I luoghi e la storia – 3. Dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra

I bombardamenti di Roma del luglio 1943, e la caduta del fascismo dello stesso mese, sanciscono il tracollo per l’Italia. Le sorti della guerra sono ormai segnate e Badoglio, dopo una convulsa fase di trattative, il 3 settembre firma l’armistizio con gli Alleati a Cassibile, in Sicilia. Nel timore di ritorsioni da parte dell’esercito tedesco, Badoglio è restio a divulgare subito la notizia, nonostante le forti pressioni del comandante supremo alleato Eisenhower. Spazientito dal tergiversare italiano nel proclamare la resa, sarà quest’ultimo ad annunciare infine l’armistizio alle h. 17.30 dell’8 settembre 1943 ai microfoni di Radio Algeri, cui seguirà la lettura del proclama da parte di Badoglio un’ora più tardi, con uno dei testi più noti ed emblematici della nostra storia nazionale:

“Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”

Il 9 settembre 1943 Badoglio, il Re Vittorio Emanuele III e il figlio Umberto fuggono  dapprima a Pescara e quindi a Brindisi. Di fatto l’Italia è divisa in due: al sud nasce il Regno del Sud, mentre il centro e il nord confluiranno, di lì a poche settimane, nella neonata Repubblica Sociale Italiana (altrimenti nota come Repubblica di Salò), ancora una volta sotto il governo di Benito Mussolini.

Nel periodo che intercorre tra la destituzione del Duce e il proclama dell’armistizio (interpretato strumentalmente come un atto di “tradimento dell’alleanza” da parte tedesca), l’esercito di Hitler ha intanto il tempo di organizzare l’occupazione del suolo italiano (Operazione Achse). Il 9 settembre i tedeschi provano ad entrare a Roma, ma si scontrano con un tentativo di difesa da parte di alcune divisioni del Regio Esercito, rimasto nel frattempo senza guida, e di molti civili. La difesa di Roma dura appena due giorni e nelle file di ciò che rimane dell’esercito è presente anche Tacchetti, come si evince dagli eventi registrati nel Foglio Matricolare (ultimo evento registrato, che si aggiunge alle operazioni di guerra in Francia e in Liguria):

Foglio Matricolare – Elenco delle operazioni di guerra cui Tacchetti ha partecipato. L’ultimo punto riguarda la difesa di Roma, il 9 e 10 settembre 1943.

Il pomeriggio del 10 settembre la resistenza viene travolta nei pressi di Porta San Paolo, e la capitale è in mano ai tedeschi. Nei giorni successivi in tutta Italia decine di migliaia di soldati italiani, colti di sorpresa e privi di comando, vengono fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento tedeschi. Il Regio Esercito è di fatto destituito, e da questo momento gran parte dei soldati tentano di tornare alle loro case.

Per chiarire cosa sta accadendo in questo particolare momento storico, si riporta parte di un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore nell’agosto del 2008 a firma di Marco Innocenti:

Tutti a casa.

Il 9 settembre [1943] al Quirinale non c’è più nessuno, nemmeno i carabinieri. L’Italia reagisce come da copione e va a fondo. L’esercito si sfalda. Le prime colonne di soldati catturati dalla Wehrmacht vengono avviate alle stazioni ferroviarie con destinazione i lager tedeschi. Chi riesce butta la divisa e se ne va, in un fuggi fuggi generale verso casa. Le strade si riempiono di sbandati che ricordano un gregge disfatto. La gente dà loro abiti borghesi e da mangiare, aiutandoli con il cuore e con la borsa. Molti, però, non ce la fanno. La Wehrmacht si muove come sa, rastrella, intercetta i fuggiaschi, piomba sui pochi reparti che non si sono arresi e fa centinaia di migliaia di prigionieri sparando pochi colpi, ma sparandoli con ferocia. […] Un esercito in piena guerra si dissolve in poche ore. «Basta», perché la pelle innanzitutto, perché i capi sono fuggiti, non c’è un ufficiale a dare un ordine e la guerra è perduta. Si sciolgono un esercito, un Paese, una generazione, un mondo. Tutto.

Per Tacchetti la situazione volge al peggio dal momento che c’è il rischio concreto di essere catturato. Il suo insegnante di composizione Vincenzo Di Donato lo aiuta fornendogli abiti borghesi e un biglietto per tornare a casa. Siamo attorno al 15 settembre 1943. Il 21enne Tacchetti, vestito in borghese, si dirige alla Stazione Termini e sale sul primo treno con destinazione Vicenza. “Sul treno c’erano soldati tedeschi, ma non controllavano i civili” raccontava Tacchetti ricordando l’episodio.  “Giunti a Vicenza, alcuni passanti avvisano che in viale Roma (viale di fronte alla stazione, n.d.r.) una pattuglia tedesca sta controllando a tutti i documenti. Appena uscito dalla stazione svolto quindi subito a destra verso la pontara di Santa Libera e, col cuore in gola e facendo attenzione ad ogni minimo movimento, per contrada San Silvestro e Porton del Luzzo raggiungo piazzetta Santi Apostoli. Non c’è un solo tedesco lungo il percorso: finalmente sono tornato a casa”.

La Repubblica Sociale Italiana nasce nel mese di novembre del 1943. Si tratta di uno Stato provvisorio voluto da Hitler che vi pone a capo Benito Mussolini, ed è a tutti gli effetti uno stato satellite della Germania. Nonostante la guerra continui, la disgregazione del Regio Esercito – lo stesso Mussolini il 18 settembre annuncia a Radio Monaco il decadimento della Monarchia, la nascita della Repubblica, e lo scioglimento di soldati e ufficiali dal giuramento al Re – libera gli ex militari dagli obblighi di leva. Viene comunque costituito un nuovo esercito, l’Esercito Nazionale Repubblicano, formato da volontari e dalle reclute (ragazzi del 1924 e 1925 chiamati alle armi). E’ la guerra civile, con la formazione di gruppi partigiani – supportati dagli alleati – che si opporranno ai nazi-fascisti e ai repubblichini.

A Vicenza Tacchetti riprende a frequentare l’Accademia Musicale che nel frattempo viene aperta, come sezione staccata della sede di Venezia, presso il Collegio Cordellina in Contrà Santa Maria Nova (oggi sede della Scuola Media Giuriolo). Tacchetti ha ora in tasca un diploma in trombone e una buona esperienza come direttore di banda, quindi entra in Accademia in veste di insegnante (insegna trombone a coulisse, o a tiro) e per contribuire all’organizzazione della scuola. Di seguito, si riporta la prima pagina del libro “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori e appartenuto ad un allievo di Tacchetti presso il Collegio Cordellina:

Seconda pagina del libro di testo “Lezioni di Storia della Musica”, autore Luigi Ronga, in uso presso i Conservatori nel 1944 e nello specifico presso l’Accademia di Musica del Collegio Cordellina a Vicenza. Vi si legge un verso goliardico scritto a matita presumibilmente dal proprietario del libro:”Lascia ogni speranza caro lettore, se vieni a sapere questa grigia storia, Pitagora e Zarlino pungono il core, ed infine rimane in te solo che noia. – V Canto della vita dell’Accademista”
Retro della pagina precedente, in cui è riportato il nome della scuola “Collegio Cordellina” in via Santa Maria Nova a Vicenza, dove aveva sede l’Accademia di Musica.

In questo periodo Tacchetti riprende i contatti con il maestro Arrigo Pedrollo (dopo il primo incontro avvenuto a Padova nel 1941), ma solo per breve tempo perché all’inizio del 1944, su pressioni del gruppo Marzotto che è  interessato a disporre di una scuola di musica non lontana da Valdagno, le lezioni si spostano a Trissino, presso la scuola media del paese.  “Per insegnare a Trissino partivo in bicicletta da Vicenza di buon mattino e tornavo la sera. Erano circa 60 km fra andata e ritorno, e buona parte delle strade in quel periodo erano sterrate.” raccontava spesso Tacchetti ricordando quegli anni.

Il fidanzamento tra Natalino e Gina nel frattempo si consolida. Quando sono liberi da impegni (Natalino insegna e Gina lavora saltuariamente come sarta), si incontrano e si concedono delle passeggiate nel centro di Vicenza. Di seguito una foto scattata a Vicenza nei pressi di Piazza Castello, nella primavera del 1944.

Gina e Natalino in una foto scattata nella primavera del 1944, nei pressi di Piazza Castello a Vicenza

Il 28 settembre del 1944, alle ore 7 – per scongiurare possibili bombardamenti alleati che raramente avvenivano di primo mattino -, Natalino e Gina si uniscono in matrimonio presso l’Oratorio di San Nicola a Vicenza. Di seguito l’annuncio di nozze:

Annuncio di Nozze di Natalino e Gina, Vicenza 28 settembre 1944

 

Interno dell’Oratorio di San Nicola a Vicenza, presso cui si sono sposati Gina e Natalino

 

Poesia di autore ignoto (probabilmente collega o allievo di Tacchetti) dedicata ai novelli sposi!

In quel periodo non esistevano come oggi i fotografi ingaggiati per immortalare ogni singolo istante della cerimonia, sicché purtroppo non ci è rimasta alcune fotografia di quel giorno.  Ci resta però la testimonianza di Gina, che racconta:”Al matrimonio erano presenti le nostre famiglie, gli amici, i colleghi e alcuni  studenti di Natalino. Dopo la cerimonia, in pulmino raggiungemmo Cornedo dove ci attendeva il pranzo di nozze: polenta e coradea all’osteria Dalla Mora!”.

Erano tempi duri, i soldi erano pochi e Vicenza era sotto il fuoco dei bombardamenti alleati. Il 2 aprile dello stesso anno erano stati distrutti il Teatro Verdi e il Teatro Eretenio, il 14 maggio fu colpito il centro storico nel peggior bombardamento che la città ricordi (310 tonnellate di bombe cancellarono il Duomo, il Palazzo del Vescovado, oltre a numerosi altri palazzi del centro), mentre il 17 novembre nella zona dell’aeroporto furono sganciate le famigerate bombe a spillo che provocarono più di 500 morti.

Dopo le nozze, Natalino e Gina si spostano così a Trissino, sia per sfuggire ai bombardamenti, sia per facilitare l’attività di Natalino nello stesso paese. A Trissino trovano alloggio presso una locanda. “Questa stanza di solito la usiamo per il deposito delle damigiane – ci disse la padrona – ma se ve la fate andar bene, potete restare quanto volete”, racconta Gina . Vi rimarranno per un paio di mesi, dopodiché partiranno per una nuova avventura.

I due mesi successivi soggiorneranno infatti a Borsano, paese vicino a Milano, in un piccolo albergo dove la padrona riuscirà a ricavare uno spazio da adibire a stanza in uno slargo del corridoio, dividendo le aree con lenzuola stese su di una corda appesa alle estremità. Qui restano in attesa di raggiungere la loro destinazione definitiva: il paese  di Torno, sul Lago di Como, nuova sede dell’Accademia di Musica nel frattempo passata alle dipendenze della Repubblica Sociale di Salò, dove Natalino avrebbe insegnato trombone e armonia, oltre a contribuire alla formazione e crescita di una piccola orchestra.

“Gli edifici della scuola si trovavano presso Villa Taverna, appartenuta alla famiglia Borromeo. La villa si affacciava sul lago ed aveva dei giardini meravigliosi” racconta Gina. “Noi tuttavia eravamo alloggiati presso la famiglia Barbetta, in una casa sulla collina appena sopra la villa. Avevamo una stanza abbastanza grande ma era senza bagno, e per lavarsi bisognava uscire alla fontana nel cortile. D’inverno, Natalino rompeva il ghiaccio nella vasca della fontana per recuperare un paio di secchi d’acqua gelida necessaria a lavarsi. Poi si scendeva alla villa e iniziava la giornata. Io ero addetta al guardaroba, Natalino insegnava. Al termine delle lezioni inforcava la bicicletta e si precipitava a Como dove seguiva un corso di pianoforte per perfezionarsi, con l’obiettivo un giorno di raggiungere il diploma.”

Villa Taverna a Torno, sul lago di Como, sede dell’Accademia Musicale presso cui ha insegnato Tacchetti

Racconta ancora Gina:”Avevamo pochi soldi, e nel frenetico viavai di studenti ed insegnanti ed altre persone che frequentavano la scuola capitava spesso che qualcuno dimenticasse qualcosa che poi non veniva più a reclamare. Io tenevo il tutto nel guardaroba, ma trascorso un po’ di tempo senza che nessuno chiedesse informazioni – c’era un regolamento che stabiliva un periodo entro il quale richiedere gli oggetti smarriti – quelle scarpe, maglie, giacche, coperte diventavano preziosa merce di scambio, al punto che servirono perlopiù a pagare le lezioni di pianoforte. In guerra bisognava arrangiarsi e fare di necessità virtù: gli studi di Natalino erano troppo importanti e rappresentavano il nostro futuro.”

Gli studenti della scuola di Torno formano una piccola orchestra che si esibisce a Como e nei paesi limitrofi. Natalino aiuta nell’organizzazione e nella trascrizione di alcuni pezzi per la banda diretta dal maestro Tuffacchi- questa attività tornerà utile a Tacchetti nel primo periodo della sua carriera musicale, quando egli stesso formerà e dirigerà svariate bande a Vicenza e provincia -. “Ricordo ancora le esercitazioni e le prove che avvenivano nel cortile antistante la villa, e che spesso sfociavano in veri e proprio concerti” racconta Gina. “Tutti ci mettevano un grande impegno e, per quanto ne so, molti di quei ragazzi sarebbero poi diventati dei musicisti professionisti.”

La guerra nel frattempo prosegue: gli Alleati fin dall’estate del 1944 riescono a sfondare la Linea Gustav, liberando buona parte dell’Italia Centrale, mentre bisognerà attendere la primavera del 1945 per lo sfondamento della Linea Gotica e la conseguente ormai prossima capitolazione dei nazifascisti. Il 10 aprile 1945, con Direttiva n. 16 del Partito Comunista, viene deliberato il cosiddetto “attacco definitivo”, mentre il 25 aprile, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclama l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. A Milano e a Torino sono i civili a insorgere contro gli occupanti, costringendo i soldati tedeschi e i repubblichini a ritirarsi. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandona Milano per dirigersi verso Como.

“Eravamo sulla strada di Como” – racconta Gina – “quando ci sorpassò veloce un piccolo corteo di poche auto e di alcuni camion furgonati. Su uno di questi, seduto sulla parte posteriore del mezzo, ho visto Mussolini. Bavero alzato e berretto militare, ricordo di aver incrociato il suo sguardo fisso da animale braccato, ormai privo di possibilità di fuga. Chiesi immediatamente a Natalino: ‘Hai visto anche tu? C’era il Duce sul camion!’ ma lui rispose che non se n’era accorto, perso com’era – e come sarebbe sempre stato di lì in avanti- nel suo mondo fatto di suoni e di musica”.

Due giorni dopo Mussolini viene catturato a Dongo dai partigiani e ucciso il 28 aprile a Giulino di Mezzegra. Il giorno stesso a Milano si tiene una manifestazione per celebrare la liberazione, mentre l’1 maggio gli americani entrano in città. La guerra è finita, l’Italia è finalmente libera.

Dongo e Giulino di Mezzegra si affacciano entrambi sul lago di Como così come Torno, dove si trovano Tacchetti e Gina, solo sulla riva opposta. Data quindi l’estrema vicinanza dei luoghi, le notizie in quelle ore frenetiche giungono come un fiume in piena: in seguito agli ultimi avvenimenti l’Accademia di Musica viene sciolta e la villa lasciata libera. Natalino e Gina devono tornare a Vicenza, ma in quelle ore convulse e nella confusione generale è un’impresa trovare un mezzo con qualcuno disposto a dare loro un passaggio. Ad aiutarli sarà il farmacista di Torno, appassionato melomane e fervido partigiano, che conosce e stima Tacchetti per il suo atteggiamento e per l’amore per la musica che trascende qualsiasi credo politico. Egli riesce a trovare un camion che sarebbe partito il giorno successivo da Torno con direzione Vicenza passando per Ostiglia, vicino a Mantova, con un carico non meglio identificato.

“Il viaggio di ritorno a Vicenza è stato pazzesco” – ricorda Gina. “Il camion era piccolo e scassato, e carico all’inverosimile di ogni oggetto possibile e immaginabile. Io ero incinta di 7 mesi, e quindi mi hanno lasciata sedere davanti, vicino all’autista, mentre Natalino era dietro fra le cianfrusaglie. Ovviamente non c’erano sedili sul retro del mezzo. Il camion faceva soste ogni piè sospinto: caricava e scaricava materiale ad ogni tappa. Passammo per Ostiglia, quindi deviando molto dal percorso che ci doveva portare a destinazione, e solo dopo un’allucinante giornata di viaggio riuscimmo a raggiungere Vicenza. Eravamo a casa, la guerra era finita e avevamo il futuro spalancato davanti a noi, ma era un futuro tutto da decifrare: Natalino doveva trovare un lavoro che avesse a che fare con la musica, e stava per arrivare Gianna, la nostra primogenita.”

I luoghi e la storia – 1. Accademia Musicale di Roma

Il primo insegnante di musica di Natalino Tacchetti è il maestro Michele Baudino,  direttore negli anni ’30 della Banda del Patronato Leone XIII di Vicenza. E’ anche grazie a lui che Tacchetti impara a suonare il bombardino, e nel 1933 entra a far parte della banda degli avanguardisti.

Maestro Michele Baudino (Arch. A. Allievi Patronato Leone XIII, Vicenza)

Nel 1935, presso il Patronato Leone XIII, viene indetto un concorso per entrare all’Accademia Musicale della Farnesina a Roma. Tacchetti si candida e alla prova suona bene, ma è secondo nella graduatoria finale, mentre solo il primo classificato può accedere all’Accademia. Tuttavia, poco prima della partenza, il vincitore del concorso rinuncia al trasferimento a Roma e a Tacchetti viene chiesto se è interessato a sostituirlo. La risposta si può immaginare, e da quel momento inizia la storia musicale di Tacchetti.

Nel 1935 l’Italia è in pieno fervore fascista. Vige l’organizzazione giovanile istituita nel 1926 con il nome di Opera Nazionale Balilla (spesso abbreviata con la sigla O.N.B.), soppressa nel 1937 per confluire nella G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) istituita per volontà del Duce con il R. D. L. 27 ottobre 1937-xv, n. 1839.

L’Accademia della G.I.L. (nota anche come Accademia della Farnesina) era situata a Roma presso il Foro Mussolini (oggi Foro Italico), e venne inaugurata solennemente il 5 febbraio 1928 alla presenza del Duce. Era un istituto superiore, riconosciuto con R. D. L. 28 agosto 1931, n. 1227, suddiviso in base alle diverse discipline, comprendendo: l’accademia di Educazione Fisica, l’accademia di Scherma, l’accademia di Musica e il collegio “Littorio” della G.I.L. (scuola media pareggiata di tipo magistrale).

L’allora Foro Mussolini corrisponde oggi al Foro Italico, quartiere sportivo che ospita tra le altre cose lo Stadio Olimpico e i campi da tennis in cui si svolgono gli Internazionali d’Italia. L’edificio in cui aveva sede l’Accademia si trova in riva al Tevere, non lontano da Ponte Milvio, ed è il palazzo che oggi ospita la sede del C.O.N.I.

Il palazzo dove sorgeva l’Accademia di Musica, ora sede del CONI, al Foro Italico. Sullo sfondo, sulla destra della foto, si vede spuntare l’obelisco voluto da Mussolini nel 1932 e tuttora esistente.

Sul retro dell’edificio si trova lo Stadio dei Marmi, oggi intitolato a Pietro Mennea. Tacchetti lo nominava spesso quando ricordava i suoi anni trascorsi a Roma, perché nella pista d’atletica dello stadio si svolgevano le lezioni di educazione fisica, mentre nella zona di Ponte Milvio (oggi reso celebre dai lucchetti d’amore del film “Ho voglia di te”) trascorreva parte delle ore libere e di riposo.

Stadio dei Marmi. Sullo sfondo il palazzo del CONI.
Dettaglio dello Stadio dei Marmi, oggi dedicato a Pietro Mennea.
Ponte Milvio

Le categorie nelle quali dai 6 ai 21 anni venivano inquadrati i giovani di ambo i sessi erano suddivise per fascia d’età: Figli della lupa (maschi e femmine) fino ai 7 anni; Balilla, dagli 8 ai 10; Balilla moschettieri, dagli 11 ai 12; Avanguardisti, dai 13 ai 14; Avanguardisti moschettieri, dai 15 ai 16; Giovani fascisti, dai 17 ai 21 anni. Per le ragazze: Piccole italiane, dagli 8 ai 13; Giovani italiane, dai 14 ai 17; Giovani fasciste, dal 17° anno sino all’età in cui passavano ai Fasci femminili. Tacchetti nel 1935 ha 13 anni (ne compirà 14 il 24 dicembre dello stesso anno), per cui entra in Accademia come avanguardista.

In accademia vigeva la disciplina militare, e la vita si alternava tra lezioni, esercitazioni pratiche, sport e studio. L’Accademia di Musica in particolare aveva lo scopo di preparare i maestri di banda e di canto corale, e integrava la legione allievi della G.I.L. con uno scelto e stabile complesso bandistico, di cui Tacchetti faceva parte. L’attività musicale aveva grandissima importanza ai fini della formazione della gioventù, e anche al di fuori dell’Accademia di Musica la G. I. L. curava assiduamente la cultura musicale dei suoi iscritti, sviluppando l’attività musicale collettiva con l’istituzione di complessi bandistici, orchestrali e corali.

Il corso di studi in accademia era suddiviso in un “periodo inferiore” di 4 anni, e in un successivo biennio superiore, per un totale di 6 anni.

In Accademia Tacchetti ha l’opportunità di studiare con dei veri giganti della musica, seguendo in particolare le lezioni di Armonia con il maestro Vincenzo Di Donato – che qualche anno dopo lo aiuterà a tornare a Vicenza -, e quelle di Contrappunto tenute dall’allora giovane maestro Carlo Maria Giulini.

Tacchetti inizia il primo anno di studi nel 1935-36. Il quarto corrisponde all’anno scolastico 1938-39, di cui abbiamo un vero e proprio “reperto”: il “Foglio informativo dell’allievo” relativo al terzo trimestre. Nelle “Annotazioni del Comandante” è riportato:”Ottimo sotto tutti i punti di vista. Si applica con grande volontà e convinzione in tutte le manifestazioni di vita dell’Accademia.” Viene promosso con la media dell’8 (i voti più alti: 10 in “Cultura musicale generale” e “Armonia principale”, il voto più basso: 6 in.. educazione fisica!). Con una nota a margine è riportato:”Ammesso al Corso superiore“.

Il Foglio informativo dell’allievo relativo all’anno scolastico 1938-39. L’Accademia di Musica della G.I.L. era pareggiata a Conservatorio.
Retro del foglio informativo dell’allievo, con riportate le “Annotazioni del Comandante”

Risale proprio al 1938 un evento storico che Tacchetti ricordava spesso nei suoi racconti legati al periodo degli studi a Roma. Si tratta della visita di Hitler in Italia dal 3 al 9 maggio 1938 durante la quale, nella giornata di venerdì 6 maggio, si svolge una  sfarzosa parata militare in Via dei Trionfi (l’attuale Via San Gregorio). Questa data è tra l’altro ripresa nel film di Ettore Scola “Una giornata particolare“, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

In occasione della visita del Führer i ragazzi dell’accademia musicale sono chiamati a suonare durante la parata, sfilando con i loro strumenti nella strada che porta dal Circo Massimo all’Arco di Costantino e al Colosseo. Tacchetti, con il suo proverbiale umorismo, raccontava spesso un aneddoto che contrasta con la solennità dell’evento: “Quel giorno la delegazione con Hitler e Mussolini non arrivava mai, e noi dovemmo aspettare per ore prima di poter iniziare la sfilata. Un mio compagno, che suonava il trombone, non ne poteva più e gli scappava la pipì. Alla fine non riuscì a resistere: si nascose il più possibile e orinò nella campana del trombone! [parte anteriore più larga dello strumento, n.d.r]”.

Della visita di Hitler a Roma ci sono in rete alcuni interessanti documenti dell’Istituto Luce. Di seguito ne segnalo due, di cui il primo descrive in modo chiaro l’intero periodo della visita (comprendendo quindi anche la giornata a Napoli), mentre il secondo – sempre dell’Istituto Luce ma pubblicato dal sito francese www.atelierdesarchives.com – è molto più specifico per la sfilata in Via dei Trionfi del 6 maggio.

Nel primo documento è interessante segnalare il minuto 7:33, in cui si vede sfilare una banda per pochi secondi; ma è soprattutto nel secondo filmato, al minuto 2:59, che si vedono dei ragazzi in calzoncini corti che corrono suonando trombe e tromboni. E’ purtroppo difficile dire se proprio in quel gruppo ci sia Tacchetti, ma considerata l’età dei ragazzi e il fatto che – per la stessa descrizione del cronista – si tratta delle formazioni della G.I.L., è molto probabile che in quel gruppo ci sia anche Natalino.

A poco più di un anno di distanza da quell’evento, l’1 settembre 1939, la Germania invaderà la Polonia dando di fatto inizio alla Seconda Guerra Mondiale. L’anno successivo, il 10 giugno del 1940, anche l’Italia entra in guerra.

Tacchetti deve frequentare il secondo anno del biennio per il diploma in trombone, e per questo motivo non viene chiamato alle armi. Nel Foglio Matricolare, che Tacchetti ha tenuto, si legge con data 27/06/1940:

“Soldato di leva del 1921, Distretto Militare di Vicenza e lasciato in congedo illim. provv. [..] per il titolo di cui all’art. 85 N° 3 del vigente testo unico delle leggi sul reclutamento del R. Esercito”.

In un successivo passaggio, in cui il testo risulta sbiadito dal tempo, con data 8 gennaio 1941, si legge:“Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio, per gli iscritti al 6° anno del Corso Trombone Basso, in applicazione dell’art. del T.U. delle leggi sul Recl. del R. Esercito”.

Particolare del foglio matricolare. Nella parte centrale, anche se sbiadita dal tempo, è riportata l’ammissione al ritardo del servizio militare per motivi di studio

Il 15 maggio del 1941 termina il biennio superiore Tacchetti si diploma in Trombone con voti che vanno dall’8 al 10 in Canto Corale, Storia della Musica e naturalmente nel Corso Principale di Trombone. Anche di quest’ultimo anno di studi si è salvata la pagella scolastica:

Pagella dell’anno scolastico 1940-41
Retro della pagella scolastica in cui si attesta che Natalino Tacchetti “è stato diplomato in trombone”, in data 15 maggio 1941

Terminati gli studi con il diploma, Tacchetti sarà chiamato alle armi l’11 novembre 1941.

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Composizioni – 1. Presentazione

In un’intervista rilasciata nel 1986, alla richiesta della giornalista se si identificasse di più con l’insegnante o con il compositore, Tacchetti risponde:”L’insegnamento della musica comprende vari rami: principalmente insegno composizione e pianoforte. Tutti possiamo imparare a comporre non tanto per fare musica quanto per capire come è fatta la musica.” E alla successiva domanda su quali siano le caratteristiche della sua musica, afferma:”E’ il mio linguaggio musicale che si colloca nel XX secolo, con particolare inclinazione per la melodia.”

Tacchetti ha completato gli studi della composizione con Arrigo Pedrollo, che di lui diceva:”E’ un uomo libero e inquieto, simpatico, formidabile anche per il suo contagioso ottimismo”. E’ stato amico del maestro Girotto, il sapiente dodecafonista vicentino, e con lui ha vissuto le difficoltà della musica contemporanea. Bepi De Marzi, suo allievo, scrive:”Ha sempre creduto e crede nell’armonia, nella buona melodia, nella cantabilità senza fingimenti”.

A Roma, durante la guerra, studia con il maestro Vincenzo Di Donato, assimilando i dettami compositivi propri del XX secolo. Influenzato anche dallo stile di grandi musicisti di allora come Goffredo Petrassi (di Zagarolo, vicino a Roma, dove Tacchetti stanzierà per un breve periodo durante la guerra) e Gian Francesco Malipiero (ai quali dedicherà alcune delle sue conferenze per ribadirne l’importanza nell’ambito della musica del secolo scorso), la musica di Tacchetti è prevalentemente orientata alla dodecafonia e all’atonalità, mantenendo tuttavia sempre un occhio di riguardo alla melodia. Si può dire che è musica a tratti “onirica”, evocativa, talora anche dura e difficile all’ascolto per un orecchio non preparato.

Le composizioni di Tacchetti (se ne contano circa duecento di diversi generi e durata, dal piano solo all’organo, ai pezzi per i più svariati organici) risalgono ad un arco di tempo che va dagli anni ’40 alle soglie del nuovo millennio. Oltre alle composizioni, si contano decine di trascrizioni per banda e orchestra destinate all’esecuzione in concerto.

Durante l’intervento di commemorazione tenuto presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza il 23 novembre 2019, in occasione dell’intitolazione di un’aula studio a Tacchetti, il maestro Alessandro Padoan così ne ha riassunto l’attività di compositore:

“Si può dire che le lezioni di Vincenzo di Donato prima e di Arrigo Pedrollo poi abbiano lasciato in lui una profondissima passione nei confronti della scrittura musicale, sia sotto forma di trascrizioni di opere altrui, sia sotto forma di composizioni originali per vari organici. Grazie alla meritoria opera di riordino e inventariazione compiuta in questi anni dal nipote Carlo, siamo in grado di contare oggi più di duecento opere, fra originali e trascrizioni, del maestro Tacchetti: due Balletti, rappresentati all’Olimpico e al Teatro Astra di Bassano, pezzi per pianoforte, per voce e organo, per trio di trombe, per quartetto di ottoni, per tromba e pianoforte, per violino e pianoforte, per orchestra, oltre a brani vocali. Tacchetti amava divertirsi con l’armonia, di cui era profondo conoscitore, con il contrappunto, con la dodecafonia, con la politonalità: era estremamente curioso di tutto ciò che poteva sperimentare e conoscere nei più diversi stili. Poiché manca ad oggi uno studio della sua opera, auspico che in questo Conservatorio «Pedrollo» di Vicenza, studenti di Triennio o Biennio scelgano di elaborare tesi di laurea dedicate alle sue composizioni, e che insegnanti e studenti si possano dedicare allo studio e all’esecuzione in concerto di sue composizioni, che meriterebbero di essere più conosciute.”

Per concludere questa introduzione, riportiamo il pensiero della prof.ssa Linda Magaraggia su cosa la Composizione rappresentasse per il maestro Tacchetti:

“[..] Giusto oggi parlavo con il papà di un allievo ora mio, una volta del maestro, e dicevo che secondo me per lui la composizione era la ‘porticina’ della sua anima. Io per molto tempo non sono riuscita a capire perché mai il maestro non pubblicasse le sue musiche, non le facesse conoscere di più e non le divulgasse maggiormente e gli dicevo:”Ma scusi, possibile che di questi pacchi di musica a lei non salti in mente di farne qualcosa?” E lui mi rispondeva:”Veramente no. Io scrivo, partecipo ai concorsi, mi diverto. A proposito: vuoi sentire qualcosa?” E allora si sedeva, e suonava. E io vedevo in quel preciso momento – pur dispiacendomi che non aprisse di più agli altri questa sua capacità compositiva che era eccellente – che quella era proprio la sua parte personalissima, uno spazio di privata introspezione, e allora non ho più insistito.

Sempre a proposito della composizione, un giorno gli chiesi:”Scusi maestro, ma lei con tutte quelle attività che svolgeva da giovane, e successivamente quando ha avuto le sue tre figlie molto presto, dovendo oltretutto scorrazzare di qua e di là per fare di tutto, per vivere – se è difficile oggi fare i musicisti, possiamo immaginare la difficoltà di anni fa -, quand’è che trovava il tempo di scrivere?”. E mi rispose:”E’ molto semplice: la Gianna – la figlia maggiore, o la ‘primogenita’ come la chiamava lui – piangeva spesso. Allora io me la sedevo sulle ginocchia, facevo un cavalluccio, e intanto scrivevo musica.” E a me è piaciuta tanto questa immagine: ho chiesto conferma alla moglie Gina che mi ha detto di sì, che è vero!”

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