Donazione Natalino Tacchetti (presso Conservatorio A. Pedrollo)

Nel 2012 la famiglia Tacchetti ha donato un parte (circa 200) dei libri della biblioteca del maestro al Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza. Come riferisce il sito del Conservatorio, si tratta prevalentemente di libri che trattano la teoria, l’analisi, la didattica e la storia della musica.

Contestualmente, lo stesso Conservatorio ha aperto una “Donazione Natalino Tacchetti”, come riportato nella pagina di presentazione storica del patrimonio documentario della Biblioteca del Conservatorio A. Pedrollo.

E’ possibile cercare i libri della donazione Natalino Tacchetti nel catalogo online della Biblioteca del Conservatorio A. Pedrollo, o accedendo direttamente alla maschera di ricerca (compilando il campo “Possessore”).

A ciascun volume sono associate varie informazioni supplementari (accessibili dalla colonna “Altri dati”) come ad es. lo stato di conservazione, la collocazione, etc., e tra queste anche alcune note biografiche del titolare della donazione.

Banda dell’Orfanotrofio e Scuola Artigiana “A. Rossi” di San Domenico

“L’attuale Conservatorio musicale Arrigo Pedrollo di Vicenza ha sede presso un ex Convento dei Domenicani, fondato nel 1265. Nel 1875 divenne Orfanotrofio maschile cittadino, e dal 1949 fu assunto dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione. Da allora il chiostro dell’ex convento risuonò di grida di ragazzi, di giochi e del suono della banda, fino al 1977, anno in cui cessò le attività a seguito delle nuove leggi sull’assistenza ai minori.” (tratto dal sito www.donorione.org)

In realtà la banda nacque nel 1900, e a rifondarla nel 1953 fu proprio il M° Natalino Tacchetti che, con la collaborazione del direttore dell’Istituto don Orione, don Viola, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 riuscì nell’intento di insegnare ad un gruppo di ragazzi l’uso degli strumenti musicali, fino ad esibirsi con successo in diverse località italiane.

Una delle prime foto che ritrae la banda nel periodo della fondazione risale al 1954, ed è scattata proprio nel chiostro dell’ex convento:

Banda Allievi artigiani “A. Rossi” in una foto del 1954. Al centro il maestro Tacchetti, mentre sulla destra, con gli occhiali, Don Viola. (Fotografia tratta dall’archivio dell’ex allievo Fernando Zanella)

 

E’ tuttavia nella seconda metà degli anni ’50 che la banda si afferma come realtà cittadina, ed ancora una volta è un articolo tratto da un giornale dell’epoca, l’Avvenire d’Italia, pagina del Corriere Vicentino, datato 5 settembre 1959, a riassumere l’attività del complesso bandistico, attraverso la presentazione di un concerto tenutosi in Piazza dei Signori a Vicenza:

Un concerto d’eccezione in programma per domani sera.

Si può ben definire eccezionale il concerto bandistico annunciato per domani sera sabato alle ore 21 in Piazza dei Signori: ma non perché il complesso degli esecutori sia formato da grandi nomi. D’eccezione proprio per una ragione inversa in quanto protagonista della manifestazione musicale è un gruppo di giovanetti in divisa bianco azzurra che non ha tradizioni gloriose pur essendo costituito da elementi volonterosi e ben preparati che hanno come guida un maestro ottimamente quotato: Natalino Tacchetti, nostro valoroso collaboratore.

Si tratta dei piccoli suonatori dell’Orfanotrofio – Scuola Artigiana “A. Rossi” – uno degli istituti dell’Eca -, reduci da acclamati successi ottenuti in una serie di esibizioni a Milano, Arona, Locarno, Lugano e Como.

Di recente essi furono anche sul Laiten [colle sopra Asiago su cui sorge il Sacrario militare, n.d.r.] ad una manifestazione patriottica accanto alla fanfara dei bersaglieri.

I vicentini conoscono bene le benemerenze dell’orfanotrofio.  Esso accoglie oggi centinaia di alunni, nella maggioranza appartenenti a famiglie prive di ogni risorsa. Nell’ospitale sede di via S. Domenico essi sono circondati dalle cure sollecite ed amorevoli dei Padri di don Orione, con a capo il generoso ed attivissimo don Viola.

I ragazzi della “Scuola artigiana allievo ufficiale pilota A. Rossi” nel laboratorio di falegnameria, in una foto del 1958. (Fotografia tratta dall’archivio dell’ex allievo Fernando Zanella)

Alcuni studiano, altri sono occupati nei vari laboratori: calzoleria, falegnameria, meccanica, forneria.
A 18 anni dovrebbero essere dimessi dall’Istituto, e sono lasciati liberi quando le famiglie ne facciano richiesta e venga assicurata un’occupazione che permetta loro di guardare con fiducia l’avvenire.

Nonostante il loro impegno a scuola e nei laboratori, parecchi di essi rinunciano alle ore di ricreazione proprio per dedicarsi all’arte musicale e al canto. E come riescono bene! Gioiose e vibranti dai loro petti e dai loro strumenti escono le note armoniose dalle quali sembra espandersi la loro esuberante attività.

I vicentini accorreranno certamente in gran numero ad applaudirli, domani sera. Il programma comprende:

“Soldato Ignoto” di E. A. Mario (trascrizione del maestro Tacchetti); la “Fantasia dell’Aida” di Verdi (pure trascrizione del maestro Tacchetti); “Canti della montagna”di N. N.; il coro dalla “Forza del destino” di Verdi; la canzone “Mamma” di Bixio; la canzone “La colpa fu” e la marcia “Puccettino” di Bartolucci.

Nella seconda parte del concerto dopo l’inno degli alpini saranno eseguiti brani da il “Nabucco” di Verdi, da “I Puritani” di Bellini (trascrizione del maestro Tacchetti); la “Casetta in Canadà” di Mascheroni, “Chell’llà” di Tacconi e infine la marcia “Strapaese” di Bartolucci.””

Eccola dunque la banda di San Domenico, ritratta in una foto datata 16 novembre 1957 (e rimasta sempre appesa nello studio del M° Tacchetti), con in prima fila il maestro:

Banda Allievi Artigiani “A. Rossi”di San Domenico nel 1957

 

Questa stessa foto compare in un precedente articolo dell’Avvenire d’Italia che, in data 8 dicembre 1957, riporta notizia di una evento all’Orfanotrofio San Domenico in occasione della festa dell’Immacolata. Tale articolo riveste particolare interesse in quanto cita la presenza, oltre che dell’allora presidente dell’ECA e dell’orfanotrofio Cav. Chiodi, anche del procuratore barone Carlo Rossi Di Schio e dei membri della presidenza dell’ECA:

Festa all’orfanotrofio San Domenico

La festa dell’Immacolata è stata celebrata domenica, con particolare fervore e speciali manifestazioni, all’orfanotrofio maschile di San Domenico. Alla celebrazione, che si è svolta nel salone dell’orfanotrofio convenientemente parato a festa, erano presenti il presidente dell’Eca e dell’orfanotrofio cav. Chiodi, il procuratore barone Carlo Rossi Di Schio, membri della presidenza dell’ECA, amici dell’istituzione e familiari degli alunni, che hanno gremito l’ampio salone. Dopo che i giovani del corpo bandistico dell’orfanotrofio avevano accolto l’ingresso del barone Rossi Di Schio con l’inno degli alpini, hanno avuto luogo i festeggiamenti, nel cui nutrito programma figuravano, particolarmente apprezzati e applauditi dal pubblico, il melodramma «La scuola del villaggio» e la farsa «In tribunale», interpretati dagli ex allievi dell’istituto, diretti dal rag. Antonio Ranzini e dal signor Luigi Costantini. Chiudevano le celebrazioni scelti brani musicali interpretati dall’orchestra diretta dal m.o Tacchetti. Nella foto: il corpo bandistico dell’orfanotrofio.”

Articolo dell’Avvenire d’Italia sulla “Festa all’orfanotrofio San Domenico” dell’8 dicembre 1957.

 

Ritornando al primo articolo, la partecipazione sul colle del Laiten ad Asiago, cui il medesimo fa riferimento, è avvenuta in occasione della cerimonia di commemorazione del 40° della Vittoria della Prima Guerra Mondiale (quindi nel 1958),  immortalata in una cartolina dell’epoca. In primo piano in piedi, con lo sguardo rivolto al paese, il M° Tacchetti:

Cartolina della Banda di San Domenico ad Asiago, 1958
Retro della cartolina, con la descrizione dell’evento in italiano, tedesco, francese e inglese

 

Un terzo articolo che ribadisce e approfondisce l’attività della banda, aggiungendo pure qualche curiosità sull’abbigliamento dei componenti, appare in data 31/08/1958 sulle pagine del Gazzettino:

“Il 28 settembre nella città scaligera.

Due affiatati complessi vicentini al convegno regionale dei corpi bandistici

Densa attività delle bande di San Gaetano e San Domenico: quest’ultima è partita ieri per una tournée in Piemonte e Svizzera

Il 28 settembre prossimo si terrà a Verona un Convegno Regionale Veneto dei Corpi Bandistici.

A questo convegno prenderanno parte anche le Bande degli Istituti San Gaetano e San Domenico. I due Complessi bandistici cittadini sono già noti non solo alla cittadinanza, ma anche in altre città dove si sono brillantemente esibiti.

Quello di San Gaetano è composto di 32 elementi ed è stato fondato nel 1953 […].

Il complesso bandistico di S. Domenico risale al 1900, tempo in cui era diretto da Visonà. Venne riformato nel 1953, in estate, con i piccoli orfanelli dell’Istituto. Attualmente la banda è diretta del maestro Natalino Tacchetti il quale ha trovato un prezioso collaboratore nel Padre Direttore don Viola.

Dalle lunghe note sul rigo agli interminabili solfeggi, dai primi timidi suoni ai forti squilli non del tutto ortodossi, dalle illusioni alle piccole delusioni, finalmente alla formazione del complesso bene armonizzato c’è voluto del tempo. Ma oggi i “piccoli” di San Domenico hanno un nome come corpo bandistico: un nome che è un richiamo perché suonano così bene che è un piacere sentirli.

Formato il Corpo bandistico si pensò di dargli una elegante divisa, e ciò fu fatto grazie alla benefica iniziativa del Cavaliere del Lavoro Secondo Piovesan: pantaloni bianchi, giacchetta blu, cravatta rossa su camicia bianca. Così essi si fanno particolarmente notare. I piccoli suonatori, infatti, vengono chiamati in tante altre città. Già sono stati a Milano, Venezia, Alessandria, Brescia, Casale, Tortona, Verona, ovunque suscitando vaste simpatie.

Il merito dei lusinghieri successi ottenuti va principalmente al maestro Tacchetti che con tanta passione e competenza dirige il corpo fin dalla sua origine.

Al complesso ultimamente è stata unita una piccola fanfara: quattro trombe da squilli con relativi drappelli e quattro tamburelli, e ciò si è potuto fare grazie all’intervento di alcuni benefattori ed in modo particolare alla generosità del Prefetto di Vicenza, dottor Palutan. Il giorno 28 [agosto], cioè ieri, i piccoli suonatori dell’Istituto San Domenico sono partiti, in numero di 40, per la Lombardia e il Piemonte dove si esibiranno in molti locali. Dopo proseguiranno per la Svizzera, colà chiamati per una serie di concerti.

In settembre il Corpo bandistico di San Domenico terrà alcuni concerti in Piazza dei Signori. Il 28 settembre poi, insieme agli altri Corpi bandistici del Veneto, parteciperà come dicevamo all’inizio al Convegno regionale veneto di Verona.”

Anche riviste del settore (nella fattispecie dell’ambito bandistico come ANBIMA [Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome, tuttora attiva con un proprio sito internet]  e Risveglio Bandistico [dismessa invece nel 1981])  dedicano spazio alla Banda di San Domenico, definendola “una delle più belle Bande di Vicenza”:

Articolo della rivista “ANBIMA”

La banda rimane in auge fino ai primi anni ’60. Molti anni dopo, il 6 novembre 1969, Tacchetti riceve una lettera da Don Viola – nel frattempo trasferitosi al Collegio Dante Alighieri di Tortona – in risposta ad una precedente lettera dello stesso Tacchetti, purtroppo andata perduta:

“Ill.mo Sig. Maestro Tacchetti,

grazie infinite del suo graditissimo bigliettino: in poche righe ha sintetizzato un lunghissimo passato. Anch’io ricordo tutto e tutto vorrei rifare oggetto della mia vita, della mia esperienza. Ben volentieri ritornerei indietro per rifare assieme i nostri passi, per rivivere uniti gli stessi giorni gloriosi.  Pazienza: la nostra vita, come impressa in un nastro, presenta scene diverse, purtroppo non reversibili: non si accettano “ripetizioni”. […]”

 

All’inizio degli anni ’60, con il trasferimento di Don Viola fuori Vicenza, vengono a mancare i presupposti per il prosieguo dell’attività musicale. Tacchetti cessa di seguire le vicende della banda e inizia ad occuparsi della sezione provinciale dell’A.GI.MUS (Associazione GIovanile MUSicale), da lui stesso fondata.

Sotto il timpano dell’arco d’ingresso al Conservatorio A. Pedrollo in contrà San Domenico, si può leggere ancora oggi l’iscrizione “ORFANOTROFIO E SCUOLA ARTIGIANA ALLIEVO UFFICIALE PILOTA ALESSANDRO ROSSI”.

L’iscrizione “Orfanotrofio e scuola artigiana allievo ufficiale pilota Allessandro Rossi” nell’arco di ingresso all’attuale Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza.

La scritta risale proprio a quei giorni che lo stesso Don Viola nella sua lettera ha definito “gloriosi”, e ricorda che laddove oggi sorge uno dei più titolati conservatori del Veneto, allora risuonavano gli strumenti di un gruppo di studenti sfortunati e volonterosi cui Tacchetti seppe infondere l’amore per la musica. Ed è altrettanto bello che nello stesso conservatorio ci sia oggi un’aula studio intitolata proprio al maestro Tacchetti.

Collaboratore pianistico (e un ricordo di Marcella Pobbe)

Natalino Tacchetti dimostra interesse per lo studio del pianoforte fin dagli anni dell’Accademia a Roma. Nell’ultimo periodo di guerra infatti, quando entra a far parte dell'”orchestrina”, Gina scrive in una lettera di risposta a Natalino:”Sento pure che il trombone non ce l’hai ancora perché non si decidono a mandarti a Roma, ma che a te non importa più di tanto perché ora nell’orchestrina ci sei come pianista, e hai maggiore soddisfazione.“.

Successivamente, quando Gina e Natalino appena sposati si ritrovano a Torno sul Lago di Como presso l’Accademia di Musica, Natalino si sposta quotidianamente in bicicletta a Como per ricevere lezioni di pianoforte.

Terminata la guerra, dopo aver conseguito il diploma in Alta Composizione presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano nel luglio 1948 sotto la guida del maestro Arrigo Pedrollo, Tacchetti si diploma in pianoforte presso l’Istituto musicale “Cesare Pollini” di Padova – diretto dallo stesso Pedrollo – nel 1952.

Da quel momento, e fino a pochi mesi prima della morte, Tacchetti insegnerà pianoforte presso il suo studio ad allievi di tutte le età, accompagnerà cantanti, organizzerà concerti in cui egli stesso siederà al pianoforte, e sarà ingaggiato in concerti organizzati da terzi con il ruolo di collaboratore pianistico.

Una delle attività che Tacchetti predilige è quella di scovare notizie e aneddoti su personaggi legati al panorama musicale nazionale e locale, per poi riproporli sotto forma di articoli da pubblicare sulle diverse testate locali, e in special modo su “Il Giornale di Vicenza”. Uno dei suddetti articoli risulta particolarmente interessante dal momento che non solo fornisce indicazioni sul periodo in cui Tacchetti inizia a collaborare come pianista, ma riporta anche alcuni episodi del suo rapporto professionale con Marcella Pobbe – soprano vicentina di fama internazionale -, oltre a tratteggiare uno spaccato della vita musicale vicentina e dei suoi principali protagonisti sul finire degli anni ’40.

L’articolo, intitolato:”Il ricordo di Tacchetti ‘Quando la Pobbe era allieva della Fava’”, è scritto trenta giorni dopo la morte di Marcella Pobbe, avvenuta a Milano il 17 giugno del 2003, e trae spunto dalla fotografia, di proprietà di Tacchetti, riportata di seguito.

Una foto d’epoca, con ogni probabilità del 1948. Fra gli allievi della scuola di canto di Elena Fava Ceriati (seduta al centro, con alla sua sinistra il maestro accompagnatore al pianoforte Natalino Tacchetti, allora ventisettenne), Marcella Pobbe è in piedi sulla destra, indicata dall’ovale.

 

“Povera Marcella, scomparsa un mese fa! Scomparsa in un modo che sa di mistero, nella solitudine più assoluta, senza nulla chiedere. Quanti ricordi in quella casa di Ponte San Michele dove abitava anche Neri Pozza. In quella casa c’era la scuola di canto della dolcissima cantante Elena Fava Ceriati e con essa, nel 1946, la Pobbe iniziò lo studio del bel canto.

La guerra era finita da un anno e la signora Ceriati cercava un pianista accompagnatore. Fui prescelto (non ricordo come) e così iniziai una interessante esperienza.  La foto, che si può definire storica, ritrae la signora Fava con il suo magrissimo accompagnatore (allora avevo i baffetti) e la schiera degli allievi che la circonda. Fra questi primeggia, guardando in alto a destra, la bella figura di Marcella Pobbe, con alla sua sinistra il baritono Rino Zanini e alla sua destra il tenore Aldo Abolafio.

Poiché sul retro della foto non c’è la data, devo dedurre, da un programma di un saggio di canto che ha avuto luogo nella sala del Palazzo Serini di via SS. Apostoli (e anche qui manca la data), che siamo nel 1948. Nel programma in oggetto, così è presentata la Pobbe:”MARCELLA POBBE PERAZZINI – Soprano (4° corso)”. Era sposata e si era trasferita a Pesaro per studiare in quel conservatorio sotto la guida di Rinalda Pavoni Giuli. E’ facile pensare che sia salita a Vicenza per dare lustro al saggio di canto della sua prima insegnante. Inizierà la sua sfolgorante carriera nel 1949 vincendo uno dei primi concorsi di Spoleto, debuttando nella parte di Margherita nel Faust di Gounod.

Quando alla fine degli anno Settanta la voce non sarà più quella di prima, la vedremo spesso a Vicenza dove aveva un appartamento in via Gasparella. Nello stesso stabile abita un figlio della signora Fava Ceriati, il dott. Lionello Fava. A Vicenza non ha mai avuto il pianoforte e perciò, quando aveva necessità di esercitare la sua voce, di ripassare il suo repertorio cameristico, di ascoltare qualche giovane cantante che chiedeva un’audizione, chiedeva la mia collaborazione. Destino vuole che fossimo vicini di casa, perché la mia abitazione di fine Corso Padova confina con le sbarre della ferrovia (ora c’è il sottopassaggio) e subito dopo c’è il sottocavalcavia che conduce rapidamente in via Gasparella.

Vent’anni circa di collaborazione; vent’anni di pazienza, e siccome ne avevo tanta, non mancava quasi mai. Solo una mattina uscimmo dai gangheri ambedue. L’episodio che sto per narrare mi è venuto in mente leggendo il recente articolo dal titolo:”La Pobbe giapponese”. Quel fatidico mattino feci vedere a Marcella il libro, che avevo appena acquistato, di Renzo Allegri, dal titolo:”Il prezzo del successo: trenta cantanti raccontano la loro storia”. Edizione Rusconi, prima edizione marzo 1983. Vi figurano la Ricciarelli, la Terrani, Cecilia Gasdia, Maria Chiara, ma il nome Pobbe è assente.

Andò su tutte le furie. Cominciammo a provare e a un certo punto si fermò e scattò:”Maestro, ma lei non è capace di accompagnare, il mio maestro di Milano è più bravo!”. La pregai di partire immediatamente per Milano e di raggiungere al più presto il suo maestro. Dopo breve tempo mi chiese un appuntamento. Quando la rividi le chiesi come mai fosse tornata, dal momento che mi aveva giudicato non all’altezza del mio compito. Al che mi rispose:”Perché lei è uno dei pochi che sanno trasportare a prima vista” (repentino cambiamento di tonalità).

Povera Marcella, nel corso di vent’anni abbiamo anche riso e conversato amabilmente. Lo scorso anno (2002, n.d.r.) incontrandomi in contrà S. Barbara mi hai detto:”Caro maestro, siamo gli unici due superstiti di una Vicenza musicale d’altri tempi”. Non sapevo che era della mia stessa classe. In un’intervista del luglio 1990 di Antonio Stefani, la Pobbe così concluse:”Goffredo Parise non ha voluto nemmeno che le sue spoglie riposassero a Vicenza. Ebbene, io invece pretendo una sepoltura nel ‘famedio’ del cimitero monumentale, tra i cittadini illustri. E sopra la tomba esigo una statua che mi immortali nel personaggio di Desdemona. Che ne dice se la facciamo eseguire da Nereo Quagliato?”

Ecco Marcella: il tuo desiderio è stato in parte esaudito. Ma quanti musicisti ti hanno accompagnata all’ultima dimora? Nessuno, solo chi scrive.”

Dal precedente articolo deduciamo quindi che fin dai primi anni del dopoguerra Tacchetti frequenta i “salotti musicali” cittadini come pianista accompagnatore di cantanti lirici. Successivamente organizzerà e accompagnerà al pianoforte un tale numero di concerti che inevitabilmente se ne è perso il conto. Di seguito quindi, a titolo di esempio, si riportano alcune delle locandine in cui Tacchetti compare come accompagnatore pianista, e spesso come direttore artistico, sottolineando tuttavia che rappresentano solo una minima parte dell’attività concertistica svolta negli anni, dal momento che gran parte delle locandine e brochures sono andate perdute, o sono ancora in attesa di essere rinvenute e catalogate.

Si inizia quindi dall’immediato dopoguerra quando, evidentemente per legami intrecciati durante gli anni dell’Accademia Musicale di Como, Tacchetti ritorna più volte nella città del lago per alcuni concerti in cui compare come accompagnatore al pianoforte. Di seguito si riporta la locandina di un concerto tenuto nel 1949 a Como con il soprano Vera Traldi – con la quale terrà concerti anche a Vicenza -.

Locandina del concerto lirico del 22 aprile 1949 tenuto a Como con il soprano Vera Traldi. Si noti il nome di Tacchetti al pianoforte che, stampato erroneamente, risulta corretto a mano!

Una curiosità riguarda gli sponsor che, seppur a guerra appena terminata, erano comunque già pronti a sostenere concerti e spettacoli, come si deduce dal retro della stessa locandina in cui i “Magazzini Riuniti Milanesi” pubblicizzano i loro prodotti!

Retro della locandina del concerto, con lo sponsor che pubblicizza i propri prodotti. Da notare, soprattutto oggi che le cifre per i numeri telefonici sembrano non bastare mai, il numero di telefono 33-49!

 

A distanza di poche settimane, Tacchetti accompagnerà al pianoforte Vera Traldi in occasione di un secondo concerto lirico, questa volta presso la Sala Morone della Cattedra Francescana (chiesa di San Bernardino) a Verona. Di seguito il programma.

Programma del concerto lirico con il soprano Vera Traldi e Tacchetti al pianoforte. Da notare la disponibilità di un pianoforte gran coda Bechstein messo a disposizione dalla ditta Zecchini di Verona, tuttora in attività.

 

A scopo benefico – come spesso accade – risultano i concerti in cui Tacchetti compare come accompagnatore al pianoforte, riportati nelle due successive locandine . La prima si riferisce ad un concerto tenuto per il Circolo Ricreativo Assistenziale Postelegrafonici di Vicenza, risalente al 1948 (come aggiunto a mano dallo stesso Tacchetti nel programma di sala):

Locandina del concerto a favore del “Circolo Ricreativo Assistenziale Postelegrafonici” del 16 dicembre 1948, in cui Tacchetti è al pianoforte.

 

La seconda locandina invece è relativa ad un concerto lirico “Pro Asilo Infantile”, tenutosi a Recoaro nel 1953. Il fatto che questo spettacolo sia rappresentato a Recoaro riveste una particolare importanza, se si considera che proprio le Fonti Centrali di Recoaro saranno a lungo la sede di un gran numero di concerti lirici (opera ed operetta) che Tacchetti organizzerà negli anni a venire, fino alla fine degli anni ’80, e per i quali rivestirà il doppio ruolo di direttore artistico e di pianista accompagnatore. Di seguito si riporta il programma del 1953, oltre ad alcune fotografie di anni più recenti in cui Tacchetti è immortalato al pianoforte e al termine dello spettacolo, proprio in occasione di un concerto tenuto presso le Fonti Centrali di Recoaro nel 1966.

Concerto lirico del 1953 Pro Asilo Infantile

 

Concerto del luglio 1966 presso il salone delle Fonti Centrali di Recoaro. Tacchetti è di spalle al pianoforte.

 

Applausi alla conclusione del concerto. Tacchetti è al centro, tra i cantanti che ricevono i fiori e salutano il pubblico.

 

Sempre al 1966 risale la brochure di un altro concerto che Tacchetti organizza e accompagna ancora una volta al pianoforte per il Gruppo Artistico Corale “Aureliano Pertile”, questa volta presso l’Auditorium Canneti di Vicenza.

Fronte del programma di sala del concerto organizzato per il Gruppo Artistico Corale “Aureliano Pertile” di Vicenza, in cui Tacchetti compare come direttore artistico e accompagnatore pianistico.

 

Aureliano Pertile, nato a Montagnana nel 1885, fu uno dei più famosi tenori italiani, e debuttò in Martha il 16 febbraio 1911 proprio a Vicenza al Teatro Eretenio (prima che fosse abbattuto dai bombardamenti alleati del 1944). Il gruppo Aureliano Pertile sul retro della locandina così si presenta:

“Il Gruppo Artistico Corale ‘A. Pertile’ Città di Vicenza è sorto fin dalla prima Guerra Mondiale 1915-1918, allora con la denominazione “MARMITTA”, e sempre animò la passione e la concorde volontà di tutti i componenti il precipuo intento di far vivere le splendide musiche del periodo aureo del melodramma.”

Presentazione del gruppo artistico corale “A. Pertile, Città di Vicenza

Di seguito il programma del concerto:

Programma del concerto del 16 giugno 1966, organizzato per il gruppo Aureliano Pertile con Tacchetti al pianoforte

 

Come già evidenziato precedentemente, tantissimi altri concerti hanno visto Tacchetti nel ruolo di pianista accompagnatore. Se in futuro si ritroveranno altre locandine, in particolare relative all’importante periodo legato agli spettacoli a Recoaro, verranno senz’altro aggiunte a quelle fin qui elencate.

Intitolazione dell’aula studio al M° Tacchetti presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza

Sabato 23 novembre 2019, in concomitanza con l’Inaugurazione dell’Anno Accademico, presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza vengono intitolate tre sale ad altrettanti musicisti illustri vicentini: il maestro Giovanni Guglielmo, la prof.ssa Maria Teresa Carloni, e il maestro Natalino Tacchetti. La cerimonia si è svolta presso la sala Marcella Pobbe dello stesso Conservatorio, alla presenza del Sindaco di Vicenza Francesco Rucco, dell’Assessore alla Cultura Simona Siotto, del Prefetto Pietro Signoriello e del delegato del Questore di Vicenza Gianpaolo Solinger.

Alla cerimonia erano presenti i parenti del maestro Tacchetti, ed in particolare la moglie Gina (Caterina) Palmato (autrice delle “lettere al fronte”, scritte durante la guerra), fresca del suo 95esimo compleanno festeggiato il 18 settembre 2019!

Dopo il saluto alle autorità, l’intervento del Direttore del Conservatorio M° Roberto Antonello, ed il Concerto in sol per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel eseguito dagli studenti del Conservatorio (con trascrizione per ensamble strumentale di Fiammetta Morisani e Alberto Piazza), per tracciare un tratto distintivo dei tre musicisti si sono alternati il maestro Alessandro Padoan per il ricordo di Tacchetti, il prof. Enrico Pisa per Maria Teresa Carloni, e infine il dott. Giacomo Rodighiero – presidente dello stesso Conservatorio A. Pedrollo – per Guglielmo.

Il maestro Alessandro Padoan così ha riassunto la figura di Tacchetti nel suo discorso commemorativo:

“Saluto tutti i presenti, il Direttore del Conservatorio Prof. Roberto Antonello e i familiari del M° Natalino Tacchetti, in particolare la moglie Gina (Caterina), le tre figlie e le loro famiglie, i nipoti e soprattutto il nipote Ing. Carlo Bezzon, che da otto anni sta curando con passione il riordino dell’archivio del nonno [..].

Ringrazio il Direttore per essere riuscito a realizzare questo evento, e per avermi invitato a tenere un breve discorso di commemorazione, oggi che il Maestro Natalino Tacchetti riceve questo importante riconoscimento dalla principale istituzione musicale cittadina.

Ho accettato l’invito non solo in quanto ex allievo del Maestro Tacchetti – fin dal lontano ottobre 1974 quando ad otto anni grazie a lui intrapresi lo studio della musica, e iniziai a frequentare le lezioni di pianoforte in Contrà Riale – ma anche per il profondo legame umano e professionale che è continuato fino agli ultimi giorni della sua vita (fino al 29 settembre 2011, quando il maestro ci ha lasciati).

Nei pochi minuti che mi sono concessi per questa commemorazione, vorrei focalizzare l’attenzione sulla sua figura, sull’attività artistica e di insegnante. E poiché ci troviamo qui, cercherò di sottolineare i suoi legami diretti e indiretti con questo Conservatorio.

Lo vorrei ricordare partendo brevemente dal suo curriculum di studio e formazione musicale, per passare ai momenti salienti della sua attività professionale che da quella formazione si è in seguito sviluppata. Tre i campi principali nei quali si può considerare un Vicentino illustre – avendo dato tanto alla propria città e a centinaia se non migliaia di giovani e adulti per circa settant’anni, con grande generosità, vitalità, competenza e ottimismo che erano sue caratteristiche indimenticabili -: la direzione di Bande musicali, l’insegnamento e la divulgazione della cultura musicale, e la composizione.

Nato a Vicenza la vigilia di Natale del 1921, inizia ad avvicinarsi alla musica a tredici anni, suonando il basso tuba nella Fanfara di San Biagio. A 16 anni, nel 1938, inizia a frequentare a Roma l’Accademia Musicale ‘La Farnesina’ dove si diploma in trombone nel 1941. Nel frattempo studia anche Armonia e Composizione in particolare con il Maestro Vincenzo Di Donato (che fu anche maestro di Petrassi), che possiamo definire il suo punto di riferimento, il suo confidente, colui il quale lo aiuta molto nei momenti di difficoltà durante gli anni difficili della guerra. Studia Composizione anche a Genova con Mario Barbieri e poi soprattutto, al suo rientro a Vicenza dopo la Liberazione, dal 1945 con Arrigo Pedrollo, che aveva conosciuto per la prima volta a Padova nel 1941. Ma è in particolare dal 1945 al 1948 che i suoi studi di Composizione con Pedrollo si fanno intensi, fino ad arrivare al Diploma di Alta Composizione conseguito al Conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano, appunto nel 1948, unico musicista vicentino allievo di Pedrollo ad aver raggiunto tale traguardo. È bello pensare che ora un’aula del Conservatorio intitolato a Pedrollo sia dedicata proprio a Natalino Tacchetti.

Il suo curriculum studiorum termina con il Diploma di Pianoforte conseguito al ‘Pollini’ di Padova nel 1952, e con la frequenza del corso di Paleografia musicale all’Università di Parma.

DIREZIONE DI BANDE MUSICALI

Il suo nome è legato alla fondazione e alla direzione di numerose bande musicali della città e della provincia, soprattutto negli anni tra il 1950 e il 1960. Lo troviamo alla guida della Banda di Vò di Brendola, di quella dei Salesiani di Schio, di Quinto Vicentino, dell’Istituto “Buoni Fanciulli” di Costozza, ma soprattutto della Banda del Patronato Leone XIII dei Giuseppini del Murialdo e di quella dell’Istituto San Domenico, poi denominato ‘A. Rossi’, un orfanotrofio affidato ai Padri di Don Orione dal 1949, che aveva sede proprio qui, in questo ex convento. Anche questo è un ulteriore importante legame che si può individuare con il nostro Conservatorio. Tacchetti diresse la Banda di San Domenico per lunghi anni, esibendosi non solo a Vicenza ma in varie città italiane. Dal maggio 1951 all’ottobre 1952 diresse la Banda del Patronato Leone XIII di Ponte Pusterla, incarico che gli fu affidato dal direttore grazie anche ad una lettera di referenze scritta di proprio pugno dallo stesso Arrigo Pedrollo, documento che ebbi modo di rintracciare nel corso dei miei studi sulla storia del teatro del Patronato Leone XIII.

Fondò e diresse anche l’orchestra civica di Arzignano.

INSEGNAMENTO E DIVULGAZIONE DELLA CULTURA MUSICALE

(Questa parte è presente anche nella sezione “L’insegnante e il divulgatore – 1. Testimonianze” di questo stesso sito, n.d.r.)

Insegnamento, divulgazione e diffusione della cultura musicale sono gli aspetti più importanti dell’attività pluriennale del maestro Tacchetti. Intere schiere di giovani e adulti vicentini sono passate attraverso il suo insegnamento, fin dall’inizio della carriera quando anche la direzione delle bande implicava lezioni settimanali ai bandisti e aspiranti tali.

Il nido, la culla del suo insegnamento era la sua casa, prima in Contrà Santi Apostoli, poi ai Carmini, quindi in Contrà San Marcello, Contrà Riale e infine in Corso Padova. La casa risuonava a tutte le ore del giorno di musica e di canto, e Tacchetti è sempre stato un maestro molto ricercato per le lezioni di pianoforte, storia della musica, composizione e armonia. Preparava molti giovani per i concorsi all’abilitazione dell’insegnamento dell’educazione musicale nelle scuole, ma impartiva lezioni anche a gruppi strumentali e accompagnava moltissimi cantanti che preparavano con lui concerti lirici. Ricordo che un giorno, al termine della mia lezione – io avevo 9 anni, quindi era presumibilmente il 1975 – vidi entrare Marcella Pobbe che doveva esercitarsi con il maestro – la Pobbe frequentava spesso la casa di Tacchetti per le sue prove -. E proprio a Marcella Pobbe è dedicata la Sala Concerti in cui oggi ci troviamo.

Le sue lezioni, oltre ad essere caratterizzate da una generosità, onestà ed apertura mentale rare, seguivano un metodo particolarmente “aperto”. Il pezzo che si studiava allo strumento era l’occasione per alzare ed allargare lo sguardo: il maestro sollecitava l’allievo ad inquadrare l’autore nel contesto storico e artistico, e si creavano così mille collegamenti, giungendo ad approfondimenti storici e culturali molto vasti. Lo studio del pezzo era anche il presupposto per un’analisi armonica e contrappuntistica molto puntuale, e c’era sempre da parte del maestro un invito a comporre nello stile della musica che si andava a studiare, per capire come quella musica era fatta – ricordo come la composizione fosse un momento veramente importante della lezione allo strumento -. Tutto questo condito e intriso da un grande ottimismo che infondeva agli allievi fiducia nelle proprie capacità. Credo che tanti altri studenti, come me, sentano come la formazione ricevuta dal maestro Tacchetti abbia contribuito a forgiare la propria personalità, infondendo la capacità e il desiderio di superare tutti gli ostacoli, di non abbattersi mai e di non essere mai dominati dallo sconforto – oltre ad incidere nelle scelte che ci si è ritrovati a fare successivamente indirizzando i propri studi, o diventando a propria volta insegnanti -. Questo, al di là dell’aspetto puramente tecnico, ha sempre rappresentato una caratteristica peculiare del suo metodo di insegnamento.

Tacchetti fu impegnato anche, in collaborazione con la prof.ssa Maria Pia Pasoli e con la Società Italiana per l’Educazione Musicale, nella pubblicazione di testi didattici per varie case editrici.

E strettamente legata alla sua passione per l’insegnamento è anche la sua instancabile attività di organizzatore di eventi per la divulgazione della cultura musicale. Nel 1966 fondò e fu il Presidente dell’A.GI.MUS di Vicenza, Associazione con la quale per almeno quarant’anni organizzò in città e provincia innumerevoli concerti e conferenze che spaziavano dal canto gregoriano, alla musica barocca, all’opera lirica, alla musica del Novecento.

COMPOSITORE

(Questa parte è presente anche nella sezione “Composizioni – 1. Presentazione” di questo stesso sito, n.d.r.)

Si può dire che le lezioni di Vincenzo di Donato prima e di Arrigo Pedrollo poi lasciarono in lui una profondissima passione nei confronti della scrittura musicale, sia sotto forma di trascrizioni di opere altrui, sia sotto forma di composizioni originali per vari organici. Grazie alla meritoria opera di riordino e inventariazione compiuta in questi anni dal nipote Ing. Carlo Bezzon, siamo in grado di contare più di duecento, fra opere originali e trascrizioni, del Maestro Tacchetti: due Balletti, rappresentati all’Olimpico e al Teatro Astra di Bassano, pezzi per pianoforte, per voce e organo, per trio di trombe, per quartetto di ottoni, per tromba e pianoforte, per violino e pianoforte, per orchestra e brani vocali. Amava divertirsi con l’armonia, di cui era profondo conoscitore, con il contrappunto, con la dodecafonia, con la politonalità: era estremamente curioso di tutto ciò che poteva sperimentare e conoscere nei più diversi stili. Poiché manca ad oggi uno studio della sua opera, auspico che in questo Conservatorio ‘Pedrollo’ di Vicenza studenti di Triennio o Biennio scelgano di elaborare tesi di laurea dedicate alle sue composizioni, e insegnanti e studenti si possano dedicare allo studio e all’esecuzione in concerto di sue composizioni, che meriterebbero di essere più conosciute.

Lancio questa proposta, e qui concludo, anche immaginando il non lontano dicembre 2021, quando ricorreranno i 100 anni dalla nascita del Maestro Natalino Tacchetti.”

Al termine degli interventi commemorativi, le autorità presenti ed i parenti si sono spostati presso le sale per l’effettiva inaugurazione. Nel caso di Tacchetti, a tagliare il nastro è stato il sindaco Francesco Rucco che poi ne ha donato un pezzetto proprio alla moglie di Tacchetti, Caterina (Gina).

Il sindaco Francesco Rucco taglia il nastro durante l’inaugurazione dell’aula studio intitolata al maestro Natalino Tacchetti, presso il Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza. Ad assistere al taglio del nastro la moglie Gina (Caterina) e una delle figlie di Tacchetti, Carla, nonché il Prefetto e l’Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza. Si ringrazia il Conservatorio A. Pedrollo per la gentile concessione della foto.
Il sindaco Francesco Rucco consegna alla moglie di Tacchetti il pezzo del nastro appena tagliato. Si ringrazia il Conservatorio A. Pedrollo per la gentile concessione della foto.

A completare l’inaugurazione della sala, c’è stata l’esecuzione di due sonate (Aequale di Anton Bruckner e la Prima Sonata per tre tromboni di Daniel Speer) per trio di fiati (dato che Tacchetti ha iniziato i suoi studi con il diploma in trombone, e successivamente ha insegnato tromba e trombone presso l’Istituto Canneti di Vicenza), magistralmente eseguite da Fabio Rovere, Riccardo Piazza e Filippo Munari.

Un momento del concerto per fiati eseguito durante l’inaugurazione dell’aula al maestro Tacchetti. Si ringrazia il Conservatorio A. Pedrollo per la gentile concessione della foto.

Dopo una vita trascorsa come didatta presso il collegio di San Domenico negli anni ’50, attuale sede del Conservatorio (si veda la sezione dedicata alla Banda di San Domenico), esiste ora una targa che ricorda e almeno in parte rende merito all’attività di un maestro che ha dedicato la propria vita all’insegnamento ed alla diffusione della musica.

La targa all’ingresso dell’aula studio dedicata al maestro Tacchetti, presso il Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza.

 

Il giovane Maestro Natalino Tacchetti a Vicenza (1951): la Banda del Patronato Leone XIII (M° Alessandro Padoan)

Il 30 gennaio 2012, presso l’Aula Francescana del chiostro del Convento di San Lorenzo a Vicenza, per il ciclo “Imparare Vicenza” si tiene presso l’Associazione SPERI – per iniziativa della Prof.ssa Chiara Faresin – una serata dedicata al ricordo del M° Natalino Tacchetti, mancato pochi mesi prima, il 29 settembre 2011. Il titolo dell’incontro è “Il Maestro Tacchetti e la musica a Vicenza“, e vi partecipano alcuni importanti nomi della musica vicentina tra i quali il M°Alessandro Padoan, il M° Giuliano Fracasso, il M° Gastone Zotto, il M° Mario Lanaro,  il M° Carmine Carrisi, la Prof.ssa Linda Magaraggia, nonché l’ex sindaco di Vicenza Giorgio Sala e molti ex allievi che hanno fatto della musica la loro professione.

Tra questi, l’intervento del M° Alessandro Padoan, oggi docente di Clavicembalo e Direttore del Dipartimento di Musica Antica al Conservatorio C. Monteverdi di Bolzano, traccia la storia di un giovane Natalino Tacchetti che nel 1951, non ancora trentenne, riceve l’incarico per dirigere la storica Banda del Patronato Leone XIII, allora anche banda cittadina. Di seguito l’intervento integrale del M° Padoan.

“Il giovane Maestro Natalino Tacchetti a Vicenza (1951): la Banda del Patronato Leone XIII”

Appunti nati a margine della ricerca sulla storia del Teatro dell’Istituto dei Padri Giuseppini del Murialdo (1891-1953).

Mi è giunto assai gradito l’invito dell’Associazione “Speri”, per il tramite di Carlo Bezzon, a prendere parte a questa serata dedicata al Maestro Tacchetti. Sentivo, da ex allievo del Maestro, che si trattava di un atto doveroso di testimonianza, anche se non avevo assolutamente chiaro quale sarebbe stato l’oggetto del mio breve intervento. Che fare? Ricordarlo come il mio Maestro nel lungo percorso di studi con lui, iniziato nel 1974 (io avevo allora 8 anni) in Contrà Riale, proseguito fino al mio diploma di pianoforte e fino all’esame di 4° anno di composizione, oppure ricordare i lunghi anni di continue collaborazioni con lui nell’ambito dell’A.Gi.Mus., quando mi invitava per realizzare ogni anno conferenze e concerti dedicati alla causa della diffusione in città della musica antica, con il clavicembalo, almeno a partire dal 1988, o alla diffusione della storia e della semiologia del canto gregoriano, che erano diventati i miei ambiti di studio e di lavoro? Alla fine, invece, ho preferito utilizzare il tempo che mi è qui concesso per abbozzare un intervento di tipo storico, sfruttando alcuni documenti da me raccolti anni fa, che ci permettono di fotografare il Maestro in una delle numerosissime attività musicali alle quali si è dedicato nella sua lunga vita. Ho scelto per voi alcuni episodi che hanno coinvolto il giovane Natalino Tacchetti nel lontano 1951. È una piccola vicenda, poco conosciuta nei suoi particolari, che ha a che fare con il Patronato Leone XIII dei Padri Giuseppini del Murialdo, che fu fin dalla sua fondazione uno dei principali centri cattolici di educazione dei giovani e un istituto di primissimo ordine anche per il suo ruolo in ambito culturale e musicale a Vicenza.

L’idea mi è venuta ripensando alla lunga ricerca che ebbi l’onore di condurre per tre anni, a partire dal 1990, quando l’allora direttore del Patronato Leone XIII don Guido Bassanello mi affidò, per l’interessamento proprio del Maestro Natalino Tacchetti, l’incarico di scrivere un approfondimento storico musicologico intorno all’Istituto e al suo Teatro, nel 100° anniversario della sua fondazione. Ne nacque un libro – questo – dal titolo “Il Teatro della Pusterla. Pagine di vita musicale vicentina negli spettacoli dati nel teatro del Patronato Leone XIII dei Giuseppini (1891-1953)”, che fu pubblicato dalle Edizioni Nuovo Progetto nel 1993. Questo libro, distribuito in tutte le biblioteche della provincia di Vicenza e nei vari istituti dei Giuseppini del Murialdo in giro per l’Italia, fu da me dedicato proprio a Natalino Tacchetti, come si può leggere nella pagina che precede il primo capitolo. Nel corso della presentazione pubblica del libro, nel 1993, ricordo che invitai il Maestro sul palco, e sottolineai l’affetto che mi legava a lui e la riconoscenza che avevo nei suoi confronti perché mi aveva insegnato ad amare la musica, a divertirmi con la musica, ad esprimermi con la musica, e lo aveva sempre fatto con modestia e con grandissima generosità. E questo era il motivo che mi aveva spinto a dedicargli quella mia “opera prima”.

Dunque, negli ultimi anni dei quali si occupa il mio libro, che arriva fino al 1953, quando si decise di abbattere il pericolante ma bellissimo teatrino per costruire un nuovo cinema-teatro, trovai una testimonianza che mi permise di aprire una finestra nuova, anche se secondaria rispetto al tema principale del libro: Natalino Tacchetti come direttore della gloriosa Banda del Patronato Leone XIII. Siamo nell’Aprile 1951. Natalino Tacchetti aveva allora ventinove anni.

La Banda del Patronato, fondata nel lontano 1898, era una delle Bande storiche di Vicenza. Le sue esecuzioni erano richieste per: – feste e celebrazioni interne all’Istituto; – cerimonie e concerti pubblici in città e provincia (ad es° in Piazza dei Signori), anche perché per lunghi anni dovette svolgere le funzioni della disciolta Banda Cittadina. Anzi, addirittura, specie nel periodo antecedente la seconda guerra, con il M° Michele Baudino come direttore, il Patronato richiese ed ottenne per parecchi anni il prestito delle parti di tantissima musica del repertorio della Banda Cittadina (per la maggior parte repertorio operistico trascritto) che si trovava conservato all’Istituto Musicale “Canneti” di Vicenza.

Ricordo inoltre che la Banda del Patronato aveva una sua scuola di musica nella quale si formavano giovani allievi aspiranti bandisti.

In quel secondo dopoguerra la situazione economica si fece difficile per il Patronato, e fu impossibile continuare a pagare il compenso richiesto dal M° Ferruccio Marotto di Padova, allora direttore della banda. Nel diario del direttore del Patronato P. Luciano Trevisan in data 1° aprile 1951 leggiamo: “Riunione di Biffi, Cangini, Pasqualotto, Nogara [si trattava di Alessandro Biffi, Ugo Cangini, Guido Pasqualotto e Guglielmo Nogara, tutti e quattro ex bandisti] e il Direttore per trattare l’argomento spinoso della Banda musicale. Il Direttore avverte che più di 50.000 lire annuali non può cavar fuori dal misero bilancio; Biffi mette uguale somma; Cangini altrettanto e Nogara… tace. Il Maestro però, venendo da Padova non è soddisfatto certamente e allora si pensa ad un Maestro del luogo. Ci sarà da cozzare con la cocciutaggine dei bandisti che insistono per Marotto da Padova.” Dunque a disposizione c’erano, pare, solo 150.000 lire annuali.

E il Maestro Marotto effettivamente si dimise dall’incarico proprio per disaccordi con la direzione del Patronato in merito al trattamento economico, come apprendiamo da una nota manoscritta del 26 aprile 1951.

Il “Maestro del luogo” alla fine fu scelto e fu proprio Natalino Tacchetti, che nel secondo dopoguerra era conosciuto come direttore anche di molte altre bande locali: la Banda dell’Orfanotrofio “A. Rossi” dei Padri del Don Orione, la Banda di Quinto Vicentino, la Banda dell’Istituto “Buoni fanciulli” di Costozza, la Banda dei Salesiani di Schio, la Banda di Vò di Brendola, la Banda di Arzignano. Di queste ultime due sappiamo che le diresse proprio negli anni in cui assunse l’incarico al Patronato, in particolare 1950 e 1951.

Banda di Vò di Brendola il 13 maggio 1951. Il M° Tacchetti è sul centro-destra della foto, in piedi con le braccia conserte.

L’annuncio della nomina del nuovo direttore fu data ai bandisti il 28 aprile 1951 con una circolare dello stesso direttore del Patronato P. Luciano Trevisan: “Carissimi Bandisti, dopo il forzato riposo invernale, ecco ripresentarsi l’occasione per dimostrare coi fatti l’attaccamento al glorioso CORPO BANDISTICO del Patronato che si ricompone. Per dovere di deferenza fu interpellato il benemerito M° Marotto, ma non avendo egli creduto opportuno accettare le proposte fattegli, ci siamo fermati sulla persona del M° Tacchetti, Vicentino diplomato a Milano in alta composizione e strumentazione. Di Lui hanno dato ottime informazioni i migliori intenditori cittadini [nella copia manoscritta veniamo a sapere che si trattava del “M° Pedrollo e Mons. Dalla Libera”]. Spero che il cambio del Maestro non porti difficoltà nella ripresa della scuola.”

Nell’Archivio del Patronato sono riuscito a rintracciare proprio la lettera manoscritta di referenza che Arrigo Pedrollo indirizzò al direttore del Patronato lo stesso 28 aprile 1951: “Il Maestro Tacchetti possiede i diplomi di Composizione (Conservatorio di Milano) e di Trombone. Dovrebbe quindi essere in grado di assumere l’insegnamento e la direzione di una banda, conoscendo il meccanismo degli strumenti di ottone ed avendo pratica sufficiente di direzione. Con distinti ossequi: Arrigo Pedrollo”.

Lettera di referenza manoscritta del M° Arrigo Pedrollo

Non ho trovato, invece, se mai è esistita una sua redazione scritta, la referenza di Mons. Dalla Libera di cui parla il direttore del Patronato in quella circolare.

La prima testimonianza di un concerto con Tacchetti alla direzione della banda del Patronato Leone XIII risale alla Festa della premiazione del 1° luglio 1951, svoltasi come tradizione nel cortile dell’Istituto. La Festa della Premiazione si svolgeva alla fine di ogni anno scolastico, con un programma vario nel quale la Banda del Patronato introduceva, eseguiva un intermezzo e concludeva. In quel 1° luglio 1951, dopo la marcia introduttiva e un “discorso”, seguirono delle “evoluzioni figurate per lupetti” (la ginnastica fu sempre, insieme con il nuoto, un fiore all’occhiello del Patronato) ed infine la “distribuzione dei premi di religione e di condotta”. Dopo l’intermezzo suonato dalla banda, registrato nel programma d’epoca con l’espressione generica “Musica per banda” (non sappiamo quali e quanti brani furono suonati) il programma prevedeva invece una “scena muta” dal titolo “Psilli incantatore di serpenti” (le scene mimate ebbero seguito e successo nei vari spettacoli dell’epoca), di nuovo una distribuzione di premi, questa volta “premi di studio”, a seguire un altro “discorso” e infine “Musica d’addio per banda”.

Il nome di Natalino Tacchetti come direttore della Banda compare anche il 28 giugno 1952, di nuovo per una Festa della Premiazione (questa volta segnalata come distribuzione “serale” dei premi, svoltasi nel cortile dell’Istituto, “illuminato e addobbato”). Certamente sotto la sua guida si svolsero tante altre esecuzioni, anche se i documenti non riportano il suo nome. Fra queste sicuramente le due per il Comune di Vicenza di cui ho trovato testimonianza scritta nell’Archivio Municipale: quella del 4 Novembre 1951, quando la Banda del Patronato suonò durante le cerimonie commemorative in ricordo della fine della prima guerra mondiale e dei soldati caduti (e della quale si riporta una richiesta di contributo al Comune da parte del Patronato, e una relativa deliberazione della Giunta Municipale), e quella dell’11 Agosto 1951 in Piazza dei Signori (di cui si riporta una domanda di concessione per il “palco in ferro”).

Richiesta di contributo al Comune per il concerto del 4 Novembre

 

Deliberazione della Giunta Municipale del contributo di 30.000 lire per quel concerto, nella quale si legge: “Si deve ora corrispondere alla benemerita Istituzione un compenso per il servizio prestato con capacità e solerzia”

 

Richiesta al Comune di concessione del palco in ferro per il concerto dell’11 agosto in Piazza dei Signori

Del concerto dell’11 agosto 1951 lo stesso Tacchetti ha tenuto un trafiletto comparso nel Giornale di Vicenza:

Musica in Piazza

La riorganizzata Banda del Patronato Leone XIII ha fatto adunare ieri sera in Piazza dei Signori un considerevole numero di appassionati che hanno vivamente applaudito un programma di musiche di carattere popolaresco eseguite con brio e buona fusione, che il concittadino maestro Tacchetti seppe dirigere con profitto.

Del 1951 rimane inoltre testimonianza di altri due concerti attraverso altrettanti articoli, tenuti da Tacchetti e consegnatimi dal nipote Carlo, comparsi nel Giornale di Vicenza: il primo per i festeggiamenti legati all’8 settembre, con il relativo programma, il secondo con data 11 ottobre.

Il programma del concerto questa sera in Piazza

Ecco il programma della manifestazione indetta ed organizzata dalla Pro Vicenza col concerto che sarà svolto in Piazza dei Signori questa sera alle 20.45 dalla Banda del Patronato Leone XIII diretta dal maestro Natalino Tacchetti. Parte prima: Sabatini – Lux (Marcia Sinfonica); Rossini – Barbiere di Siviglia – Cavatina (solista Nosiglia Orlando); Mascagni – Guglielmo Ratcliff – Sogno, Cavalleria Rusticana – Fantasia. Parte seconda: Verdi – Trovatore – Fantasia; Pedrotti – Tutti in maschera – Sinfonia; Sabatini – Eroica – Marcia Sinfonica.” Sabato 8 settembre 1951

 

La banda del Patronato

Chi parla della trapassata Banda Cittadina, rivede subito con la memoria svolazzanti candide piume su imponenti feluche, abiti a coda di rondine bleu marine, incedere marziale.

La chiamavano scherzosamente «La Banda degli Ammiragli d’acqua dolce». Il «dopo l’altra guerra» con la sua turbolenta economia l’ha inghiottita. E’ rimasta l’altra, la cenerentola di quei tempi, quella del «Patronato» come dicono ancora le donnette del popolo che inceppano la lingua su quel «ti erre». E’ rimasta passando anch’essa le sue crisi. Più agile dei maggiori complessi civici ha superate tutte le «marette» che travagliano i sodalizi musicali.

E avanza, s’ingrandisce la umile ancella di un tempo a pari passo dei suoi ragazzi che, oggi, sono uomini.

Li abbiamo rivisti in Piazza: sempre quelli, i più bravi i più fedeli e assieme «ai fioi». Sono in 45 ma suonano con la bravura di un grande complesso. Gonfiano le gote e gli occhi divenuti più piccoli dallo sforzo del fiato sembrano strizzare e dire «pazientate ancora qualche mese, poi tireremo fuori i nostri allievi che stanno facendo le ossa nella nostra scuola interna. Allora vedrete che ci mancheranno solo le feluca e la ‘prefittizia’».

Ora hanno anche un nuovo maestro: giovane ma.. con i fiocchi, perché Natalino Tacchetti, due volte diplomato all’Accademia di Stato, a soli 26 anni ha ottenuto il titolo di maestro d’alta composizione con il massimo dei voti al Conservatorio G. Verdi di Milano. I dirigenti hanno avuto buon fiuto nella scelta del maestro Tacchetti, il cui non comune senso musicale gli consente di dirigere brillantemente a memoria.

Dobbiamo proprio parlare con simpatia e con stima della nostra Banda del Patronato perché ci ha offerto esecuzione veramente egregie.

La banda del Patronato che per virtù dei dirigenti, del valoroso Maestro e di tutti i suoi fedeli componenti oggi rappresenta degnamente Vicenza, con l’affluire continuo dei suoi allievi della Scuola interna sta avviandosi sul piano del grande complesso che fu la famosa nostra Banda Cittadina. Senza disturbare nessuno, in silenzio, con il lavoro, con il sacrificio. Bravi!” Zeta, giovedì 11 ottobre 1951

Nel dicembre 1952 già non figura più il M° Natalino Tacchetti quale direttore della Banda, perché iniziò a dirigerla il padre giuseppino Assirio Cappellari. Tra le carte del suo archivio, Tacchetti stesso mi tirò fuori un attestato, datato 24 novembre 1952, rilasciato dal nuovo direttore del Patronato, Giovanni De Angeli, che ci conferma con precisione quanto durò il suo incarico di direzione della banda: “Il sottoscritto P. Giovanni de Angeli Direttore del Patronato Leone XIII di Vicenza attesta che il M.stro Tacchetti Natalino di Giacomo ha prestato la sua opera quale M.stro nella Banda di questo Istituto dal maggio del 1951 al 31 ottobre del 1952. Valida e preziosa è stata la sua opera. Se al presente lascia l’insegnamento nel Corpo bandistico è perché il Patronato può contare tra il suo personale di insegnamento un sacerdote maestro di Banda, il quale essendo della stessa famiglia religiosa è anche più a disposizione. Il Patronato è in dovere di dare al Sig. M. Tacchetti tutto il suo ringraziamento per la sua opera attiva specie nella formazione degli Allievi.” È uno scritto di non secondaria importanza, perché non solo attesta il periodo esatto dell’incarico svolto ma anche l’impegno di Tacchetti come insegnante. Sappiamo infatti che il direttore della Banda si assumeva anche il compito di impartire lezioni settimanali ai giovani aspiranti bandisti. Questa scuola di musica del Patronato era rinomata e vantava una lunga tradizione.

Attestato che riporta il periodo di incarico di direzione della Banda da parte del M° Tacchetti

 

Aggiungo che proprio in quei giorni, nell’autunno 1952, Natalino Tacchetti si diplomò in Pianoforte al Conservatorio “Pollini” di Padova, sempre con il Maestro Pedrollo, che di quel conservatorio era anche il Direttore. Perciò fu un anno d’impegno intenso per il giovane Tacchetti.

Ricordo inoltre che nello stesso periodo, tra il 1950 e il 1952, Tacchetti era impegnato anche nell’attività di insegnante di canto individuale e corale negli istituti dell’Ente Comunale di Assistenza di Vicenza. A riprova di ciò il nipote Carlo Bezzon, che ringrazio molto, mi ha trasmesso un documento tratto dall’Archivio del nonno che qui vedete in foto:

 

Vi si dichiara che da oltre due anni Tacchetti insegnava canto facendo conseguire agli allievi esiti brillanti in vari saggi ed aveva inoltre diretto, “con eccellente risultato”, concerti sinfonici e bandistici per conto dello stesso Ente (pensiamo perciò che sia stata chiamata in varie occasioni la Banda del Patronato da lui diretta).

Credo, e qui concludo, che questi piccoli e necessariamente veloci appunti o squarci su un pezzetto di storia musicale vicentina e sul giovane Natalino Tacchetti, ci confermino soprattutto il suo amore disinteressato per l’insegnamento nei confronti dei giovani, per la loro formazione, anche per i giovani più sfortunati che, soprattutto nel dopoguerra, erano molti (vedi orfanotrofi, enti di assistenza). E ci confermano anche i suoi poliedrici interessi e la febbrile attività soprattutto indirizzata alla diffusione, in città e in provincia, del fare musica, cantando o suonando uno strumento.

Alessandro Padoan”

I luoghi e la storia – 2. Gli anni della guerra

Pochi mesi dopo aver conseguito il diploma in trombone, l’11 novembre 1941 decade la sospensione al reclutamento per motivi di studio. Tacchetti è chiamato alle armi il 7 dicembre 1941. Avvalendoci ancora del Foglio Matricolare, che riporta tutti gli eventi importanti del soldato, leggiamo:

Ha conseguito il diploma in trombone presso l’Accademia di Musica della G.I.L. nell’anno scolastico 1940/41 [..]. Chiamato alle armi in seguito alla sospensione del ritardo della prestazione del servizio, Circ. n. 4080/S.T. 22, in data 11-11-1941.

Tale nel corso preparatorio di addestramento presso il Rep. 58 Regg. Fanteria“.

Dettaglio del Foglio Matricolare riportante la sospensione del congedo per motivi di studio.

Il 7 dicembre Tacchetti è a Padova presso la Caserma Vittorio Emanuele III (l’odierna caserma Oreste Salomone, in Prato della Valle, vicino alla chiesa di Santa Giustina), reclutato nel 58° Reggimento Fanteria, Compagnia Deposito.

L’8 dicembre 1941 effettua la prima vaccinazione, come si evince dal Libretto Personale del Regio Esercito Italiano, mentre 2 giorni dopo, il 10 dicembre, gli viene consegnato il materiale spettante a ciascun soldato. Nello specifico, riceve (come riportato sempre nel Libretto Personale): 1 mostrina, 2 asciugatoi, 1 berretto di panno a busta, 1 borraccia, 1 borsa completa per pulizia, 1 borsa a zaino per armi, 1 paio di calzoncini da ginnastica, 2 camicie di cotone, 1 cappotto di panno, 1 colletto di tela, 1 correggia per pantaloni, 1 cucchiaio di ferro, 1 custodia per spazzola da capelli, 1 farsetto a maglia, 1 paio di fasce gambiere, 1 fascia ventriera, 2 fazzoletti, 1 forchetta, 1 gavetta, 1 giubba di panno, 1 giubba di tela bigia, 2 paia di mutande di tela, 1 paio di pantaloni di tela bigia corti, 1 paio di pantaloni di panno, 1 pastrano di panno, 3 pezzuole da piedi, 1 piastrino di riconoscimento, 1 sacchetto di tela per galletta, 1 sacco di tela impermeabile per truppe alpine, 1 paio di scarpette da ginnastica, 1 spazzola da scarpe e da vestimenta, 1 set di stellette metalliche, 2 paia di stivaletti (il secondo paio in data 04/02/1942), 1 tazza.

Libretto personale del Regio Esercito Italiano.

 

E’ proprio in questo periodo che Tacchetti incontra per la prima volta il M° Arrigo Pedrollo, come si evince da una lettera che lo stesso Tacchetti scriverà molti anni più tardi, nel 1998, all’avv. Lorenzo Pellizzari, Presidente dell’Accademia Olimpica:“Nel 1941 mi trovo a Padova arruolato nel 58° Fanteria. Avvicino il maestro Pedrollo, appena nominato direttore del “Pollini”, per chiedergli se potevo, nelle ore di libera uscita, esercitarmi ad un pianoforte del Liceo Musicale; mi disse subito di sì.”

Ora è necessario fare un piccolo ma fondamentale passo indietro al 1940, anno in cui Natalino, durante l’estate in cui fa ritorno a Vicenza da Roma, si fidanza con Caterina (che da allora sarà per tutti Gina, e che sposerà nel 1944), carissima amica di sua sorella Isetta. All’epoca Gina sta per compiere 16 anni, e per tutto il successivo periodo della guerra si instaurerà un fitto scambio epistolare tra lei e Natalino, che terrà tutte le lettere che Gina gli scriveva. Grazie a queste è oggi possibile riannodare i momenti fondamentali e i trasferimenti occorsi durante il conflitto mondiale, anche in virtù dell’abitudine di Gina di citare alcuni passaggi delle lettere ricevute – come si farebbe oggi quando si risponde ad una mail -, permettendoci in questo modo di recuperare parte dei contenuti degli scritti di Natalino.

Da Padova Tacchetti si trasferisce a Vittorio Veneto per seguire l’A.U.C. (Corso Allievi Ufficiali). Non sappiamo di preciso la data del trasferimento, ma sicuramente avviene prima del 23 dicembre 1941 dato che quel giorno Natalino riceve una lettera da Gina con destinazione “72 Reg. Fanteria II Plotone II Compagnia, Casermette Lotti, Vittorio Veneto”.

Il 4 febbraio 1942 interrompe il corso Allievi Ufficiali e il 6 febbraio è riassegnato al 58° Reggimento Fanteria, a Padova. Successivamente con lo stesso Reggimento si sposta a Genova, assegnato all’11° Compagnia Mortai da 81 del 3° Battaglione. Una curiosità: nel Libretto personale di Tacchetti sono riportati anche i punteggi relativi alle esercitazioni delle lezioni di tiro! Nella foto seguente, il dettaglio dei risultati ottenuti con il tiro al fucile:

Dal Libretto personale, la pagina che riporta i risultati ottenuti durante le lezioni di tiro al fucile.
Tacchetti in una foto datata Maggio 1942

In Liguria  il 58° Reggimento Fanteria, come si legge nel sito del Regio Esercito,  “svolgeva compiti di difesa costiera”. Durante la permanenza a Genova Tacchetti continua a dedicarsi alla musica e ad esercitarsi non appena il servizio di leva lo consente, studiando in particolare al Conservatorio con il maestro Mario Barbieri, già importante musicologo e compositore.

Da questo momento fino al mese di ottobre del 1942 manca il carteggio tra Natalino e Gina, che riprende con una lettera del 15/11/1942 indirizzata “Al Fante Tacchetti Natalino, 58 Reg. Fanteria 11 Compagnia Mortai da 81”. Questa lettera è storicamente rilevante perché Gina scrive di aver sentito alla radio notizie relative ai bombardamenti che hanno colpito Milano, Torino e Genova alla fine del mese di ottobre, e si dice preoccupata per l’incolumità di Natalino che si trova nella città ligure. I bombardamenti cui si riferisce Gina nella lettera sono quelli del 22 e 23 ottobre 1942.

Tacchetti raccontava spesso un drammatico avvenimento legato ai bombardamenti del 1942 a Genova, di cui fu testimone. Il 23 ottobre a Genova, di sera, suonò la sirena di allarme antiaereo. La popolazione, colta dal panico anche a causa dei massicci bombardamenti del giorno precedente, si riversò nei rifugi antiaerei. Nei pressi di Porta Soprana, in particolare, una moltitudine si ammassò all’ingresso della Galleria delle Grazie, dove alcuni soldati avrebbero dovuto aprire i cancelli per permettervi l’accesso. Ma i cancelli quella sera non si aprirono, e la gente ignara e spaventata si accalcò lungo una ripida scalinata senza via di fuga, con la folla che premeva schiacciando le persone che si trovavano davanti. Quando la compagnia di Tacchetti arrivò, chiamata per l’emergenza, trovò la gente accalcata all’imbocco della galleria, con le persone ridotte in fin di vita schiacciate orribilmente contro i cancelli. Ogniqualvolta ricordava questo episodio, il volto di Natalino si faceva cupo e lo sguardo lontano, come se la scena si ripresentasse ai suoi occhi. “E’ stata la scena più terribile che abbia visto in vita mia” ripeteva, commuovendosi. In quell’occasione persero la vita 354 persone, tra cui molti bambini.

A distanza di molti anni, nel mese di novembre del 2017, sono stato a Genova e ho raggiunto Porta Soprana. Ho parlato con alcune persone del posto chiedendo della Galleria delle Grazie, ma alcuni erano troppo giovani, altri ne avevano solo sentito parlare. Alcuni tuttavia mi hanno raccontato che i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno letteralmente cambiato il volto della città: molti degli ingressi alle vecchie gallerie antiaeree sono stati chiusi dopo la guerra, e nuovi edifici costruiti, per cui nessuno ha saputo dirmi con precisione dove si trovasse l’ingresso del rifugio. E’ comunque presente, su uno dei muri di Porta Soprana, una targa a memoria di quel drammatico giorno, che così riporta:

Targa a ricordo della tragedia della galleria delle Grazie, posta sul muro interno di Porta Soprana.
Altre due targhe poste vicino alla precedente, poste dal Comune di Genova e dai cittadini del quartiere di Porta Soprana.
Genova, Porta Soprana

 

Tornando alla lettera citata in precedenza, Gina racconta a Natalino di essere stata al “cinematografo Berico” (uno dei primi a Vicenza, oggi abbattuto) per assistere ad un cortometraggio dell’Istituto Luce dal titolo “La barbarie britannica”, relativo proprio ai bombardamenti aerei dell’ottobre 1942 a Genova e Milano. Grazie alla rete abbiamo oggi la possibilità, a distanza di quasi 80 anni, di rivedere quello stesso filmato (Giornale Luce C0294).

La lettera termina con la preoccupazione di Gina per una probabile partenza di Natalino per il fronte in Africa.

Quest’ultimo timore risulterà infondato, tuttavia anziché in Tunisia la Compagnia Mortai da 81 verrà spedita in territorio francese, nei pressi di Tolone. Questo spostamento rientrava nell’ambito dell’operazione di guerra nota come “Operazione Anton”, voluta da Hitler per contrastare lo sbarco degli Alleati in Algeria e Marocco,  e concretizzatasi con l’occupazione da parte di truppe tedesche e del Regio Esercito delle aree metropolitane della Francia Meridionale.

L’obiettivo dell’operazione era la cattura, intatta, della flotta francese nel porto di Tolone. Tuttavia, con un espediente, il comandante navale francese riuscì a far allontanare le navi per poi autoaffondarle, con lo scopo di evitarne la cattura. Questo episodio viene ripreso diffusamente dalla stampa dell’epoca e dalle radio, in base a quanto racconta Gina in una lettera del 2 dicembre, riprendendo le parole di Natalino che a sua volta le raccomanda di “non preoccuparsi delle notizie da Tolone perché il 58° Fanteria si trova in una zona sicura”.

In una lettera precedente, datata 11 novembre 1942, Gina si dice dispiaciuta perché Natalino la avverte che “non riuscirà a scrivere ogni giorno” dato che in Francia “mancano i bolli italiani e le cartoline“.

Dagli scambi epistolari si apprendono alcune regole entrate in vigore relativamente alla spedizione di corrispondenza e pacchi. Il 20 dicembre ad esempio Gina scrive a Natalino che “per Posta Militare è stato istituito il veto di spedire stampe e giornali, e quelli che volevo mandarti sono stati requisiti“. Dalla medesima lettera si evince inoltre che i civili potevano spedire ai loro cari al fronte non più di un pacco al mese, non superiore ai 2 kg e obbligatoriamente accompagnato da uno “scontrino” che il soldato doveva a sua volta spedire preventivamente, il tutto ovviamente per motivi di sicurezza. Era capitato infatti che un pacco che Gina voleva mandare a Natalino fosse stato respinto alle poste perché non accompagnato dallo “scontrino”.

Trascorso il Natale, inizia una altro anno di guerra. L’8 gennaio 1943 Gina scrive a Natalino che finalmente riuscirà a spedirgli “quaderni a righe, carta, busta dei dolci, bottiglietta d’inchiostro per la stilografica“, avendo ricevuto il suo “scontrino” in una precedente lettera.  Dice inoltre che avrebbe voluto mandargli un regalo per Natale, ma non ne ha avuto la possibilità a causa delle già note difficoltà con le Poste: “Ho chiesto anche allo zio Gino, cioè al marito di mia zia Rosina, che come sai è in Ferrovia al reparto pacchi, ma anche lui mi ha detto che non c’è niente da fare, e che da quando c’è la Posta Militare molti pacchi non partono”. Proverà comunque a mandargli un libro con un metodo per pianoforte, acquistato da Balboani (storico negozio di musica di Vicenza, che si trovava in Piazza dei Signori fino ai primi anni 80, n.d.r.), come regalo per l’Epifania. Per la prima volta parla della necessità che avranno di “acquistare un pianoforte“, e per questo “servirà mettere via un po’ di soldi“.  Gina si scusa infine per la qualità della carta, ma “la carta bella per scrivere lettere scarseggia“.

La lettera successiva, datata 19 gennaio 1943, è importante perché Gina ringrazia Natalino di un tango dal titolo “Attendimi” composto per lei, del quale riceve il testo e “non vede l’ora di ascoltare la musica”. E’ questo il primo riscontro di una composizione di Tacchetti. Inoltre Gina chiede a Natalino se in Francia riescono a ricevere la radio italiana perché, in tal caso, potrebbe “mandargli dei saluti radiofonici“. In pratica, un’antesignana delle dediche di “Radio Cuore”! Nella stessa lettera Gina riporta la notizia ricevuta da Natalino secondo la quale il 58° Fanteria si muoverà dalla Francia per tornare in Italia. Arriveranno a Ventimiglia e da lì si faranno i convogli per spostarsi presumibilmente tra la Calabria e la Lucania.

In realtà la compagnia di Tacchetti verrà trasferita a Zagarolo, vicino a Roma. Come riporta infatti il sito del Regio Esercito, il 58° Reggimento Fanteria, “rientrato in territorio metropolitano, viene schierato a protezione delle vie di accesso alla capitale”.  In una lettera del 26 gennaio 1943 si legge che Natalino, nel nuovo paese in cui sono insediati, trova un pianoforte con cui ha la possibilità di studiare ed esercitarsi, e inizia inoltre a dirigere un coro militare. In una successiva lettera del 16 febbraio, Gina infatti scrive:”Ho ricevuto proprio oggi la tua fotografia, non puoi nemmeno immaginare con quanta gioia!“. Si tratta di una foto che ritrae Tacchetti mentre dirige il coro, nella piazza centrale di Zagarolo. Sul retro della fotografia è riportato:

“Zagarolo, 7-2-43 XXI

Alla mia fanciulla adorata”

Tacchetti dirige il coro militare a Zagarolo, 7 febbraio 1943.

 

Da una lettera di pochi giorni dopo, datata 19 febbraio, si legge che Tacchetti si è spostato a Palestrina con il compito di formare una piccola orchestra militare per la quale poi preparerà e arrangerà i brani da eseguire, in attesa di entrare a far parte della Banda Reggimentale a Roma. Nel frattempo Tacchetti scrive anche una Messa della quale purtroppo non è rimasta traccia. A proposito del suo trasferimento a Palestrina, Gina scrive:”Sento che ora ti trovi un po’ disorientato, nel nuovo ambiente, ma che hai capito che starai meglio per tante altre cose.”

In una lettera di Gina del 26 febbraio si legge:”Sento pure che domenica sei ritornato a Zagarolo a salutare i tuoi vecchi amici che ti hanno accolto con gioia sincera, così come l’arciprete e il cappellano militare, e che hai subito ricevuto un invito a pranzo! Ho sentito pure che i tuoi vecchi ufficiali continuano a far pratiche perché vogliono a tutti i costi farti ritornare a Zagarolo nella tua vecchia compagnia..“. E l’1 marzo:”Ho ricevuto stamane un tuo biglietto postale dove mi dici che sei stato a Roma assieme a degli altri compagni e che hai fatto un po’ da guida, e dato che ti trovavi a Roma hai speso cento lire in libri che ti occorrono per lo studio.

Tacchetti infatti, in attesa di entrare nella Reggimentale a Roma per ricoprire il ruolo di trombone a tiro, continua a studiare ed in particolare ad esercitarsi al piano, tanto che nella piccola orchestra appena formata suona proprio il pianoforte:”Mi hai detto che pure lì nella nuova compagnia ti stai creando un ambiente molto buono, e godi della simpatia sincera dei tuoi camerati e superiori. Sento pure che il trombone non ce l’hai ancora perché non si decidono a mandarti a Roma, ma che a te non importa più di tanto perché ora nell’orchestrina ci sei come pianista, e hai maggiore soddisfazione.

Da questo momento c’è un altro “buco” di corrispondenza, fino al 13 agosto 1943. Durante il periodo di vuoto epistolare sappiamo comunque che Tacchetti è ritornato a Roma, ingaggiato finalmente nella Banda Reggimentale, riprendendo a frequentare l’Accademia Musicale per approfondire in particolare lo studio del pianoforte.

Il 13 agosto Gina scrive a Natalino una lettera che termina così:”Appena tornata (da Campogrosso, n.d.r.) ho sentito che hanno bombardato Roma, e allora di volata sono andata alla Posta e ti ho inviato un telegramma che spero avrai già ricevuto. Ad ogni modo ti invio questa mia lettera per espresso, così appena riceverai o il telegramma o l’espresso mi risponderai subito“. Natalino quel giorno si rifugerà in un bunker antiaereo, rimanendo incolume.

Busta contenente la lettera di Gina del 13 agosto 1943, che tratta del bombardamento di Roma (come riportato più tardi sulla medesima busta da Tacchetti).

 

Il bombardamento del 13 agosto cui si riferisce Gina è quello passato alla storia come il secondo bombardamento di Roma“, dopo quello del 19 luglio. In quell’occasione Papa Pio XII (Papa Pacelli) si reca tra la folla e il giorno dopo, il 14 agosto 1943, il governo Badoglio – subentrato a Mussolini dopo le “dimissioni” del 25 luglio, data che sancisce la caduta del fascismo in Italia -dichiara Roma “Città aperta”.

“L’espressione città aperta si riferisce ad una città ceduta alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo di evitarne la distruzione, in virtù dell’interesse storico e culturale della stessa, e del consistente numero di civili” (fonte Wikipedia).

Come riporta il sito dell’Archivio Luce (www.archivioluce.com), “il giorno successivo (al bombardamento, il 14 agosto, n.d.r.) il governo Badoglio, con l’intermediazione della Santa Sede e il canale diplomatico dei paesi neutrali, Svizzera e Portogallo, comunicò ai governi di Londra e Washington che Roma sarebbe stata considerata città aperta. Il Comando Supremo italiano ordinò immediatamente alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in nessun modo in caso di passaggio aereo nemico sulla città e si impegnò a trasferire gli stabilimenti militari e le fabbriche di armi e munizioni, e a non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, né di smistamento, né di carico o scarico, né di deposito. La dichiarazione non impegnava tuttavia in alcun modo l’esercito tedesco: fu questo il principale motivo per cui, fino al 4 giugno 1944, Roma venne comunque fatta bersaglio di molti altri bombardamenti, compreso quello sulla Città del Vaticano del novembre 1943.

Le conseguenze di questi avvenimenti cominciano a ripercuotersi anche nelle istituzioni culturali e nei programmi di studio. In una lettera del 29 agosto Gina fa riferimento ad un “pezzettino di giornale dove c’è scritto il cambiamento di nome della tua Accademia musicale”. Lo stesso giornale inoltre riporta che “gli esami alle Università, alle Accademie e ai Conservatori di Musica si terranno non oltre il sedici di settembre”. Dice che altri pezzi di giornale avrebbe voluto mandarglieli, ma non li trova più perché “tu sai che a casa mia tutta la carta va bene per incollare, così si vede che hanno adoperato anche quella..“! I giornali riportano inoltre che “adesso che Roma è stata dichiarata Città aperta, voi soldati vi manderanno tutti via da lì, ed è molto probabile che vi mandino in su […]“.

Il 30 agosto 1943 Gina scrive a Natalino una lettera nella quale esprime il suo timore perché “l’estate sta volgendo al termine e forse avremo ancora un altro inverno di guerra.“. Sono ormai due anni che Tacchetti è militare, e questa sarà l’ultima lettera che riceverà da Gina. Gli eventi dell’8 settembre 1943 si riveleranno decisivi per le sorti dell’Italia, ma cambieranno anche il corso della loro storia.

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Composizioni – 1. Presentazione

In un’intervista rilasciata nel 1986, alla richiesta della giornalista se si identificasse di più con l’insegnante o con il compositore, Tacchetti risponde:”L’insegnamento della musica comprende vari rami: principalmente insegno composizione e pianoforte. Tutti possiamo imparare a comporre non tanto per fare musica quanto per capire come è fatta la musica.” E alla successiva domanda su quali siano le caratteristiche della sua musica, afferma:”E’ il mio linguaggio musicale che si colloca nel XX secolo, con particolare inclinazione per la melodia.”

Tacchetti ha completato gli studi della composizione con Arrigo Pedrollo, che di lui diceva:”E’ un uomo libero e inquieto, simpatico, formidabile anche per il suo contagioso ottimismo”. E’ stato amico del maestro Girotto, il sapiente dodecafonista vicentino, e con lui ha vissuto le difficoltà della musica contemporanea. Bepi De Marzi, suo allievo, scrive:”Ha sempre creduto e crede nell’armonia, nella buona melodia, nella cantabilità senza fingimenti”.

A Roma, durante la guerra, studia con il maestro Vincenzo Di Donato, assimilando i dettami compositivi propri del XX secolo. Influenzato anche dallo stile di grandi musicisti di allora come Goffredo Petrassi (di Zagarolo, vicino a Roma, dove Tacchetti stanzierà per un breve periodo durante la guerra) e Gian Francesco Malipiero (ai quali dedicherà alcune delle sue conferenze per ribadirne l’importanza nell’ambito della musica del secolo scorso), la musica di Tacchetti è prevalentemente orientata alla dodecafonia e all’atonalità, mantenendo tuttavia sempre un occhio di riguardo alla melodia. Si può dire che è musica a tratti “onirica”, evocativa, talora anche dura e difficile all’ascolto per un orecchio non preparato.

Le composizioni di Tacchetti (se ne contano circa duecento di diversi generi e durata, dal piano solo all’organo, ai pezzi per i più svariati organici) risalgono ad un arco di tempo che va dagli anni ’40 alle soglie del nuovo millennio. Oltre alle composizioni, si contano decine di trascrizioni per banda e orchestra destinate all’esecuzione in concerto.

Durante l’intervento di commemorazione tenuto presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza il 23 novembre 2019, in occasione dell’intitolazione di un’aula studio a Tacchetti, il maestro Alessandro Padoan così ne ha riassunto l’attività di compositore:

“Si può dire che le lezioni di Vincenzo di Donato prima e di Arrigo Pedrollo poi abbiano lasciato in lui una profondissima passione nei confronti della scrittura musicale, sia sotto forma di trascrizioni di opere altrui, sia sotto forma di composizioni originali per vari organici. Grazie alla meritoria opera di riordino e inventariazione compiuta in questi anni dal nipote Carlo, siamo in grado di contare oggi più di duecento opere, fra originali e trascrizioni, del maestro Tacchetti: due Balletti, rappresentati all’Olimpico e al Teatro Astra di Bassano, pezzi per pianoforte, per voce e organo, per trio di trombe, per quartetto di ottoni, per tromba e pianoforte, per violino e pianoforte, per orchestra, oltre a brani vocali. Tacchetti amava divertirsi con l’armonia, di cui era profondo conoscitore, con il contrappunto, con la dodecafonia, con la politonalità: era estremamente curioso di tutto ciò che poteva sperimentare e conoscere nei più diversi stili. Poiché manca ad oggi uno studio della sua opera, auspico che in questo Conservatorio «Pedrollo» di Vicenza, studenti di Triennio o Biennio scelgano di elaborare tesi di laurea dedicate alle sue composizioni, e che insegnanti e studenti si possano dedicare allo studio e all’esecuzione in concerto di sue composizioni, che meriterebbero di essere più conosciute.”

Per concludere questa introduzione, riportiamo il pensiero della prof.ssa Linda Magaraggia su cosa la Composizione rappresentasse per il maestro Tacchetti:

“[..] Giusto oggi parlavo con il papà di un allievo ora mio, una volta del maestro, e dicevo che secondo me per lui la composizione era la ‘porticina’ della sua anima. Io per molto tempo non sono riuscita a capire perché mai il maestro non pubblicasse le sue musiche, non le facesse conoscere di più e non le divulgasse maggiormente e gli dicevo:”Ma scusi, possibile che di questi pacchi di musica a lei non salti in mente di farne qualcosa?” E lui mi rispondeva:”Veramente no. Io scrivo, partecipo ai concorsi, mi diverto. A proposito: vuoi sentire qualcosa?” E allora si sedeva, e suonava. E io vedevo in quel preciso momento – pur dispiacendomi che non aprisse di più agli altri questa sua capacità compositiva che era eccellente – che quella era proprio la sua parte personalissima, uno spazio di privata introspezione, e allora non ho più insistito.

Sempre a proposito della composizione, un giorno gli chiesi:”Scusi maestro, ma lei con tutte quelle attività che svolgeva da giovane, e successivamente quando ha avuto le sue tre figlie molto presto, dovendo oltretutto scorrazzare di qua e di là per fare di tutto, per vivere – se è difficile oggi fare i musicisti, possiamo immaginare la difficoltà di anni fa -, quand’è che trovava il tempo di scrivere?”. E mi rispose:”E’ molto semplice: la Gianna – la figlia maggiore, o la ‘primogenita’ come la chiamava lui – piangeva spesso. Allora io me la sedevo sulle ginocchia, facevo un cavalluccio, e intanto scrivevo musica.” E a me è piaciuta tanto questa immagine: ho chiesto conferma alla moglie Gina che mi ha detto di sì, che è vero!”

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