare il minuto 7:33, in cui si vede sfilare una banda per pochi secondi; ma è soprattutto nel secondo filmato, al minuto 2:59, che si vedono dei ragazzi in calzoncini corti che corrono suonando trombe e tromboni. E’ purtroppo difficile dire se proprio in quel gruppo ci sia Tacchetti, ma considerata l’età dei ragazzi e il fatto che – per la stessa descrizione del cronista – si tratta delle formazioni della G.I.L., è molto probabile che in quel gruppo ci sia anche Natalino.

A poco più di un anno di distanza da quell’evento, l’1 settembre 1939, la Germania invaderà la Polonia dando di fatto inizio alla Seconda Guerra Mondiale. L’anno successivo, il 10 giugno del 1940, anche l’Italia entra in guerra.

Tacchetti deve frequentare il secondo anno del biennio per il diploma in trombone, e per questo motivo non viene chiamato alle armi. Nel Foglio Matricolare, che Tacchetti ha tenuto, si legge con data 27/06/1940:

“Soldato di leva del 1921, Distretto Militare di Vicenza e lasciato in congedo illim. provv. [..] per il titolo di cui all’art. 85 N° 3 del vigente testo unico delle leggi sul reclutamento del R. Esercito”.

In un successivo passaggio, in cui il testo risulta sbiadito dal tempo, con data 8 gennaio 1941, si legge:“Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio, per gli iscritti al 6° anno del Corso Trombone Basso, in applicazione dell’art. del T.U. delle leggi sul Recl. del R. Esercito”.

Particolare del foglio matricolare. Nella parte centrale, anche se sbiadita dal tempo, è riportata l’ammissione al ritardo del servizio militare per motivi di studio

Il 15 maggio del 1941 termina il biennio superiore Tacchetti si diploma in Trombone con voti che vanno dall’8 al 10 in Canto Corale, Storia della Musica e naturalmente nel Corso Principale di Trombone. Anche di quest’ultimo anno di studi si è salvata la pagella scolastica:

Pagella dell’anno scolastico 1940-41

Retro della pagella scolastica in cui si attesta che Natalino Tacchetti “è stato diplomato in trombone”, in data 15 maggio 1941

Terminati gli studi con il diploma, Tacchetti sarà chiamato alle armi l’11 novembre 1941.

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Composizioni – 1. Presentazione

In un’intervista rilasciata nel 1986, alla richiesta della giornalista se si identificasse di più con l’insegnante o con il compositore, Tacchetti risponde:”L’insegnamento della musica comprende vari rami: principalmente insegno composizione e pianoforte. Tutti possiamo imparare a comporre non tanto per fare musica quanto per capire come è fatta la musica.” E alla successiva domanda su quali siano le caratteristiche della sua musica, afferma:”E’ il mio linguaggio musicale che si colloca nel XX secolo, con particolare inclinazione per la melodia.”

Tacchetti ha completato gli studi della composizione con Arrigo Pedrollo, che di lui diceva:”E’ un uomo libero e inquieto, simpatico, formidabile anche per il suo contagioso ottimismo”. E’ stato amico del maestro Girotto, il sapiente dodecafonista vicentino, e con lui ha vissuto le difficoltà della musica contemporanea. Bepi De Marzi, suo allievo, scrive:”Ha sempre creduto e crede nell’armonia, nella buona melodia, nella cantabilità senza fingimenti”.

A Roma, durante la guerra, studia con il maestro Vincenzo Di Donato, assimilando i dettami compositivi propri del XX secolo. Influenzato anche dallo stile di grandi musicisti di allora come Goffredo Petrassi (di Zagarolo, vicino a Roma, dove Tacchetti stanzierà per un breve periodo durante la guerra) e Gian Francesco Malipiero (ai quali dedicherà alcune delle sue conferenze per ribadirne l’importanza nell’ambito della musica del secolo scorso), la musica di Tacchetti è prevalentemente orientata alla dodecafonia e all’atonalità, mantenendo tuttavia sempre un occhio di riguardo alla melodia. Si può dire che è musica a tratti “onirica”, evocativa, talora anche dura e difficile all’ascolto per un orecchio non preparato.

Le composizioni di Tacchetti (se ne contano circa duecento di diversi generi e durata, dal piano solo all’organo, ai pezzi per i più svariati organici) risalgono ad un arco di tempo che va dagli anni ’40 alle soglie del nuovo millennio. Oltre alle composizioni, si contano decine di trascrizioni per banda e orchestra destinate all’esecuzione in concerto.

Durante l’intervento di commemorazione tenuto presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza il 23 novembre 2019, in occasione dell’intitolazione di un’aula studio a Tacchetti, il maestro Alessandro Padoan così ne ha riassunto l’attività di compositore:

“Si può dire che le lezioni di Vincenzo di Donato prima e di Arrigo Pedrollo poi abbiano lasciato in lui una profondissima passione nei confronti della scrittura musicale, sia sotto forma di trascrizioni di opere altrui, sia sotto forma di composizioni originali per vari organici. Grazie alla meritoria opera di riordino e inventariazione compiuta in questi anni dal nipote Carlo, siamo in grado di contare oggi più di duecento opere, fra originali e trascrizioni, del maestro Tacchetti: due Balletti, rappresentati all’Olimpico e al Teatro Astra di Bassano, pezzi per pianoforte, per voce e organo, per trio di trombe, per quartetto di ottoni, per tromba e pianoforte, per violino e pianoforte, per orchestra, oltre a brani vocali. Tacchetti amava divertirsi con l’armonia, di cui era profondo conoscitore, con il contrappunto, con la dodecafonia, con la politonalità: era estremamente curioso di tutto ciò che poteva sperimentare e conoscere nei più diversi stili. Poiché manca ad oggi uno studio della sua opera, auspico che in questo Conservatorio «Pedrollo» di Vicenza, studenti di Triennio o Biennio scelgano di elaborare tesi di laurea dedicate alle sue composizioni, e che insegnanti e studenti si possano dedicare allo studio e all’esecuzione in concerto di sue composizioni, che meriterebbero di essere più conosciute.”

Per concludere questa introduzione, riportiamo il pensiero della prof.ssa Linda Magaraggia su cosa la Composizione rappresentasse per il maestro Tacchetti:

“[..] Giusto oggi parlavo con il papà di un allievo ora mio, una volta del maestro, e dicevo che secondo me per lui la composizione era la ‘porticina’ della sua anima. Io per molto tempo non sono riuscita a capire perché mai il maestro non pubblicasse le sue musiche, non le facesse conoscere di più e non le divulgasse maggiormente e gli dicevo:”Ma scusi, possibile che di questi pacchi di musica a lei non salti in mente di farne qualcosa?” E lui mi rispondeva:”Veramente no. Io scrivo, partecipo ai concorsi, mi diverto. A proposito: vuoi sentire qualcosa?” E allora si sedeva, e suonava. E io vedevo in quel preciso momento – pur dispiacendomi che non aprisse di più agli altri questa sua capacità compositiva che era eccellente – che quella era proprio la sua parte personalissima, uno spazio di privata introspezione, e allora non ho più insistito.

Sempre a proposito della composizione, un giorno gli chiesi:”Scusi maestro, ma lei con tutte quelle attività che svolgeva da giovane, e successivamente quando ha avuto le sue tre figlie molto presto, dovendo oltretutto scorrazzare di qua e di là per fare di tutto, per vivere – se è difficile oggi fare i musicisti, possiamo immaginare la difficoltà di anni fa -, quand’è che trovava il tempo di scrivere?”. E mi rispose:”E’ molto semplice: la Gianna – la figlia maggiore, o la ‘primogenita’ come la chiamava lui – piangeva spesso. Allora io me la sedevo sulle ginocchia, facevo un cavalluccio, e intanto scrivevo musica.” E a me è piaciuta tanto questa immagine: ho chiesto conferma alla moglie Gina che mi ha detto di sì, che è vero!”

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Composizioni – 2. Gli inizi

Innanzitutto una curiosità: l’attività di compositore di Tacchetti inizia presto, durante gli studi a Roma, quando scrive una canzone (un tango dal titolo “Attendimi”) dedicata alla futura moglie Gina! Di questa abbiamo testimonianza in una lettera di Gina a Natalino, nella quale si fa riferimento anche ad una seconda canzone scritta in questo caso per il Capitano della Compagnia (mortai da 81, 58° Reggimento Fanteria) “che ne è rimasto soddisfatissimo”. Purtroppo di questi brani non è rimasta traccia.

Le vere composizioni iniziano tuttavia un po’ dopo, negli anni ’40. Nel 1944 Tacchetti scrive una “Messa in Festivitate Corporis Domini (a due voci pari con accompagnamento d’organo)”, nella cui ultima pagina di partitura è riportato il “placet” all’esecuzione del Mons. Ernesto Dalla Libera. Si legge infatti testualmente:”Approvato per l’esecuzione, Ernesto Dalla Libera, Vicenza 6 VII ’44“. Bisogna ricordare che in quel periodo Mons. Dalla Libera (già allievo di Gianfrancesco Malipiero), sacerdote organista e compositore, era considerato un’istituzione nel campo della musica sacra e del Gregoriano, e Tacchetti lo frequentava per migliorare e affinare la propria tecnica compositiva.

Copertina della Messa in Festivitate Corporis Domini, 6 luglio 1944

Dettaglio dell’ultima pagina della partitura, con l’approvazione all’esecuzione autografata da Mons. Ernesto Dalla Libera

 

In due articoli tratti rispettivamente dal Giornale di Vicenza del 1 giugno 1952 a firma di Effetì, e dal Gazzettino del 2 giugno 1952 a firma di Guido Cogo, troviamo invece traccia di una trascrizione di Tacchetti preparata (ed eseguita al pianoforte) in occasione di uno spettacolo di danze classiche della scuola diretta da Vanna Busolini (prima ballerina al Teatro alla Scala di Milano, e maestra di danza a Vicenza), rappresentato al Teatro Olimpico. Nel Giornale di Vicenza si legge:

Fanciulle come sogni sulle sette vie di Tebe

Una voce di soprano, un organo, un pianoforte. Così la musica iersera ha tessuto un ricamo di sogni sulla scena dell’Olimpico ove, all’ondeggiare armonico dei suoni, creature danzanti scaturivano, quasi fantasmi di fantasia rapita o, meglio, di segreta fluttuante poesia. [..]

La “ben modulata” voce di soprano appartiene a Corinna Dal Maso, che “faceva espandere le ispirate melodicità di Bizet e Gounod“. Per un approfondimento delle parti di pianoforte e organo ci avvaliamo invece dell’articolo del Gazzettino:

Realizzate nel Teatro Olimpico – Le danze classiche di Vanna Busolini

“.. E affinché lo spettacolo finisse in letizia, ecco allora ‘”Eccoci qua”, danza grottesca tratta dalla melodia di un anonimo, in una bella trascrizione del maestro Natalino Tacchetti [..]. L’esecuzione musicale è stata affidata al rendimento di un pianoforte e di un organo americano Hammond, il primo validamente affidato al maestro Natalino Tacchetti, grazie alla precisione e all’efficacia del suo temperamento musicale; l’altro magistralmente impiegato dall’organista prof. Raffaello Mingardo, uno specialista del genere.”

Ed ecco la locandina della serata:

Brochure di presentazione della serata all’Olimpico con i nomi dei protagonisti  (con Natalino Tacchetti al pianoforte)

La trascrizione di Tacchetti riportata nella brochure

Per completezza, si riporta parte della brochure in cui si annuncia la presentazione del medesimo spettacolo ad un Festival di Danza che si sarebbe tenuto a Como nel mese di giugno dello stesso anno con tre brani musicali, tra i quali la trascrizione di Tacchetti:

Questa partecipazione si rivelerà particolarmente fortunata, come si evince da un terzo articolo pubblicato su un giornale di cui non è nota la testata. Si apprende infatti che “la Scuola di danza classica di Vanna Busolini, nello spettacolo al 1° Festival Delle Danze svolto a Como presso l’Arena del Teatro Sociale (Villa Olmo), su tredici scuole partecipanti d’Italia, viene insignita del primo premio, mentre nella graduatoria nazionale assoluta si aggiudica la seconda posizione.”

Nel sito dell’archivo Vajenti (utilizzando l’apposito campo di ricerca libera) è possibile trovare una selezione di fotografie di Vanna Busolini in veste di ballerina.

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Composizioni – 4. Premiazione al Concorso Vittorio Carrara

Il 10 settembre 1968, quando ancora abita in Corso Fogazzaro, di fronte alla chiesa dei Carmini a Vicenza, il maestro Tacchetti riceve il seguente comunicato dalla Casa Musicale Carrara:

“Egregio Maestro,

giovedì 5 c. m., presso la sede del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra in Milano (viale Gorizia 5), si è riunita la Giuria del Primo Concorso “Vittorio Carrara” di musiche per organo ed armonio, composta dei Maestri Luigi Picchi, Sandro Dalla Libera e Ireneo Fuser.

Abbiamo il piacere di comunicarLe che detta Giuria ha accettato per la pubblicazione il Suo pezzo contrassegnato col motto:

Oremus et adoremus – 1 (Elegia)

Mentre ci congratuliamo per la meritata affermazione, distintamente La ossequiamo,

(seguono le firme dei dirigenti della Casa Musicale Carrara, ndr)”

Ed ecco la lettera originale:

Lettera della Casa Musicale Carrara attestante la premiazione dell'”Elegia” per organo composta dal maestro Tacchetti

La Casa Musicale Carrara è una casa editrice con sede a Bergamo e tuttora in attività, specializzata nella produzione di musica sacra e liturgica.

La premiazione è relativa al primo concorso in assoluto indetto dalla stessa casa editrice, e riguarda il primo dei tre pezzi per “organo o armonio” (come riportato sul manoscritto originale del maestro Tacchetti) composti con titolo “Oremus et adoremus”. I pezzi sono: 1) Elegia; 2) Offertorio; 3) Preludio.

Frontespizio originale dell’opera “Oremus te Adoremus”. E’ evidenziata l’Elegia, oggetto del premio.

Prime battute del manoscritto originale dell’Elegia

La composizione risale in realtà al 1961 (nel manoscritto originale è riportato “Vicenza 21 settembre 1961”, con la firma dell’autore), e dello stesso pezzo Tacchetti effettua una trascrizione per “voce e organo (o pianoforte)”, di cui si riportano di seguito le prime battute:

 

Presso il sito delle Edizioni Carrara, è tuttora disponibile una Antologia per organo di autori classici e contemporanei comprendente l’Elegia di Tacchetti premiata nel 1968.

 

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