I luoghi e la storia – 3. Dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra

I bombardamenti di Roma del luglio 1943, e la caduta del fascismo dello stesso mese, sanciscono il tracollo per l’Italia. Le sorti della guerra sono ormai segnate e Badoglio, dopo una convulsa fase di trattative, il 3 settembre firma l’armistizio con gli Alleati a Cassibile, in Sicilia. Nel timore di ritorsioni da parte dell’esercito tedesco, Badoglio è restio a divulgare subito la notizia, nonostante le forti pressioni del comandante supremo alleato Eisenhower. Spazientito dal tergiversare italiano nel proclamare la resa, sarà quest’ultimo ad annunciare infine l’armistizio alle h. 17.30 dell’8 settembre 1943 ai microfoni di Radio Algeri, cui seguirà la lettura del proclama da parte di Badoglio un’ora più tardi, con uno dei testi più noti ed emblematici della nostra storia nazionale:

“Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”

Il 9 settembre 1943 Badoglio, il Re Vittorio Emanuele III e il figlio Umberto fuggono  dapprima a Pescara e quindi a Brindisi. Di fatto l’Italia è divisa in due: al sud nasce il Regno del Sud, mentre il centro e il nord confluiranno, di lì a poche settimane, nella neonata Repubblica Sociale Italiana (altrimenti nota come Repubblica di Salò), ancora una volta sotto il governo di Benito Mussolini.

Nel periodo che intercorre tra la destituzione del Duce e il proclama dell’armistizio (interpretato strumentalmente come un atto di “tradimento dell’alleanza” da parte tedesca), l’esercito di Hitler ha intanto il tempo di organizzare l’occupazione del suolo italiano (Operazione Achse). Il 9 settembre i tedeschi provano ad entrare a Roma, ma si scontrano con un tentativo di difesa da parte di alcune divisioni del Regio Esercito, rimasto nel frattempo senza guida, e di molti civili. La difesa di Roma dura appena due giorni e nelle file di ciò che rimane dell’esercito è presente anche Tacchetti, come si evince dagli eventi registrati nel Foglio Matricolare (ultimo evento registrato, che si aggiunge alle operazioni di guerra in Francia e in Liguria):

Foglio Matricolare – Elenco delle operazioni di guerra cui Tacchetti ha partecipato. L’ultimo punto riguarda la difesa di Roma, il 9 e 10 settembre 1943.

Il pomeriggio del 10 settembre la resistenza viene travolta nei pressi di Porta San Paolo, e la capitale è in mano ai tedeschi. Nei giorni successivi in tutta Italia decine di migliaia di soldati italiani, colti di sorpresa e privi di comando, vengono fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento tedeschi. Il Regio Esercito è di fatto destituito, e da questo momento gran parte dei soldati tentano di tornare alle loro case.

Per chiarire cosa sta accadendo in questo particolare momento storico, si riporta parte di un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore nell’agosto del 2008 a firma di Marco Innocenti:

Tutti a casa.

Il 9 settembre [1943] al Quirinale non c’è più nessuno, nemmeno i carabinieri. L’Italia reagisce come da copione e va a fondo. L’esercito si sfalda. Le prime colonne di soldati catturati dalla Wehrmacht vengono avviate alle stazioni ferroviarie con destinazione i lager tedeschi. Chi riesce butta la divisa e se ne va, in un fuggi fuggi generale verso casa. Le strade si riempiono di sbandati che ricordano un gregge disfatto. La gente dà loro abiti borghesi e da mangiare, aiutandoli con il cuore e con la borsa. Molti, però, non ce la fanno. La Wehrmacht si muove come sa, rastrella, intercetta i fuggiaschi, piomba sui pochi reparti che non si sono arresi e fa centinaia di migliaia di prigionieri sparando pochi colpi, ma sparandoli con ferocia. […] Un esercito in piena guerra si dissolve in poche ore. «Basta», perché la pelle innanzitutto, perché i capi sono fuggiti, non c’è un ufficiale a dare un ordine e la guerra è perduta. Si sciolgono un esercito, un Paese, una generazione, un mondo. Tutto.

Per Tacchetti la situazione volge al peggio dal momento che c’è il rischio concreto di essere catturato. Il suo insegnante di composizione Vincenzo Di Donato lo aiuta fornendogli abiti borghesi e un biglietto per tornare a casa. Siamo attorno al 15 settembre 1943. Il 21enne Tacchetti, vestito in borghese, si dirige alla Stazione Termini e sale sul primo treno con destinazione Vicenza. “Sul treno c’erano soldati tedeschi, ma non controllavano i civili” raccontava Tacchetti ricordando l’episodio.  “Giunti a Vicenza, alcuni passanti avvisano che in viale Roma (viale di fronte alla stazione, n.d.r.) una pattuglia tedesca sta controllando a tutti i documenti. Appena uscito dalla stazione svolto quindi subito a destra verso la pontara di Santa Libera e, col cuore in gola e facendo attenzione ad ogni minimo movimento, per contrada San Silvestro e Porton del Luzzo raggiungo piazzetta Santi Apostoli. Non c’è un solo tedesco lungo il percorso: finalmente sono tornato a casa”.

La Repubblica Sociale Italiana nasce nel mese di novembre del 1943. Si tratta di uno Stato provvisorio voluto da Hitler che vi pone a capo Benito Mussolini, ed è a tutti gli effetti uno stato satellite della Germania. Nonostante la guerra continui, la disgregazione del Regio Esercito – lo stesso Mussolini il 18 settembre annuncia a Radio Monaco il decadimento della Monarchia, la nascita della Repubblica, e lo scioglimento di soldati e ufficiali dal giuramento al Re – libera gli ex militari dagli obblighi di leva. Viene comunque costituito un nuovo esercito, l’Esercito Nazionale Repubblicano, formato da volontari e dalle reclute (ragazzi del 1924 e 1925 chiamati alle armi). E’ la guerra civile, con la formazione di gruppi partigiani – supportati dagli alleati – che si opporranno ai nazi-fascisti e ai repubblichini.

A Vicenza Tacchetti riprende a frequentare l’Accademia Musicale che nel frattempo viene aperta, come sezione staccata della sede di Venezia, presso il Collegio Cordellina in Contrà Santa Maria Nova (oggi sede della Scuola Media Giuriolo). Tacchetti ha ora in tasca un diploma in trombone e una buona esperienza come direttore di banda, quindi entra in Accademia in veste di insegnante (insegna trombone a coulisse, o a tiro) e per contribuire all’organizzazione della scuola. Di seguito, si riporta la prima pagina del libro “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori e appartenuto ad un allievo di Tacchetti presso il Collegio Cordellina:

Seconda pagina del libro di testo “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori nel 1944 e nello specifico presso l’Accademia di Musica del Collegio Cordellina a Vicenza. Vi si legge un verso goliardico scritto a matita presumibilmente dal proprietario del libro:”Lascia ogni speranza caro lettore, se vieni a sapere questa grigia storia, Pitagora e Zarlino pungono il core, ed infine rimane in te solo che noia. – V Canto della vita dell’Accademista”
Retro della pagina precedente, in cui è riportato il nome della scuola “Collegio Cordellina” in via Santa Maria Nova a Vicenza, dove aveva sede l’Accademia di Musica.

In questo periodo Tacchetti riprende i contatti con il maestro Arrigo Pedrollo (dopo il primo incontro avvenuto a Padova nel 1941), ma solo per breve tempo perché all’inizio del 1944, su pressioni del gruppo Marzotto che è  interessato a disporre di una scuola di musica non lontana da Valdagno, le lezioni si spostano a Trissino, presso la scuola media del paese.  “Per insegnare a Trissino partivo in bicicletta da Vicenza di buon mattino e tornavo la sera. Erano circa 60 km fra andata e ritorno, e buona parte delle strade in quel periodo erano sterrate.” raccontava spesso Tacchetti ricordando quegli anni.

Il fidanzamento tra Natalino e Gina nel frattempo si consolida. Quando sono liberi da impegni (Natalino insegna e Gina lavora saltuariamente come sarta), si incontrano e si concedono delle passeggiate nel centro di Vicenza. Di seguito una foto scattata a Vicenza nei pressi di Piazza Castello, nella primavera del 1944.

Gina e Natalino in una foto scattata nella primavera del 1944, nei pressi di Piazza Castello a Vicenza

Il 28 settembre del 1944, alle ore 7 – per scongiurare possibili bombardamenti alleati che raramente avvenivano di primo mattino -, Natalino e Gina si uniscono in matrimonio presso l’Oratorio di San Nicola a Vicenza. Di seguito l’annuncio di nozze:

Annuncio di Nozze di Natalino e Gina, Vicenza 28 settembre 1944

 

Interno dell’Oratorio di San Nicola a Vicenza, presso cui si sono sposati Gina e Natalino

 

Poesia di autore ignoto (probabilmente collega o allievo di Tacchetti) dedicata ai novelli sposi!

In quel periodo non esistevano come oggi i fotografi ingaggiati per immortalare ogni singolo istante della cerimonia, sicché purtroppo non ci è rimasta alcune fotografia di quel giorno.  Ci resta però la testimonianza di Gina, che racconta:”Al matrimonio erano presenti le nostre famiglie, gli amici, i colleghi e alcuni  studenti di Natalino. Dopo la cerimonia, in pulmino raggiungemmo Cornedo dove ci attendeva il pranzo di nozze: polenta e coradea all’osteria Dalla Mora!”.

Erano tempi duri, i soldi erano pochi e Vicenza era sotto il fuoco dei bombardamenti alleati. Il 2 aprile dello stesso anno erano stati distrutti il Teatro Verdi e il Teatro Eretenio, il 14 maggio fu colpito il centro storico nel peggior bombardamento che la città ricordi (310 tonnellate di bombe cancellarono il Duomo, il Palazzo del Vescovado, oltre a numerosi altri palazzi del centro), mentre il 17 novembre nella zona dell’aeroporto furono sganciate le famigerate bombe a spillo che provocarono più di 500 morti.

Dopo le nozze, Natalino e Gina si spostano così a Trissino, sia per sfuggire ai bombardamenti, sia per facilitare l’attività di Natalino nello stesso paese. A Trissino trovano alloggio presso una locanda. “Questa stanza di solito la usiamo per il deposito delle damigiane – ci disse la padrona – ma se ve la fate andar bene, potete restare quanto volete”, racconta Gina . Vi rimarranno per un paio di mesi, dopodiché partiranno per una nuova avventura.

I due mesi successivi soggiorneranno infatti a Borsano, paese vicino a Milano, in un piccolo albergo dove la padrona riuscirà a ricavare uno spazio da adibire a stanza in uno slargo del corridoio, dividendo le aree con lenzuola stese su di una corda appesa alle estremità. Qui restano in attesa di raggiungere la loro destinazione definitiva: il paese  di Torno, sul Lago di Como, nuova sede dell’Accademia di Musica nel frattempo passata alle dipendenze della Repubblica Sociale di Salò, dove Natalino avrebbe insegnato trombone e armonia, oltre a contribuire alla formazione e crescita di una piccola orchestra.

“Gli edifici della scuola si trovavano presso Villa Taverna, appartenuta alla famiglia Borromeo. La villa si affacciava sul lago ed aveva dei giardini meravigliosi” racconta Gina. “Noi tuttavia eravamo alloggiati presso la famiglia Barbetta, in una casa sulla collina appena sopra la villa. Avevamo una stanza abbastanza grande ma era senza bagno, e per lavarsi bisognava uscire alla fontana nel cortile. D’inverno, Natalino rompeva il ghiaccio nella vasca della fontana per recuperare un paio di secchi d’acqua gelida necessaria a lavarsi. Poi si scendeva alla villa e iniziava la giornata. Io ero addetta al guardaroba, Natalino insegnava. Al termine delle lezioni inforcava la bicicletta e si precipitava a Como dove seguiva un corso di pianoforte per perfezionarsi, con l’obiettivo un giorno di raggiungere il diploma.”

Villa Taverna a Torno, sul lago di Como, sede dell’Accademia Musicale presso cui ha insegnato Tacchetti

Racconta ancora Gina:”Avevamo pochi soldi, e nel frenetico viavai di studenti ed insegnanti ed altre persone che frequentavano la scuola capitava spesso che qualcuno dimenticasse qualcosa che poi non veniva più a reclamare. Io tenevo il tutto nel guardaroba, ma trascorso un po’ di tempo senza che nessuno chiedesse informazioni – c’era un regolamento che stabiliva un periodo entro il quale richiedere gli oggetti smarriti – quelle scarpe, maglie, giacche, coperte diventavano preziosa merce di scambio, al punto che servirono perlopiù a pagare le lezioni di pianoforte. In guerra bisognava arrangiarsi e fare di necessità virtù: gli studi di Natalino erano troppo importanti e rappresentavano il nostro futuro.”

Gli studenti della scuola di Torno formano una piccola orchestra che si esibisce a Como e nei paesi limitrofi. Natalino aiuta nell’organizzazione e nella trascrizione di alcuni pezzi per la banda diretta dal maestro Tuffacchi- questa attività tornerà utile a Tacchetti nel primo periodo della sua carriera musicale, quando egli stesso formerà e dirigerà svariate bande a Vicenza e provincia -. “Ricordo ancora le esercitazioni e le prove che avvenivano nel cortile antistante la villa, e che spesso sfociavano in veri e proprio concerti” racconta Gina. “Tutti ci mettevano un grande impegno e, per quanto ne so, molti di quei ragazzi sarebbero poi diventati dei musicisti professionisti.”

La guerra nel frattempo prosegue: gli Alleati fin dall’estate del 1944 riescono a sfondare la Linea Gustav, liberando buona parte dell’Italia Centrale, mentre bisognerà attendere la primavera del 1945 per lo sfondamento della Linea Gotica e la conseguente ormai prossima capitolazione dei nazifascisti. Il 10 aprile 1945, con Direttiva n. 16 del Partito Comunista, viene deliberato il cosiddetto “attacco definitivo”, mentre il 25 aprile, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclama l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. A Milano e a Torino sono i civili a insorgere contro gli occupanti, costringendo i soldati tedeschi e i repubblichini a ritirarsi. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandona Milano per dirigersi verso Como.

“Eravamo sulla strada di Como” – racconta Gina – “quando ci sorpassò veloce un piccolo corteo di poche auto e di alcuni camion furgonati. Su uno di questi, seduto sulla parte posteriore del mezzo, ho visto Mussolini. Bavero alzato e berretto militare, ricordo di aver incrociato il suo sguardo fisso da animale braccato, ormai privo di possibilità di fuga. Chiesi immediatamente a Natalino: ‘Hai visto anche tu? C’era il Duce sul camion!’ ma lui rispose che non se n’era accorto, perso com’era – e come sarebbe sempre stato di lì in avanti- nel suo mondo fatto di suoni e di musica”.

Due giorni dopo Mussolini viene catturato a Dongo dai partigiani e ucciso il 28 aprile a Giulino di Mezzegra. Il giorno stesso a Milano si tiene una manifestazione per celebrare la liberazione, mentre l’1 maggio gli americani entrano in città. La guerra è finita, l’Italia è finalmente libera.

Dongo e Giulino di Mezzegra si affacciano entrambi sul lago di Como così come Torno, dove si trovano Tacchetti e Gina, solo sulla riva opposta. Data quindi l’estrema vicinanza dei luoghi, le notizie in quelle ore frenetiche giungono come un fiume in piena: in seguito agli ultimi avvenimenti l’Accademia di Musica viene sciolta e la villa lasciata libera. Natalino e Gina devono tornare a Vicenza, ma in quelle ore convulse e nella confusione generale è un’impresa trovare un mezzo con qualcuno disposto a dare loro un passaggio. Ad aiutarli sarà il farmacista di Torno, appassionato melomane e fervido partigiano, che conosce e stima Tacchetti per il suo atteggiamento e per l’amore per la musica che trascende qualsiasi credo politico. Egli riesce a trovare un camion che sarebbe partito il giorno successivo da Torno con direzione Vicenza passando per Ostiglia, vicino a Mantova, con un carico non meglio identificato.

“Il viaggio di ritorno a Vicenza è stato pazzesco” – ricorda Gina. “Il camion era piccolo e scassato, e carico all’inverosimile di ogni oggetto possibile e immaginabile. Io ero incinta di 7 mesi, e quindi mi hanno lasciata sedere davanti, vicino all’autista, mentre Natalino era dietro fra le cianfrusaglie. Ovviamente non c’erano sedili sul retro del mezzo. Il camion faceva soste ogni piè sospinto: caricava e scaricava materiale ad ogni tappa. Passammo per Ostiglia, quindi deviando molto dal percorso che ci doveva portare a destinazione, e solo dopo un’allucinante giornata di viaggio riuscimmo a raggiungere Vicenza. Eravamo a casa, la guerra era finita e avevamo il futuro spalancato davanti a noi, ma era un futuro tutto da decifrare: Natalino doveva trovare un lavoro che avesse a che fare con la musica, e stava per arrivare Gianna, la nostra primogenita.”

I luoghi e la storia – 2. Gli anni della guerra

Pochi mesi dopo aver conseguito il diploma in trombone, l’11 novembre 1941 decade la sospensione al reclutamento per motivi di studio. Tacchetti è chiamato alle armi il 7 dicembre 1941. Avvalendoci ancora del Foglio Matricolare, che riporta tutti gli eventi importanti del soldato, leggiamo:

Ha conseguito il diploma in trombone presso l’Accademia di Musica della G.I.L. nell’anno scolastico 1940/41 [..]. Chiamato alle armi in seguito alla sospensione del ritardo della prestazione del servizio, Circ. n. 4080/S.T. 22, in data 11-11-1941.

Tale nel corso preparatorio di addestramento presso il Rep. 58 Regg. Fanteria“.

Dettaglio del Foglio Matricolare riportante la sospensione del congedo per motivi di studio.

Il 7 dicembre Tacchetti è a Padova presso la Caserma Vittorio Emanuele III (l’odierna caserma Oreste Salomone, in Prato della Valle, vicino alla chiesa di Santa Giustina), reclutato nel 58° Reggimento Fanteria, Compagnia Deposito.

L’8 dicembre 1941 effettua la prima vaccinazione, come si evince dal Libretto Personale del Regio Esercito Italiano, mentre 2 giorni dopo, il 10 dicembre, gli viene consegnato il materiale spettante a ciascun soldato. Nello specifico, riceve (come riportato sempre nel Libretto Personale): 1 mostrina, 2 asciugatoi, 1 berretto di panno a busta, 1 borraccia, 1 borsa completa per pulizia, 1 borsa a zaino per armi, 1 paio di calzoncini da ginnastica, 2 camicie di cotone, 1 cappotto di panno, 1 colletto di tela, 1 correggia per pantaloni, 1 cucchiaio di ferro, 1 custodia per spazzola da capelli, 1 farsetto a maglia, 1 paio di fasce gambiere, 1 fascia ventriera, 2 fazzoletti, 1 forchetta, 1 gavetta, 1 giubba di panno, 1 giubba di tela bigia, 2 paia di mutande di tela, 1 paio di pantaloni di tela bigia corti, 1 paio di pantaloni di panno, 1 pastrano di panno, 3 pezzuole da piedi, 1 piastrino di riconoscimento, 1 sacchetto di tela per galletta, 1 sacco di tela impermeabile per truppe alpine, 1 paio di scarpette da ginnastica, 1 spazzola da scarpe e da vestimenta, 1 set di stellette metalliche, 2 paia di stivaletti (il secondo paio in data 04/02/1942), 1 tazza.

Libretto personale del Regio Esercito Italiano.

 

E’ proprio in questo periodo che Tacchetti incontra per la prima volta il M° Arrigo Pedrollo, come si evince da una lettera che lo stesso Tacchetti scriverà molti anni più tardi, nel 1998, all’avv. Lorenzo Pellizzari, Presidente dell’Accademia Olimpica:“Nel 1941 mi trovo a Padova arruolato nel 58° Fanteria. Avvicino il maestro Pedrollo, appena nominato direttore del “Pollini”, per chiedergli se potevo, nelle ore di libera uscita, esercitarmi ad un pianoforte del Liceo Musicale; mi disse subito di sì.”

Ora è necessario fare un piccolo ma fondamentale passo indietro al 1940, anno in cui Natalino, durante l’estate in cui fa ritorno a Vicenza da Roma, si fidanza con Caterina (che da allora sarà per tutti Gina, e che sposerà nel 1944), carissima amica di sua sorella Isetta. All’epoca Gina sta per compiere 16 anni, e per tutto il successivo periodo della guerra si instaurerà un fitto scambio epistolare tra lei e Natalino, che terrà tutte le lettere che Gina gli scriveva. Grazie a queste è oggi possibile riannodare i momenti fondamentali e i trasferimenti occorsi durante il conflitto mondiale, anche in virtù dell’abitudine di Gina di citare alcuni passaggi delle lettere ricevute – come si farebbe oggi quando si risponde ad una mail -, permettendoci in questo modo di recuperare parte dei contenuti degli scritti di Natalino.

Da Padova Tacchetti si trasferisce a Vittorio Veneto per seguire l’A.U.C. (Corso Allievi Ufficiali). Non sappiamo di preciso la data del trasferimento, ma sicuramente avviene prima del 23 dicembre 1941 dato che quel giorno Natalino riceve una lettera da Gina con destinazione “72 Reg. Fanteria II Plotone II Compagnia, Casermette Lotti, Vittorio Veneto”.

Il 4 febbraio 1942 interrompe il corso Allievi Ufficiali e il 6 febbraio è riassegnato al 58° Reggimento Fanteria, a Padova. Successivamente con lo stesso Reggimento si sposta a Genova, assegnato all’11° Compagnia Mortai da 81 del 3° Battaglione. Una curiosità: nel Libretto personale di Tacchetti sono riportati anche i punteggi relativi alle esercitazioni delle lezioni di tiro! Nella foto seguente, il dettaglio dei risultati ottenuti con il tiro al fucile:

Dal Libretto personale, la pagina che riporta i risultati ottenuti durante le lezioni di tiro al fucile.
Tacchetti in una foto datata Maggio 1942

In Liguria  il 58° Reggimento Fanteria, come si legge nel sito del Regio Esercito,  “svolgeva compiti di difesa costiera”. Durante la permanenza a Genova Tacchetti continua a dedicarsi alla musica e ad esercitarsi non appena il servizio di leva lo consente, studiando in particolare al Conservatorio con il maestro Mario Barbieri, già importante musicologo e compositore.

Da questo momento fino al mese di ottobre del 1942 manca il carteggio tra Natalino e Gina, che riprende con una lettera del 15/11/1942 indirizzata “Al Fante Tacchetti Natalino, 58 Reg. Fanteria 11 Compagnia Mortai da 81”. Questa lettera è storicamente rilevante perché Gina scrive di aver sentito alla radio notizie relative ai bombardamenti che hanno colpito Milano, Torino e Genova alla fine del mese di ottobre, e si dice preoccupata per l’incolumità di Natalino che si trova nella città ligure. I bombardamenti cui si riferisce Gina nella lettera sono quelli del 22 e 23 ottobre 1942.

Tacchetti raccontava spesso un drammatico avvenimento legato ai bombardamenti del 1942 a Genova, di cui fu testimone. Il 23 ottobre a Genova, di sera, suonò la sirena di allarme antiaereo. La popolazione, colta dal panico anche a causa dei massicci bombardamenti del giorno precedente, si riversò nei rifugi antiaerei. Nei pressi di Porta Soprana, in particolare, una moltitudine si ammassò all’ingresso della Galleria delle Grazie, dove alcuni soldati avrebbero dovuto aprire i cancelli per permettervi l’accesso. Ma i cancelli quella sera non si aprirono, e la gente ignara e spaventata si accalcò lungo una ripida scalinata senza via di fuga, con la folla che premeva schiacciando le persone che si trovavano davanti. Quando la compagnia di Tacchetti arrivò, chiamata per l’emergenza, trovò la gente accalcata all’imbocco della galleria, con le persone ridotte in fin di vita schiacciate orribilmente contro i cancelli. Ogniqualvolta ricordava questo episodio, il volto di Natalino si faceva cupo e lo sguardo lontano, come se la scena si ripresentasse ai suoi occhi. “E’ stata la scena più terribile che abbia visto in vita mia” ripeteva, commuovendosi. In quell’occasione persero la vita 354 persone, tra cui molti bambini.

A distanza di molti anni, nel mese di novembre del 2017, sono stato a Genova e ho raggiunto Porta Soprana. Ho parlato con alcune persone del posto chiedendo della Galleria delle Grazie, ma alcuni erano troppo giovani, altri ne avevano solo sentito parlare. Alcuni tuttavia mi hanno raccontato che i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno letteralmente cambiato il volto della città: molti degli ingressi alle vecchie gallerie antiaeree sono stati chiusi dopo la guerra, e nuovi edifici costruiti, per cui nessuno ha saputo dirmi con precisione dove si trovasse l’ingresso del rifugio. E’ comunque presente, su uno dei muri di Porta Soprana, una targa a memoria di quel drammatico giorno, che così riporta:

Targa a ricordo della tragedia della galleria delle Grazie, posta sul muro interno di Porta Soprana.
Altre due targhe poste vicino alla precedente, poste dal Comune di Genova e dai cittadini del quartiere di Porta Soprana.
Genova, Porta Soprana

 

Tornando alla lettera citata in precedenza, Gina racconta a Natalino di essere stata al “cinematografo Berico” (uno dei primi a Vicenza, oggi abbattuto) per assistere ad un cortometraggio dell’Istituto Luce dal titolo “La barbarie britannica”, relativo proprio ai bombardamenti aerei dell’ottobre 1942 a Genova e Milano. Grazie alla rete abbiamo oggi la possibilità, a distanza di quasi 80 anni, di rivedere quello stesso filmato (Giornale Luce C0294).

La lettera termina con la preoccupazione di Gina per una probabile partenza di Natalino per il fronte in Africa.

Quest’ultimo timore risulterà infondato, tuttavia anziché in Tunisia la Compagnia Mortai da 81 verrà spedita in territorio francese, nei pressi di Tolone. Questo spostamento rientrava nell’ambito dell’operazione di guerra nota come “Operazione Anton”, voluta da Hitler per contrastare lo sbarco degli Alleati in Algeria e Marocco,  e concretizzatasi con l’occupazione da parte di truppe tedesche e del Regio Esercito delle aree metropolitane della Francia Meridionale.

L’obiettivo dell’operazione era la cattura, intatta, della flotta francese nel porto di Tolone. Tuttavia, con un espediente, il comandante navale francese riuscì a far allontanare le navi per poi autoaffondarle, con lo scopo di evitarne la cattura. Questo episodio viene ripreso diffusamente dalla stampa dell’epoca e dalle radio, in base a quanto racconta Gina in una lettera del 2 dicembre, riprendendo le parole di Natalino che a sua volta le raccomanda di “non preoccuparsi delle notizie da Tolone perché il 58° Fanteria si trova in una zona sicura”.

In una lettera precedente, datata 11 novembre 1942, Gina si dice dispiaciuta perché Natalino la avverte che “non riuscirà a scrivere ogni giorno” dato che in Francia “mancano i bolli italiani e le cartoline“.

Dagli scambi epistolari si apprendono alcune regole entrate in vigore relativamente alla spedizione di corrispondenza e pacchi. Il 20 dicembre ad esempio Gina scrive a Natalino che “per Posta Militare è stato istituito il veto di spedire stampe e giornali, e quelli che volevo mandarti sono stati requisiti“. Dalla medesima lettera si evince inoltre che i civili potevano spedire ai loro cari al fronte non più di un pacco al mese, non superiore ai 2 kg e obbligatoriamente accompagnato da uno “scontrino” che il soldato doveva a sua volta spedire preventivamente, il tutto ovviamente per motivi di sicurezza. Era capitato infatti che un pacco che Gina voleva mandare a Natalino fosse stato respinto alle poste perché non accompagnato dallo “scontrino”.

Trascorso il Natale, inizia una altro anno di guerra. L’8 gennaio 1943 Gina scrive a Natalino che finalmente riuscirà a spedirgli “quaderni a righe, carta, busta dei dolci, bottiglietta d’inchiostro per la stilografica“, avendo ricevuto il suo “scontrino” in una precedente lettera.  Dice inoltre che avrebbe voluto mandargli un regalo per Natale, ma non ne ha avuto la possibilità a causa delle già note difficoltà con le Poste: “Ho chiesto anche allo zio Gino, cioè al marito di mia zia Rosina, che come sai è in Ferrovia al reparto pacchi, ma anche lui mi ha detto che non c’è niente da fare, e che da quando c’è la Posta Militare molti pacchi non partono”. Proverà comunque a mandargli un libro con un metodo per pianoforte, acquistato da Balboani (storico negozio di musica di Vicenza, che si trovava in Piazza dei Signori fino ai primi anni 80, n.d.r.), come regalo per l’Epifania. Per la prima volta parla della necessità che avranno di “acquistare un pianoforte“, e per questo “servirà mettere via un po’ di soldi“.  Gina si scusa infine per la qualità della carta, ma “la carta bella per scrivere lettere scarseggia“.

La lettera successiva, datata 19 gennaio 1943, è importante perché Gina ringrazia Natalino di un tango dal titolo “Attendimi” composto per lei, del quale riceve il testo e “non vede l’ora di ascoltare la musica”. E’ questo il primo riscontro di una composizione di Tacchetti. Inoltre Gina chiede a Natalino se in Francia riescono a ricevere la radio italiana perché, in tal caso, potrebbe “mandargli dei saluti radiofonici“. In pratica, un’antesignana delle dediche di “Radio Cuore”! Nella stessa lettera Gina riporta la notizia ricevuta da Natalino secondo la quale il 58° Fanteria si muoverà dalla Francia per tornare in Italia. Arriveranno a Ventimiglia e da lì si faranno i convogli per spostarsi presumibilmente tra la Calabria e la Lucania.

In realtà la compagnia di Tacchetti verrà trasferita a Zagarolo, vicino a Roma. Come riporta infatti il sito del Regio Esercito, il 58° Reggimento Fanteria, “rientrato in territorio metropolitano, viene schierato a protezione delle vie di accesso alla capitale”.  In una lettera del 26 gennaio 1943 si legge che Natalino, nel nuovo paese in cui sono insediati, trova un pianoforte con cui ha la possibilità di studiare ed esercitarsi, e inizia inoltre a dirigere un coro militare. In una successiva lettera del 16 febbraio, Gina infatti scrive:”Ho ricevuto proprio oggi la tua fotografia, non puoi nemmeno immaginare con quanta gioia!“. Si tratta di una foto che ritrae Tacchetti mentre dirige il coro, nella piazza centrale di Zagarolo. Sul retro della fotografia è riportato:

“Zagarolo, 7-2-43 XXI

Alla mia fanciulla adorata”

Tacchetti dirige il coro militare a Zagarolo, 7 febbraio 1943.

 

Da una lettera di pochi giorni dopo, datata 19 febbraio, si legge che Tacchetti si è spostato a Palestrina con il compito di formare una piccola orchestra militare per la quale poi preparerà e arrangerà i brani da eseguire, in attesa di entrare a far parte della Banda Reggimentale a Roma. Nel frattempo Tacchetti scrive anche una Messa della quale purtroppo non è rimasta traccia. A proposito del suo trasferimento a Palestrina, Gina scrive:”Sento che ora ti trovi un po’ disorientato, nel nuovo ambiente, ma che hai capito che starai meglio per tante altre cose.”

In una lettera di Gina del 26 febbraio si legge:”Sento pure che domenica sei ritornato a Zagarolo a salutare i tuoi vecchi amici che ti hanno accolto con gioia sincera, così come l’arciprete e il cappellano militare, e che hai subito ricevuto un invito a pranzo! Ho sentito pure che i tuoi vecchi ufficiali continuano a far pratiche perché vogliono a tutti i costi farti ritornare a Zagarolo nella tua vecchia compagnia..“. E l’1 marzo:”Ho ricevuto stamane un tuo biglietto postale dove mi dici che sei stato a Roma assieme a degli altri compagni e che hai fatto un po’ da guida, e dato che ti trovavi a Roma hai speso cento lire in libri che ti occorrono per lo studio.

Tacchetti infatti, in attesa di entrare nella Reggimentale a Roma per ricoprire il ruolo di trombone a tiro, continua a studiare ed in particolare ad esercitarsi al piano, tanto che nella piccola orchestra appena formata suona proprio il pianoforte:”Mi hai detto che pure lì nella nuova compagnia ti stai creando un ambiente molto buono, e godi della simpatia sincera dei tuoi camerati e superiori. Sento pure che il trombone non ce l’hai ancora perché non si decidono a mandarti a Roma, ma che a te non importa più di tanto perché ora nell’orchestrina ci sei come pianista, e hai maggiore soddisfazione.

Da questo momento c’è un altro “buco” di corrispondenza, fino al 13 agosto 1943. Durante il periodo di vuoto epistolare sappiamo comunque che Tacchetti è ritornato a Roma, ingaggiato finalmente nella Banda Reggimentale, riprendendo a frequentare l’Accademia Musicale per approfondire in particolare lo studio del pianoforte.

Il 13 agosto Gina scrive a Natalino una lettera che termina così:”Appena tornata (da Campogrosso, n.d.r.) ho sentito che hanno bombardato Roma, e allora di volata sono andata alla Posta e ti ho inviato un telegramma che spero avrai già ricevuto. Ad ogni modo ti invio questa mia lettera per espresso, così appena riceverai o il telegramma o l’espresso mi risponderai subito“. Natalino quel giorno si rifugerà in un bunker antiaereo, rimanendo incolume.

Busta contenente la lettera di Gina del 13 agosto 1943, che tratta del bombardamento di Roma (come riportato più tardi sulla medesima busta da Tacchetti).

 

Il bombardamento del 13 agosto cui si riferisce Gina è quello passato alla storia come il secondo bombardamento di Roma“, dopo quello del 19 luglio. In quell’occasione Papa Pio XII (Papa Pacelli) si reca tra la folla e il giorno dopo, il 14 agosto 1943, il governo Badoglio – subentrato a Mussolini dopo le “dimissioni” del 25 luglio, data che sancisce la caduta del fascismo in Italia -dichiara Roma “Città aperta”.

“L’espressione città aperta si riferisce ad una città ceduta alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo di evitarne la distruzione, in virtù dell’interesse storico e culturale della stessa, e del consistente numero di civili” (fonte Wikipedia).

Come riporta il sito dell’Archivio Luce (www.archivioluce.com), “il giorno successivo (al bombardamento, il 14 agosto, n.d.r.) il governo Badoglio, con l’intermediazione della Santa Sede e il canale diplomatico dei paesi neutrali, Svizzera e Portogallo, comunicò ai governi di Londra e Washington che Roma sarebbe stata considerata città aperta. Il Comando Supremo italiano ordinò immediatamente alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in nessun modo in caso di passaggio aereo nemico sulla città e si impegnò a trasferire gli stabilimenti militari e le fabbriche di armi e munizioni, e a non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, né di smistamento, né di carico o scarico, né di deposito. La dichiarazione non impegnava tuttavia in alcun modo l’esercito tedesco: fu questo il principale motivo per cui, fino al 4 giugno 1944, Roma venne comunque fatta bersaglio di molti altri bombardamenti, compreso quello sulla Città del Vaticano del novembre 1943.

Le conseguenze di questi avvenimenti cominciano a ripercuotersi anche nelle istituzioni culturali e nei programmi di studio. In una lettera del 29 agosto Gina fa riferimento ad un “pezzettino di giornale dove c’è scritto il cambiamento di nome della tua Accademia musicale”. Lo stesso giornale inoltre riporta che “gli esami alle Università, alle Accademie e ai Conservatori di Musica si terranno non oltre il sedici di settembre”. Dice che altri pezzi di giornale avrebbe voluto mandarglieli, ma non li trova più perché “tu sai che a casa mia tutta la carta va bene per incollare, così si vede che hanno adoperato anche quella..“! I giornali riportano inoltre che “adesso che Roma è stata dichiarata Città aperta, voi soldati vi manderanno tutti via da lì, ed è molto probabile che vi mandino in su […]“.

Il 30 agosto 1943 Gina scrive a Natalino una lettera nella quale esprime il suo timore perché “l’estate sta volgendo al termine e forse avremo ancora un altro inverno di guerra.“. Sono ormai due anni che Tacchetti è militare, e questa sarà l’ultima lettera che riceverà da Gina. Gli eventi dell’8 settembre 1943 si riveleranno decisivi per le sorti dell’Italia, ma cambieranno anche il corso della loro storia.

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I luoghi e la storia – 1. Accademia Musicale di Roma

Il primo insegnante di musica di Natalino Tacchetti è il maestro Michele Baudino,  direttore negli anni ’30 della Banda del Patronato Leone XIII di Vicenza. E’ anche grazie a lui che Tacchetti impara a suonare il bombardino, e nel 1933 entra a far parte della banda degli avanguardisti.

Maestro Michele Baudino (Arch. A. Allievi Patronato Leone XIII, Vicenza)

Nel 1935, presso il Patronato Leone XIII, viene indetto un concorso per entrare all’Accademia Musicale della Farnesina a Roma. Tacchetti si candida e alla prova suona bene, ma è secondo nella graduatoria finale, mentre solo il primo classificato può accedere all’Accademia. Tuttavia, poco prima della partenza, il vincitore del concorso rinuncia al trasferimento a Roma e a Tacchetti viene chiesto se è interessato a sostituirlo. La risposta si può immaginare, e da quel momento inizia la storia musicale di Tacchetti.

Nel 1935 l’Italia è in pieno fervore fascista. Vige l’organizzazione giovanile istituita nel 1926 con il nome di Opera Nazionale Balilla (spesso abbreviata con la sigla O.N.B.), soppressa nel 1937 per confluire nella G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) istituita per volontà del Duce con il R. D. L. 27 ottobre 1937-xv, n. 1839.

L’Accademia della G.I.L. (nota anche come Accademia della Farnesina) era situata a Roma presso il Foro Mussolini (oggi Foro Italico), e venne inaugurata solennemente il 5 febbraio 1928 alla presenza del Duce. Era un istituto superiore, riconosciuto con R. D. L. 28 agosto 1931, n. 1227, suddiviso in base alle diverse discipline, comprendendo: l’accademia di Educazione Fisica, l’accademia di Scherma, l’accademia di Musica e il collegio “Littorio” della G.I.L. (scuola media pareggiata di tipo magistrale).

L’allora Foro Mussolini corrisponde oggi al Foro Italico, quartiere sportivo che ospita tra le altre cose lo Stadio Olimpico e i campi da tennis in cui si svolgono gli Internazionali d’Italia. L’edificio in cui aveva sede l’Accademia si trova in riva al Tevere, non lontano da Ponte Milvio, ed è il palazzo che oggi ospita la sede del C.O.N.I.

Il palazzo dove sorgeva l’Accademia di Musica, ora sede del CONI, al Foro Italico. Sullo sfondo, sulla destra della foto, si vede spuntare l’obelisco voluto da Mussolini nel 1932 e tuttora esistente.

Sul retro dell’edificio si trova lo Stadio dei Marmi, oggi intitolato a Pietro Mennea. Tacchetti lo nominava spesso quando ricordava i suoi anni trascorsi a Roma, perché nella pista d’atletica dello stadio si svolgevano le lezioni di educazione fisica, mentre nella zona di Ponte Milvio (oggi reso celebre dai lucchetti d’amore del film “Ho voglia di te”) trascorreva parte delle ore libere e di riposo.

Stadio dei Marmi. Sullo sfondo il palazzo del CONI.
Dettaglio dello Stadio dei Marmi, oggi dedicato a Pietro Mennea.
Ponte Milvio

Le categorie nelle quali dai 6 ai 21 anni venivano inquadrati i giovani di ambo i sessi erano suddivise per fascia d’età: Figli della lupa (maschi e femmine) fino ai 7 anni; Balilla, dagli 8 ai 10; Balilla moschettieri, dagli 11 ai 12; Avanguardisti, dai 13 ai 14; Avanguardisti moschettieri, dai 15 ai 16; Giovani fascisti, dai 17 ai 21 anni. Per le ragazze: Piccole italiane, dagli 8 ai 13; Giovani italiane, dai 14 ai 17; Giovani fasciste, dal 17° anno sino all’età in cui passavano ai Fasci femminili. Tacchetti nel 1935 ha 13 anni (ne compirà 14 il 24 dicembre dello stesso anno), per cui entra in Accademia come avanguardista.

In accademia vigeva la disciplina militare, e la vita si alternava tra lezioni, esercitazioni pratiche, sport e studio. L’Accademia di Musica in particolare aveva lo scopo di preparare i maestri di banda e di canto corale, e integrava la legione allievi della G.I.L. con uno scelto e stabile complesso bandistico, di cui Tacchetti faceva parte. L’attività musicale aveva grandissima importanza ai fini della formazione della gioventù, e anche al di fuori dell’Accademia di Musica la G. I. L. curava assiduamente la cultura musicale dei suoi iscritti, sviluppando l’attività musicale collettiva con l’istituzione di complessi bandistici, orchestrali e corali.

Il corso di studi in accademia era suddiviso in un “periodo inferiore” di 4 anni, e in un successivo biennio superiore, per un totale di 6 anni.

In Accademia Tacchetti ha l’opportunità di studiare con dei veri giganti della musica, seguendo in particolare le lezioni di Armonia con il maestro Vincenzo Di Donato – che qualche anno dopo lo aiuterà a tornare a Vicenza -, e quelle di Contrappunto tenute dall’allora giovane maestro Carlo Maria Giulini.

Tacchetti inizia il primo anno di studi nel 1935-36. Il quarto corrisponde all’anno scolastico 1938-39, di cui abbiamo un vero e proprio “reperto”: il “Foglio informativo dell’allievo” relativo al terzo trimestre. Nelle “Annotazioni del Comandante” è riportato:”Ottimo sotto tutti i punti di vista. Si applica con grande volontà e convinzione in tutte le manifestazioni di vita dell’Accademia.” Viene promosso con la media dell’8 (i voti più alti: 10 in “Cultura musicale generale” e “Armonia principale”, il voto più basso: 6 in.. educazione fisica!). Con una nota a margine è riportato:”Ammesso al Corso superiore“.

Il Foglio informativo dell’allievo relativo all’anno scolastico 1938-39. L’Accademia di Musica della G.I.L. era pareggiata a Conservatorio.
Retro del foglio informativo dell’allievo, con riportate le “Annotazioni del Comandante”

Risale proprio al 1938 un evento storico che Tacchetti ricordava spesso nei suoi racconti legati al periodo degli studi a Roma. Si tratta della visita di Hitler in Italia dal 3 al 9 maggio 1938 durante la quale, nella giornata di venerdì 6 maggio, si svolge una  sfarzosa parata militare in Via dei Trionfi (l’attuale Via San Gregorio). Questa data è tra l’altro ripresa nel film di Ettore Scola “Una giornata particolare“, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

In occasione della visita del Führer i ragazzi dell’accademia musicale sono chiamati a suonare durante la parata, sfilando con i loro strumenti nella strada che porta dal Circo Massimo all’Arco di Costantino e al Colosseo. Tacchetti, con il suo proverbiale umorismo, raccontava spesso un aneddoto che contrasta con la solennità dell’evento: “Quel giorno la delegazione con Hitler e Mussolini non arrivava mai, e noi dovemmo aspettare per ore prima di poter iniziare la sfilata. Un mio compagno, che suonava il trombone, non ne poteva più e gli scappava la pipì. Alla fine non riuscì a resistere: si nascose il più possibile e orinò nella campana del trombone! [parte anteriore più larga dello strumento, n.d.r]”.

Della visita di Hitler a Roma ci sono in rete alcuni interessanti documenti dell’Istituto Luce. Di seguito ne segnalo due, di cui il primo descrive in modo chiaro l’intero periodo della visita (comprendendo quindi anche la giornata a Napoli), mentre il secondo – sempre dell’Istituto Luce ma pubblicato dal sito francese www.atelierdesarchives.com – è molto più specifico per la sfilata in Via dei Trionfi del 6 maggio.

Nel primo documento è interessante segnalare il minuto 7:33, in cui si vede sfilare una banda per pochi secondi; ma è soprattutto nel secondo filmato, al minuto 2:59, che si vedono dei ragazzi in calzoncini corti che corrono suonando trombe e tromboni. E’ purtroppo difficile dire se proprio in quel gruppo ci sia Tacchetti, ma considerata l’età dei ragazzi e il fatto che – per la stessa descrizione del cronista – si tratta delle formazioni della G.I.L., è molto probabile che in quel gruppo ci sia anche Natalino.

A poco più di un anno di distanza da quell’evento, l’1 settembre 1939, la Germania invaderà la Polonia dando di fatto inizio alla Seconda Guerra Mondiale. L’anno successivo, il 10 giugno del 1940, anche l’Italia entra in guerra.

Tacchetti deve frequentare il secondo anno del biennio per il diploma in trombone, e per questo motivo non viene chiamato alle armi. Nel Foglio Matricolare, che Tacchetti ha tenuto, si legge con data 27/06/1940:

“Soldato di leva del 1921, Distretto Militare di Vicenza e lasciato in congedo illim. provv. [..] per il titolo di cui all’art. 85 N° 3 del vigente testo unico delle leggi sul reclutamento del R. Esercito”.

In un successivo passaggio, in cui il testo risulta sbiadito dal tempo, con data 8 gennaio 1941, si legge:“Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio, per gli iscritti al 6° anno del Corso Trombone Basso, in applicazione dell’art. del T.U. delle leggi sul Recl. del R. Esercito”.

Particolare del foglio matricolare. Nella parte centrale, anche se sbiadita dal tempo, è riportata l’ammissione al ritardo del servizio militare per motivi di studio

Il 15 maggio del 1941 termina il biennio superiore Tacchetti si diploma in Trombone con voti che vanno dall’8 al 10 in Canto Corale, Storia della Musica e naturalmente nel Corso Principale di Trombone. Anche di quest’ultimo anno di studi si è salvata la pagella scolastica:

Pagella dell’anno scolastico 1940-41
Retro della pagella scolastica in cui si attesta che Natalino Tacchetti “è stato diplomato in trombone”, in data 15 maggio 1941

Terminati gli studi con il diploma, Tacchetti sarà chiamato alle armi l’11 novembre 1941.

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